Cuppi: la battaglia per le donne dev’essere di tutto il Pd

“L’esclusione femminile dai posti chiave mi ha molto colpita e sulla parità di genere la questione è più che mai aperta”

di Barbara Beghelli, giornalista


Non è il momento di trincerarsi dietro frasi non dette o nelle proprie posizioni di sconcerto e guerriglia, bensì quello di uscire allo scoperto e parlarsi per chiarire. O meglio, schiarire la visione offuscata che ha offerto il Pd all’indomani della nomina dei tre ministri (maschi) da parte di Mario Draghi, (mis)fatto che ha riaperto il vaso di Pandora della questione di genere. 

A mettere i puntini sulle i è oggi la presidente del Pd, Valentina Cuppi, che è anche sindaca di Marzabotto, fresca di Direzione convocata dopo la due-giorni della Conferenza nazionale delle donne, che l’hanno richiesta e che avrà la seconda sessione lunedì, a cui poi seguirà l’Assemblea nazionale il 13 e 14 marzo, ambito in cui potrebbero avvenire valutazioni a 360 gradi. 

La questione dell’esclusione femminile dai posti-chiave ministeriali è stata giudicata dallo stesso segretario Nicola Zingaretti un “errore”. Unica viceministra è Marina Sereni, insieme con lei sono stati nominati cinque sottosegretarie e un sottosegretario, Vincenzo Amendola. La trattativa è stata gestita dal vicesegretario Orlando, che ha ottenuto i sette posti per i dem, e che dal 12 febbraio è anche ministro del Lavoro. Partita che a questo punto si sposta in altra sede, quella interna al Pd.

Delusa per le nomine governative?

“Quanto accaduto mi ha molto colpita, ma questo non è il Conte-ter, dove il Pd avrebbe potuto avere più spazio: bisogna capire anche questo. E comunque non arretriamo, noi donne”.

I tre ministri come si sono espressi in direzione?

“Non sono intervenuti, vediamo lunedì: è importante che facciano sentire la loro voce in merito”. 

Che clima si respirava alla Conferenza? 

“Eravamo tutte indignate, nulla è passato inosservato il 12 febbraio, anche se la scelta dei politici spettava in primis al premier Draghi. La reazione delle donne del Pd è stata unanime e unitaria con la volontà di porre il problema che, sottolineo, è di tutti oltreché di identità del partito”.

Con le nuove sottosegretarie è stata quindi messa una toppa?

“Non abbiamo recuperato nulla, con le nuove scelte, pur se importanti. Un passo è stato fatto ma la questione è aperta, va affrontata. E così faremo nelle prossime ore perché è chiaro che il partito si deve interrogare sulla parità di genere, che è anche un punto focale del nuovo governo. Le donne del Pd devono esserci nei luoghi  strategici, e non come seconda scelta. E questa battaglia deve essere di tutto il partito”. 

Ma perché ci vuole tanto tempo nel Pd, per valorizzare le donne?

“È un processo lungo, vero. Forse perchè ci sono tante anime culturali che però non dovrebbero ridursi a corrente. È giusto che ci sia dialogo, ma mi sarei aspettata che fosse un dato acquisito, la parità, e che già da molto tempo il partito andasse in questa direzione”.

E invece…E a Bologna? Com’è la situazione?

“Il nostro capoluogo è ben rappresentato a livello nazionale, poi è vero che al totonomime partecipavano tante città di tutte le regioni, e che la politica e i suoi incarichi non sono a tempo indeterminato”.

Nel senso che nella situazione attuale non era plausibile avere la rappresentanza di tutti?

“Esatto, ma questo non significa che non si sia provato a farlo. La cosa che bisogna capire è che in un partito tutti devono mettersi a disposizione e bisogna essere capaci di aiutare chi viene dopo. Ci si è impegnati in un percorso e si è eletti per svolgere una funzione che non può diventare un lavoro da dipendente: è un servizio per la comunità, sperando sempre che la competenza e l’esperienza siano di alto livello”.

L’unica candidata donna del Pd, l’europarlamentare Gualmini non fa più parte della corsa a sindaco di Bologna 2021.

“Mah, magari in prospettiva di coalizione potrà essere in pista qualcun’altra. Vediamo, non sappiamo neanche quando si voterà, com’è noto dipende dalla pandemia”.

Il suo primo anno da presidente Pd: un bilancio.

“Difficile fare politica con la situazione in atto. Personalmente ho cercato di non far mancare il mio impegno a livello nazionale, che continua: attualmente il Pd ha tre segretarie regionali (Toscana, Valle d’Aosta, Trentino) poche, e il mio progetto di portare avanti le donne in politica continua. Adesso con più vigore di prima”.


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