Cantiere Bologna solo fisicamente non è stato presente al presidio simbolico annunciato dal movimento subito dopo le dimissioni di Zingaretti e le durissime parole dell’ex segretario verso il partito. Politicamente eravamo davanti al Nazareno anche noi, al loro fianco. Perché, come spiega Mattia Santori, anche nella notte più buia del centro-sinistra non è dato rassegnarsi. Quello che è in gioco non è la sorte del Pd ma la tenuta della democrazia italiana
di Giovanni De Plato, presidente di Cantiere Bologna
Abbiamo aderito, come Cantiere Bologna, con convinta partecipazione al presidio della sede del Pd a Roma di sabato 6 marzo, organizzato dal movimento delle Sardine. Lo abbiamo fatto virtualmente anziché con la presenza fisica, impedita dalle norme vigenti anti Covid-19.
Aderiamo convintamente all’idea dell’occupazione romana da parte di quei pochi o molti che sono riusciti ad arrivare in via Nazareno: il dato non è rilevante, perché voleva essere un evento molto simbolico. Rimane il dubbio che un evento in presenza, in tempi di lockdown più o meno totali, possa prestare il fianco a critiche purtroppo ben motivate.
Resta però la validità della premessa ed è a quella che noi diamo l’adesione. Mattia Santori, in nome degli altri esponenti del movimento, aveva precisato che il manifestare sotto la sede del Pd era l’invito al maggiore partito della sinistra a spalancare le porte e le finestre delle sedi nazionale e locali alle varie espressioni della società civile. E ai suoi dirigenti ed eletti nelle istituzioni di drizzare e aguzzare le orecchie, mettendosi all’ascolto dei drammatici bisogni di quegli oltre sette milioni di persone che vivono in povertà assoluta, come dei giovani rider e degli altri precari che per un’ora di lavoro guadagnano 3 euro. Per non parlare della crisi sanitaria e di quella economica.
Va detto che quando venerdì 5 Nicola Zingaretti si è dimesso da segretario nazionale – perché «mi vergogno del mio partito» e perché al suo interno si «parla solo di poltrone e primarie» – buona parte del popolo di sinistra è caduta nello sconforto. La denuncia del segretario è giunta inattesa, anche se è vera. Anzi verissima, tanto da chiedersi: perché mai nessuno dei dirigenti del Pd ha avuto il coraggio di dirlo prima ad alta voce e di denunciarne i disastrosi effetti politici? L’omertà, il silenzio dei feudatari e la fiducia dei dirigenti responsabili che le cose potessero cambiare hanno prodotto purtroppo un inarrestabile declino.
Zingaretti non poteva più tacere. Bene ha fatto a dire con parole dure che lo stato del partito non gli permetteva più di esserne il segretario nazionale e che lui non può più essere il leader in grado di evitare la fine nella rianimazione intensiva della politica. Si tratta di prendere atto che nel Pd da una parte c’è chi si sforza di nobilitare la politica per responsabilità verso il paese, come lui a livello nazionale e pochi altri a livello locale. E dall’altra c’è chi, a capo di correnti e sottocorrenti, si accanisce a occupare con cupidigia poltrone e potere. Tra questi ultimi non manca all’interno e all’esterno del partito, nella lotta senza esclusioni di colpi, il killer o peggio il serial killer che mira a impossessarsi dell’intero bottino.
Non manca inoltre chi sostiene che le dimissioni di Zingaretti sono arrivate tardi o che non era il momento propizio, tacendo irresponsabilmente sul fatto che le correnti e i loro capi, sempre più predatori, sono la vera causa che ha sfiancato anche un segretario capace, resistente agli attacchi e propenso a dare comunque un futuro all’Italia e unità e visione al Pd.
Stanti così le cose, in molti iniziano a credere che ormai la degenerazione del Partito democratico sia tale da essere difficilmente correggibile. A questo punto bene hanno fatto le Sardine a intervenire per dire e manifestare che anche nella notte più buia del centro-sinistra non è dato rassegnarsi. Quello che è in gioco non è la sorte del Pd ma la tenuta della democrazia italiana, di cui i partiti sono parte. E che le persone non possono chiamarsi fuori in quanto deluse, esauste o da troppo tempo ignorate, perché ne va della loro libertà e delle loro condizioni di vita. Occorre riattivarsi, “scendere in piazza” per renderla più grande e affollata da cittadini che vogliono essere protagonisti del loro e dell’altrui bene.
Pare che:
1) Le leggi valgano solo per alcuni
2) Le sardine facciano collateralismo a fasi alterne
3) L’incontro Cuppi-sardine abbia dato risposte fondamentali al Paese
Fidatevi, c’è altro sul pianeta
gianluigi magri
C’è tanto “Altro” sul pianeta, sì. “Altro” che etimologicamente significa “diverso, differente”. Che non ha nulla di sinistra, ma che da tempo finge di esserlo, soltanto per avere una carrozza che lo porti da qualche parte, regalandogli i voti che “Altro” non ha. Ora che “Altro” ha fatto scendere per l’ennesima volta il postiglione, i cavalli che tiravano questa carrozza si sono rotti le scatole. “Altro” è pregato di scendere e farsi strada da sé. Ammesso che “Altro” ne abbia il coraggio e la forza.
Spero che, diversamente da me, Altro abbia capito. Io colgo solo molto nervosismo.