Quei milioni del signor Bonaventura: Hera non fa acqua

A Bologna siamo abituati bene, ed è giusto così. Abbiamo in casa un patrimonio di esperienza e competenza da sostenere e difendere dalla speculazione: aziende a cui dobbiamo continuare a chiedere sempre molto – come è giusto fare con ciò che è pubblico, in tutto o in parte – ma di cui andare anche fieri in un mondo in bailamme continuo. Gestire un settore complesso e distribuire utili è quello che ci si aspetta ma non è così scontato

di Giampiero Moscato e Pier Francesco Di Biase


Si parlava l’altro giorno da remoto. Eravamo un gruppo di persone di diversi ruoli professionali per discutere di altre vicende. Prima di cominciare, uno degli interlocutori ci ha buttato lì una battuta: «Hai visto Hera? Ha distribuito 14 milioni di dividendo. Il signor Bonaventura per 14». Abbiamo riso. Poi c’è venuta voglia di rileggere i giornali. Certe notizie rischiano di passare un po’ inosservate. A noi era in effetti successo. Eccola in sintesi, la notizia su cui riflettere.

Si è chiuso in crescita e con risultati positivi il Bilancio 2020 del Gruppo Hera, di cui sono azionisti circa 180 comuni dell’Emilia-Romagna e che nella nostra città si occupa di acqua, gas, rifiuti.  Ma tra questi numeri spicca un dato in particolare, su cui pochi, forse, si saranno soffermati: l’aumento di 0,5 centesimi del dividendo che la multiutility pagherà a luglio ai propri azionisti, dai 10,5 centesimi inizialmente a piano a 11 centesimi per azione.

Notizia bella? Molto. Scontata? Affatto. Quello occupato da Hera è un settore difficilissimo. Soggetto a osservazioni attente e spesso critiche. Distribuire un dividendo dopo aver gestito bene materie spinose per il carattere pubblico del tema merita qualche osservazione in più.

Per il Comune di Bologna – che di Hera possiede oltre 125 milioni di azioni – questi dividendi significano, in concreto, quasi 14 milioni di euro, 600 mila in più del previsto. Il nostro Comune avrà quindi in cassa un tesoretto in più, che potrà destinare a servizi strategici per la città – infrastrutture, case per la salute, scuole – o per dare sostegni a un tessuto economico e sociale messo a dura prova da mesi di emergenza sanitaria e chiusure a singhiozzo. O, ancora, per compensare le perdite subite per l’emergenza Covid. Pensiamo anche solo alla tassa di soggiorno: parliamo di mancati incassi per 11 milioni di euro.

Dopo un anno di pandemia, a mettersi nei panni del Comune di Bologna viene davvero in mente, come suggeriva il nostro interlocutore, il signor Bonaventura, quel vecchio personaggio dei fumetti con giacca e cappello rossi che, dopo essersi imbattuto in mille peripezie, finiva sempre col ricevere una ricompensa di un milione, in questo caso 14. Ma il signor Bonaventura era anche un po’ sprovveduto. E sebbene questo non sia un difetto attribuibile all’attuale amministrazione, può tuttavia essere di monito a quanti, dopo le prossime elezioni, prenderanno in mano, con il governo della città, anche il dossier “partecipate”.

Un vecchio pregiudizio con qualche fondamento vede le imprese partecipate dai Comuni come baracconi dove i reclami si perdono, le pratiche non arrivano a destinazione e le responsabilità non hanno mai un nome. E non manca chi guarda con diffidenza ai profitti di queste aziende. Ma se imprese come Hera continuano a crescere e produrre ricchezza dovremmo tutti rallegrarcene. Perché questa ricchezza produce a sua volta valore per le nostre comunità, consentendo a tutti noi di fare un salto di qualità. Perché se è vero che a volte il cassonetto s’inceppa, la bolletta arriva in ritardo o i lavori di Hera ci costringono a fare una deviazione dalla strada più breve – tutte situazioni per le quali puntiamo il dito, ed è giusto continuare a farlo, pretendendo il meglio – dobbiamo anche riconoscere le ricadute positive sul territorio: la creazione di posti di lavoro, il sostegno alla cultura e all’innovazione digitale e all’educazione ambientale. Sono benefici a volte meno visibili di un bilancio con tanti zero, ma molto concreti e a vantaggio di noi cittadini, contribuenti, clienti.

A Bologna siamo abituati bene, ed è giusto così. Abbiamo in casa un patrimonio di esperienza e competenza da sostenere e difendere dalla speculazione: aziende a cui dobbiamo continuare a chiedere sempre molto – come è giusto fare con ciò che è pubblico, in tutto o in parte – ma di cui andare anche fieri in un mondo in bailamme continuo. Che lo si voglia o meno, in un’ottica di transizione ecologica aziende come Hera avranno un grosso ruolo: sta a noi vigilare affinché continui a essere svolto al meglio.

Photo credits: Gruppo Hera


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