Strage Bologna: destinata alla storia, ritorna di forza alla cronaca

Quando Cantiere Bologna l’anno scorso organizzò la lunga giornata di vigilia del 2 agosto per celebrare 24 ore prima il quarantesimo anniversario, un poeta prese a pensare a come quella data sarebbe sopravvissuta “solo” se fosse divenuta una vera e profonda festa popolare e repubblicana. Ma come spiegare al proprio tempo, stretto in una ruota di criceto, un far festa su tanto scempio? Ecco, però, accadere ora una cosa bizzarra e straordinaria. Si celebra un nuovo processo per l’eccidio del 2 agosto 1980. E allora cambia tutto…

di Gabriele Via, Associazione Culturale ABC


Scrivere di storia, impegno civile, costume, cultura e della mia città mi pone mille scrupoli e mi offre di continuo infinite opportunità e nuove occasioni di lavoro: l’esplorazione di connessioni che non conoscevo, oltre ad ascoltare quanto più è nelle mie capacità le lezioni imprescindibili della storia e delle fonti.

Ad esempio la “Bologna perlustrata” del Masini, il Malvasia, ma anche testimoni diretti come lo fu Roversi o il recente racconto dell’amico Giampiero Moscato che ci ha raccontato la vicenda della Uno Bianca dal punto di vista del suo averla conosciuta e raccontata per l’Ansa e per il Corriere ai tempi dei fatti.

In questo frangente c’è tuttavia un fatto, che non esito a definire colossale, che riguarda la città, la sua storia, il suo profilo di luogo di impegno civile e la sua vocazione artistica e culturale, il quale mi coinvolge con una emozione particolare e un sentimento profondo: si tratta della riapertura del processo per la strage del 2 agosto 1980. 

Ho iniziato a scrivere, pensando idealmente di rivolgere il mio contributo proprio a Cantiere Bologna, che ha collaborato con Genus Bononiae nell’offrire quattro contributi video di testimonianze da parte di firme autorevoli: Valerio Varesi, Filippo Vendemmiati, Gianni Leoni e lo stesso Moscato.

Mi sono poi accorto che la mia volontà di abbracciare più argomenti, per offrirne collegamenti e specifiche osservazioni, mi richiedeva uno spazio che non poteva allinearsi con i parametri editoriali di Cantiere Bologna. Cantiere mi è venuto incontro. Introduco e anticipo qui il pezzo. E con il link seguente (qui)chi vorrà sarà indirizzato alla mia pagina Fb dove troverà il contributo integrale. 

L’anno scorso scrissi di come il 2 agosto – entrando nella storia – si sarebbe trasformato in una festa. All’inizio questo pensiero avrebbe incontrato molte resistenze, ma è certo che alla fine avrebbe avuto asilo, nel futuro. Intendiamoci: la festa è luogo sacro fin dalla sua origine. È sacra all’umanità da prima che vi fossero religioni, riti e miti.

Così, quando Cantiere Bologna sull’idea di Aldo Balzanelli, con altre benemerite realtà cittadine, organizzò la lunga giornata di vigilia del 2 agosto per il quarantesimo anniversario, presi a pensare a come, divenendo noi vecchi, quella data sarebbe sopravvissuta “solo” se fosse divenuta una vera e profonda festa popolare e repubblicana. Ma come spiegare al proprio tempo, stretto in una ruota di criceto, un far festa su tanto scempio? Fare festa con tanto strazio in cuore?

Ecco, però, accadere ora una cosa bizzarra e straordinaria. Si celebra un ulteriore processo per la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, dopo il rinvio a giudizio di Paolo Bellini. Ciò che stava per essere consegnato alla storia, all’improvviso e ancora una volta ci ripensa, fa un formidabile balzo indietro e si impone nuovamente alla nostra attenzione come un fatto di cronaca, cronaca densa, complessa e terribile, ma cronaca. Meglio: cronaca e ricostruzione storica insieme.

E dunque, questo tornare sul banco autoptico della cronaca entro la cornice di un processo, come si potrà conciliare con la fatica di un respiro (umano, troppo umano) che nel consegnarsi alla misura della storia si era già affezionato alla triste e rassegnata parola “almeno”?

Qui cambia tutto.

Come se in psicanalisi avessimo trovato il bandolo della matassa grigia che struttura le figure dell’ombra… Piano. Non esageriamo. Respiriamo.

Ora. Cosa farà Bologna mentre il processo sulla strage del 2 agosto si riaprirà?

Secondo me, sul piano culturale, dovrebbe dar voce a chi veramente ha cose da dire. Senza “complicare il pane”. E, mentre il Tribunale Repubblicano lavora, fare un proprio cammino culturale sulla storia del novecento e poi repubblicana in termini di cultura popolare. (…) Un grande laboratorio permanente.

Il popolo, la sua cultura, i suoi valori, la sua festa. (…)

Bologna deve tornare a essere dotta grassa e rossa. È un’imperdibile opportunità. Fare il punto e la differenza. Oppure fare senza.


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