Il Pd e lo stallo bolognese: sotto sotto Renzi ancora ci cova

Gli organismi dirigenti sono azzoppati: obbedirono al modo di un cadavere al diktat del Matteo fiorentino di eleggere in città Casini, ora navigano al buio. C’è il Matteo bolognese, certo, quel Lepore che ha l’endorsement di Merola, Segrè, Bonaccini, Unipol, dunque del sistema: non poco. Ma ci sono pure Aitini, Lombardo, l’uomo di Curia Alberani, l’andiriveniente turborenziana Gualmini. I programmi restano sullo sfondo – come De Maria – con tepore blando verso Zingaretti. Situazione interessante

di Aldo Bacchiocchi, dirigente politico


La data è ancora incerta. Si potrebbe addirittura slittare a novembre. Non conosco la situazione delle altre città: in parte quella di Roma, in parte di Napoli. A Bologna c’è però un gran fermento: nei corridoi e sui giornali. La segreteria del Pd tace. Consulta ma tace. 

Primarie o no? E poi chi decide? Gli organismi dirigenti per vari motivi sono azzoppati. Tanto il Pd bolognese obbedì “perinde ac cadaver” all’ordine di Matteo Renzi di eleggere a Bologna Pierferdinando Casini e tanto oggi naviga al buio. Certo, Virginio Merola ha battezzato il suo successore: Matteo Lepore, assessore alla cultura che è già “in pista”. Ha l’appoggio del presidente di Fico, del prof. Andrea Segré (Fico è chiuso non solo per Covid). Si sussurra del benvolere di Unipol, che non è appoggio da poco. Il “sistema” è per Matteo.

Non ultimo si è pronunciato il “Governatore dei Governatori”, Stefano Bonaccini. Ma la partita non è chiusa. Il giovane assessore Alberto Aitini rimane in campo con forza. Più sommesso è Marco Lombardo, anche lui assessore, esperto di diritto comunitario. Sullo sfondo, sornione, Alessandro Alberani, presidente di Acer, uomo di Curia, già segretario Cisl, che vuole rappresentare i ‘moderati’ bolognesi, che hanno il loro peso. Appare e scompare, ma “c’è” pure la prof. Elisabetta Gualmini, eurodeputata, già brava vice presidente della Regione Emilia-Romagna e non dimenticata ‘turborenziana’, per sua stessa ammissione.

I programmi restano sullo sfondo. Nonostante tutto la partita è aperta. Come non pensare all’onorevole Andrea De Maria, ultra-presente, infaticabile, che dice e non dice? Dopo i grandi sindaci del rimpianto passato, oggi il Pd bolognese non si occupa di cose romane, ancora “frustrato” dalla vicenda Cofferati. Sta chiuso in casa. Il Pd di Bologna fu con Bersani e poi con Renzi senza “batter ciglio”. Tiepido è il rapporto con Zingaretti. Sotto sotto Renzi “ci cova” ancora. Lo “stallo” bolognese, credo, non è privo di interesse. Ne seguiremo gli sviluppi con la dovuta attenzione.


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