Codrignani: il Pd è indietro sulla valorizzazione delle donne

Dobbiamo ancora batterci per la famiglia e il lavoro, chiedere delle leggi, fare passi in avanti e smetterla di essere subalterne nei luoghi di rappresentanza istituzionale

di Barbara Beghelli, giornalista


Viene da una famiglia di sinistra: madre cattolica, padre antifascista e ha fatto l’università ai tempi della Fuci, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana, uno dei capisaldi della formazione degli intellettuali cristiani del Novecento. Nasce così la storia di Giancarla Codrignani, 90 primavere, partita in politica con la Democrazia Cristiana ma sempre impegnata per la sinistra, che oggi dice: “Ho scoperto che il Pd propone come proprio segretario un democristiano”, riferendosi a Enrico Letta. Insomma, scherza, “se è un cerchio che ha fatto il suo giro, una bella tragedia!”.

Scrittrice, giornalista, ex parlamentare indipendente di sinistra con tre legislature alle spalle (in principio insegnante di latino e greco in giro per le scuole d’Italia: Taranto, Este, Iesi, Vignola e infine Bologna) ha un vissuto lungo quasi un secolo ma più che di ricordi questa politica bolognese doc è ricca di visione futura, anche sulla città. 

Femminista di lungo corso, tuttora attiva per l’associazione Orlando che in città gestisce il Centro delle Donne, ha anche un suo blog di attualità politica: www.vorreicapire.it, dove affronta tematiche attuali. 

Da giovane, ammette, ero “politicamente mescolata”, le frequentazioni avvenivano sia con amici democristiani che di sinistra; la prima esperienza politica fu al quartiere Marconi, come si chiamava allora, allorché “giovani della sinistra democristiana mi proposero di entrare nel nuovo ordinamento comunale come indipendente”. Ma nel consiglio di quartiere restò nel gruppo Dc solo alcuni mesi, perché “il capogruppo democristiano era uno che, se un comunista diceva che oggi è venerdì, interveniva a dimostrare che era domenica”. Non era comunista, Giancarla, ma alla fine “per coerenza e sempre da indipendente” si trasferì a sinistra, “dove sono sempre rimasta e resto”.

Come commenta la possibile discesa in campo di Isabella Conti a sindaca di Bologna? 

“È sicuramente brava, coraggiosa, ha fatto cose di sinistra come impedire di costruire la colata di cemento su un territorio da preservare dal punto di vista ambientale, è stata renziana e ora in IV. Non si sa ancora se ci saranno le primarie di coalizione e quindi su questo non mi pronuncio, ma non voglio esimermi dal dire che è in gamba e capace. D’altra parte anche la Gualmini andava bene, diciamo che il quadro con la Conti si animerebbe, ma non è questo il punto”.

E qual è?

“Per adesso il dibattito è deludente. Sento solo nomi e non programmi. Oppure si citano correnti, che comunque devono trovare una quadra sennò non si arriva al dunque.

Forse c’è un problema di comunicazione? Perché non è per niente allargata, e tra l’altro non sento mai parlare di Europa”.

Lei cosa suggerisce? 

“L’importante sono i principi, i progetti , le idee in campo. Non ho ancora sentito niente a riguardo. Bisogna che gli elettori capiscano come questi candidati e aspiranti sindaci ci rappresentano. La fruttivendola può anche non sapere i nomi dei giovani assessori, però deve sapere cosa faranno per lei”. 

Vorrebbe che il Pd utilizzasse una comunicazione diversa?

“Indubbiamente. Manca il confronto. Io lamento anche che le assemblee Pd a Bologna si fanno in streaming e non sono aperte ai cittadini: non ci si conosce, non sono attraenti. Ma si deve comunicare con la città sennò si diffonde una sensazione di asfissia. Poi ci si confronta al Congresso, anche provinciale e si dà spazio ai giovani, ai gruppi delle donne, alle idee nuove”. 

A proposito di donne, come va nel Pd, adesso?

“Da Zingaretti io personalmente non ho mai sentito pronunciare la parola “donna” e così arriviamo all’oggi con le sottosegretarie e le vice. Da femminista noto l’assenza di politiche che abbiano ruoli davvero importanti. Eppure l’elettorato per metà è ‘rosa’. Ritengo che il Pd non abbia ancora prestato abbastanza attenzione alla questione di genere, e forse noi in tutti questi anni non ci siamo accorte di essere un’élite o siamo state troppo autoreferenziali. Insomma, altro che angelo del focolare anni ’70 e soggetti utili per il Pil: dobbiamo ancora batterci per la famiglia e il lavoro, chiedere delle leggi, fare passi in avanti e smetterla di essere subalterne nei luoghi di rappresentanza istituzionale. Diffondiamo la nostra cultura, che la strada è ancora lunga”.


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