A Bologna si sente spesso dire che l’Istituto Storico di via Sant’Isaia è un “pezzo” della Città, un suo patrimonio inestimabile. Ma a differenza di quanto molti pensano, pur svolgendo una funzione “di interesse pubblico”, è un’associazione di diritto privato. Vuole essere a fianco della città e del territorio metropolitano, ma ha bisogno che anche la città lo sostenga. Per questo, ai bolognesi chiediamo di continuare insieme questa storia, diventandone soci
di Mariagrazia Bonzagni, direttrice dell’Istituto Storico Parri
A Bologna, sotto il portico di via Sant’Isaia ai civici 18 e 20 c’è un luogo pieno di libri, documenti, fotografie, film su pellicola, materiale televisivo. Non libri qualsiasi (ammesso che esistano libri qualsiasi) ma di storia del ‘900 e del primo ventennio degli anni 2000. Più di 100.000 libri. Non un semplice deposito ma un archivio di documenti unici, cartaceo e digitale, che conserva la memoria della nostra città. Storie di persone, luoghi, eventi, che ritroviamo nei nomi delle strade e delle piazze.
Questo luogo è l’Istituto Storico Parri. Semplicemente il Parri per i bolognesi. Se entri lì la storia puoi respirarla.
Eppure non è un luogo in cui entrare in punta di piedi. Prima dell’emergenza sanitaria, le sue sale erano piene di ragazze e ragazzi che preparavano esami o alle prese con la tesi di laurea, di ricercatori che solo lì avrebbero trovato una fonte preziosa, nipoti alla ricerca di indizi per ricostruire la storia dei loro nonni. Quasi ogni giorno arrivano mail di giovani da tutta Italia che vorrebbero venire a Bologna per collaborare o per fare uno stage al Parri. In quel luogo unico, oltre che studiare la storia, “si fa la storia”, per citare uno studente di una delle tante classi che con il Parri lavorano.
Sì perché al Parri non c’è solo una biblioteca specializzata e un archivio multimediale, ricchissimo di fonti storiche che utilizzano i diversi linguaggi della contemporaneità. C’è la competenza di persone che sanno “trattare” queste fonti, sanno connetterle, farle parlare e attraverso strumenti digitali le trasformano in un saggio, in un podcast, un portale, un filmato. Al Parri si governa l’intera filiera della storia che parte dalla “materia prima” e, grazie ad una operazione storiografica rigorosa, si producono ricette di qualità, ma anche fruibili, appetitose, sperimentali. Nei suoi uffici si progettano format innovativi di laboratori per le scuole non solo per insegnare la storia ai ragazzi ma “facendola” insieme a loro e spesso co-progettando questi laboratori con gli insegnanti. Si parla di fascismo, resistenza ma anche di cittadinanza europea e digitale, di Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile.
Durante l’anno appena concluso, molti passaggi di questa “filiera della storia” sono diventati digitali, consentendoci di sperimentare prodotti che tracceranno e ci accompagneranno nel futuro: attività culturali sul web e produzione di strumenti digitali per i nostri pubblici (newsletter tematiche, percorsi di App e webapp su temi storici, laboratori didattici digitali, portali prodotti dal Parri o in partnership con la rete emiliano-romagnola degli istituti storici). È come se andare nel passato fosse solo un modo per farci guardare meglio il futuro.
Sono entrata lì nel giugno scorso, quando il Sindaco Merola, nominato Presidente, insieme al nuovo Consiglio Direttivo, composto da Anna Cocchi e Paolo Capuzzo, mi ha proposto l’incarico di Direttore. Ho accettato, come sono abituata a fare, sentendomi da sempre una civil servant, anche perché sapevo, e oggi ne ho piena conferma, della competenza ma anche della passione e del senso di appartenenza delle persone che “sono” il Parri, alcune da tanti anni.
In questi mesi ho sentito spesso dire che il Parri è un “pezzo” della Città, visto che esiste dal 1963, un suo patrimonio inestimabile. Ma a differenza di quanto molti pensano, pur svolgendo una funzione “di interesse pubblico”, il Parri è un’associazione di diritto privato. Riceve un finanziamento dalla Regione e soprattutto un importante contributo dal Comune di Bologna (che assegna anche 4 dipendenti). La cosa davvero sorprendente è che, pur trattandosi di un’associazione, ha un numero di soci quasi inesistente. Pochi i Comuni della città metropolitana, nessuna azienda del territorio, nessun cittadino (nel 2020 3 soci su 4 erano dipendenti dell’Istituto).
In una città che vuole fare della conoscenza il tratto distintivo del suo futuro, il Parri vuole allargare le proprie raccolte digitali, con progetti di digitalizzazione mirata, ha l’ambizione di parlare a nuovi pubblici, sviluppare nuovi filoni di intervento e collaborazione, con le istituzioni ma anche con il mondo delle imprese e con la loro storia. Vuole essere a fianco della città e del territorio metropolitano ma ha bisogno che anche la città sia al suo fianco. Ai bolognesi chiediamo di continuare insieme questa storia, diventando soci del Parri.
Per informazioni è possibile scrivere a istituto@istitutoparri.it o visitare www.istitutoparri.eu
#ilParrichestoria