Marco Dimitri: venerava l’Inferno, lo trovò in terra

Il Bambino di Satana è l’esempio di come un tentativo di fare giustizia possa tradursi nell’afflizione di un innocente. Chi dice di adorare il Diavolo difficilmente trova le tutele che spettano a qualunque indagato in uno stato di Diritto che presume l’innocenza. Lui ebbe la ventura di incontrare una stampa meno disposta del solito a pompare i titoli ma soprattutto un legale straordinario, Nicola Chirco, che dimostrò la sua innocenza e ottenne un risarcimento per 400 giorni di prigione ingiusta

di Giampiero Moscato, giornalista


Ho esitato a lungo. Ma non posso esimermi dal ricordare la tragedia di una persona, il satanista bolognese Marco Dimitri, che prima fu vittima della propria vita, poi dei propri tormenti, infine dell’ingiustizia della Giustizia: Dura Lex sed Lex almeno seppe risarcirlo, economicamente. Qualcuno, in morte, gli deve anche una prece.

Io, per esempio. Per questo mi veniva di scrivere di getto queste righe appena ho saputo che quello sventurato ex ragazzo era morto nel sonno, nel giorno del suo 58mo compleanno, il 13 febbraio. Ma mi frenava un forte pudore: aborro apparire come quelli che amano delegittimare un’istituzione. Non mi accodo, con questo testo – lo chiarisco subito – a quelli che sparano addosso alla Magistratura.

Eppure la vicenda di Dimitri è una di quelle storie che rischiano di far male al dovere della giurisdizione di essere esercitata. Perché quel dovere esiste ed è in nome di tutti noi che qualcuno lo svolge, rischiando molto: spesso la vita. Ma questo discorso lo vorrei fare perché parole di giustizia vera vanno spese anche in nome del capo di una setta stolta e assurda, a partire dalla “ragione sociale”: Bambini di Satana.

L’inchiesta, lo avrete letto in questi giorni, fece molto scalpore dopo il 1996, quando Dimitri fu arrestato insieme a un manipolo di adepti venendo accusato di vari reati “rituali”, tra cui la violenza sessuale su un bambino e lo stupro di una minorenne narcotizzata. Accuse cadute una a una nei vari gradi di giudizio, insieme ad altre, terribili ma “suggestive”: la profanazione di tombe, l’organizzazione di orge sataniche con l’utilizzo di resti umani, il sesso coi morti. A un certo punto l’accusa ipotizzò, sulla base di una discutibilissima “testimonianza” di un bimbetto di nemmeno tre anni, che a Bologna si facessero sacrifici umani.

I capi di imputazione si fanno spesso su indizi magari vaghi e poi si cercano i riscontri: un dovere indubbio che però a volte si trasforma in supplizio per chi si trova arrestato sulla base di un fumus che poi non regge al vaglio istruttorio. Qualche cronista fece notare agli inquirenti: attenzione, se scriviamo il capo di imputazione com’è redatto vengono le troupe da tutto il mondo. Perché? Perché così si sta dicendo che a Bologna si fanno omicidi rituali e scempio e distruzione di cadaveri. Ci sono indizi seri? Ci sono i corpi? No. Non c’era nulla, a parte gli strani disegnini di un bimbetto su cui si doveva indagare e poco altro ma di molto dubbio.

Quando la stampa “smonta” una notizia vuol dire che è accaduto qualcosa di strano. Il fatto era tanto strano che Dimitri, assolto da tutto, nel 2004 fu risarcito per i suoi 400 giorni di carcere ingiusto con 100mila euro. Era un ragazzo che a 18 anni si era ritrovato senza genitori: capelli crespi e neri e fisico alla Michael Jackson, dopo aver cercato di sbarcare il lunario come guardia giurata, si era ritrovato con un gruppo di amici a inventarsi adoratore di Belzebù. Emaciato, lieve, non faceva per nulla paura. Di certo, tristemente, organizzava messe nere con un fine di basso profilo erotico.

Ma il blitz suggeriva titoli ben più succosi: per esempio lo stupro, durante una sorta di “rito”, di una ragazza di 16 anni, legata sentimentalmente a uno di loro. Dimitri, incrociando i giornalisti negli uffici del Gip nel ‘96, riuscì a dire: «Mi hanno incastrato per bene». Di solito si incastrano gli innocenti… E lui: «Appunto. Quella ragazza l’avrò vista sì e no una volta. Mi hanno fatto pagare per quello che non ho fatto». Un suo sodale, non arrestato, rispose al cronista che gli chiedeva conto delle accuse: «Questi sono fuori come dei balconi. Mi hanno sequestrato “It” di Stephen King come prova del mio satanismo».

Risultato immagini per MARCO DI MITRI
Marco Dimitri durante un rito satanico

Insomma, quell’inchiesta apparve deboluccia, da subito. Solo che gente come Dimitri, già tradita dalla vita, spesso viene abbandonata al proprio destino. Lui ebbe la fortuna di trovare un avvocato come Nicola Chirco. Uomo di Diritto dalla schiena diritta, Radicale della prima ora, nel senso politico migliore, pronto alla difesa gratuita (questo faceva fatica a pagare le bollette, figurarsi un processo) di un inerme innocente.

Cito solo Chirco (altri erano con lui) perché lo ricordo quando da ragazzino mi spiegò come si faceva lo scrutatore ai seggi, e ricordo quello spazio elettorale come una lezione di democrazia tra le migliori che abbia mai avuto. Lui credeva al Diritto. La difesa di un satanista reietto e la sua restituzione all’innocenza fu uno dei tanti esempi che Chirco diede ai cronisti come me. Difendere i Dimitri significa difendere tutti gli innocenti che incappano negli errori di chi pur cerca di fare giustizia.

Ho sempre provato fastidio per chi ama il clangor di manette. Firmo questo pezzo anche in nome di Chirco. E di Dimitri. Che amava l’inferno ma ne fu marchiato a fuoco in terra.

Photo credits: ANSA


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