I cittadini, fin dal primo momento di lockdown, ancora un anno fa, hanno bussato alla porta del quartiere per chiedere se potevano rendersi utili per il prossimo. Abbiamo una grande ricchezza di realtà associative, donne e uomini, anche giovani che si sono messi a disposizione fin da subito per dare una mano
di Barbara Beghelli, giornalista
Vita da presidente del quartiere Savena, che fino al 2011 fu del sindaco Merola e poi di Virginia Gieri, oggi assessora ai Lavori pubblici, e che dal 2016 è tutta di Marzia Benassi, diploma di ragioneria al Pier Crescenzi e diploma Isef, ex consigliera comunale a palazzo d’Accursio e insegnante di educazione motoria in aspettativa. Vita complicata, ma piena, come dice lei.
Sessantamila abitanti non sono pochi da contemplare, quasi il doppio del comune confinante di San Lazzaro, per fare un esempio, che ne ha 32.792. E le problematiche non mancano, in quel pezzo di città che va da via Toscana ai colli di monte Jola al Fossolo a via Due Madonne fino a San Ruffillo, al parco dei Cedri, del Paleotto e del Lungosavena: gestione dei rifiuti, mobilità, ambiente, anche se tante questioni sono state risolte, vedi nodo di Rastignano (2019).
Una cosa è certa: dopo che hai parlato con Marzia Benassi, sei orgoglioso di Bologna e del suo grande cuore, che in modo costruttivo pulsa un bel po’, anche al Savena.
Quali le principali problematiche dell’ultimo anno?
“L’accentuarsi delle diseguaglianze e il conseguente avvicinamento di tanti cittadini ai servizi socio-assistenziali. Chi aveva bisogno della spesa perché non autosufficiente o senza più stipendio, chi necessitava della psicologa, chi chiedeva di avere un punto di riferimento istituzionale. È stato fatto un grande lavoro di vicinanza, che già era in atto grazie alla riforma dei quartieri e non è che adesso si può tornare indietro e azzerare tutto. Teniamone conto. Per quanto riguarda me spero di essere stata attenta ai bisogni di tutti”.
Qual è il ‘clima’, al Savena, con la campagna elettorale alle porte?
“Noto un certo interesse e dibattito, apprezzamento per il buon governo di questo mandato. Io personalmente sono cinque anni che ascolto i cittadini, e sottolineo che se siamo riusciti a risolvere tanti problemi è stato perché Bologna ha un tessuto solido e dei servizi socio-assistenziali che funzionano bene.
Certo, chi farà il sindaco avrà un enorme lavoro da fare e una situazione non facile da gestire, anche perché sarà al contempo sindaco metropolitano: una grandissima responsabilità.
Per il resto il Pd ha scelto un percorso, lo sta completando e io lo rispetto. Se si arriva ad un candidato unitario bene, se no si andrà a primarie. Ma comunque io vorrei sentire parlare di persone, non di donne o uomini. E di contenuti, su cui finora si è detto pochino. Cosa si intende fare per le persone?”.
La direzione provinciale del Pd sarà convocata attorno al 20 aprile. Nel frattempo si continua a lavorare per la città.
“Certo, soprattutto adesso, usciti da un mese e mezzo di zona rossa. La maggior parte delle attenzioni sono rivolte alle riaperture, delle scuole e delle attività commerciali.
Ci tengo a dire che il Savena ha dato dimostrazione di essere molto collaborativo, lo dico con orgoglio. I cittadini, fin dal primo momento di lockdown, ancora un anno fa, hanno bussato alla porta del quartiere, in via Faenza, per chiedere se potevano rendersi utili per il prossimo: per fare la spesa o assistenza agli anziani. Abbiamo una grande ricchezza di realtà associative, donne e uomini, anche giovani che si sono messi a disposizione fin da subito per dare una mano: la Polisportiva Pontevecchio, Selene, Arci, Armonia, Senzabanco, la ciclistica Bitone, il comitato “I borghi di Monte Donato” e tante altre, spero di non averne dimenticata nessuna che mi dispiacerebbe. E sa? Ho trovato sempre una grande educazione e sensibilità, anche nei momenti più difficili”.
Cosa mi dice delle donne in politica?
“Il problema esiste, anche nel Pd, però non va ridotto a quello delle poltrone, perché è molto più ampio nonché tema della società tutta. Ricordo inoltre che le politiche di genere vanno fatte assieme agli uomini, non separatamente.
Io poi sono dell’idea che se una persona, donna o uomo, non è portato per il mestiere del politico glielo si deve dire e il diretto interessato deve farsi da parte. Detto questo è davanti agli occhi di tutti che le donne in questo ultimo anno sono state quelle che hanno pagato il prezzo più alto, ma lo stesso accadde ai tempi della crisi economica del 2008: sono loro che rinunciano, se serve in famiglia, e questo non deve più essere”.