Gli “Sfregi” che svelano l’essenza

Palazzo Fava ospita la prima antologica italiana di Nicola Samorì, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, oggi uno degli artisti più originali e apprezzati della sua generazione: un percorso espositivo di circa 80 opere che innescano una stretta e intensa relazione di rimandi, suggestioni e analogie con i preziosi fregi che decorano le pareti del Piano Nobile e con alcune opere individuate all’interno delle Collezioni d’Arte della Fondazione Carisbo

di Genus Bononiae, Musei nella Città


Un percorso che si compie, quello di Nicola Samorì, che all’Accademia di Belle Arti di Bologna si è formato e che nella città torna per la prima antologica italiana a lui dedicata: Palazzo Fava ospita fino al prossimo 25 luglio Sfregi, un articolato e affascinante progetto espositivo studiato dall’artista in esclusiva per le sale del Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae, Musei nella Città.

Una lettura esaustiva del percorso intrapreso dall’artista negli ultimi vent’anni, che illumina le opere più rappresentative della sua produzione: tra esse, il Giardino Anatomico, prima opera di Samorì a essere acquistata per le collezioni di Fondazione Carisbo da Fabio Roversi-Monaco, presidente di Genus Bononiae, che ne riconobbe lo straordinario talento.

Nicola Samorì dialoga con Fabio Roversi-Monaco

L’esposizione, curata da Alberto Zanchetta e Chiara Stefani, è occasione per Samorì di cimentarsi in un faccia a faccia con l’intera storia dell’arte, e in particolare con l’epoca barocca, articolando un percorso di suggestioni e analogie e innescando una stretta e intensa relazione con i preziosi fregi carracceschi che decorano le pareti del Piano Nobile e con alcune opere individuate all’interno delle collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo, come i suggestivi ritratti di donne cieche di Annibale Carracci, stabilendo una “affinità elettiva”, oltre che con gli spazi, con lo stesso patrimonio del Museo.

Un’intenzione programmatica, quella di connettere le opere allo spazio che le accoglie, esplicitata fin dal vestibolo, dove a una statua neoclassica di Apollo si contrappone la scultura lignea realizzata da Samorì con un tronco antico, che già fa intravedere la sua meticolosa ricerca sulla materia. Una costante del lavoro dell’artista, che accompagna il visitatore in tutte le sale, in un racconto non cronologico ma fatto di richiami e significati, come accade per esempio nel salone con il Mito di Giasone e Medea, in cui il gioco di connessioni si irradia dal centro della sala, con la magnifica Maddalena Penitente del Canova, fino alle pareti che ospitano i dipinti di Samorì. La Sala delle Grottesche accoglie l’affresco monumentale Malafonte, che in un gioco di perfette geometrie sembra essere stato concepito da sempre per quello spazio, largo 380 centimetri, esattamente come l’opera. 

Le opere maestose del piano nobile lasciano spazio, al secondo piano, a lavori prevalentemente di piccolo e medio formato, che sviluppano singoli temi o costituiscono dei focus sulle diverse tecniche utilizzate dall’artista: l’accecamento dell’immagine, l’aggregazione di materiali di risulta, la pittura su pietra, il disegno e la scultura. Tra le opere qui esposte spiccano Lienzo, il Cristo deposto dipinto su un antico tavolo da massaggio, presentato alla Biennale di Venezia, e le due splendide Santa Lucia – una scolpita, l’altra dipinta – che si specchiano, con i loro occhi scarnificati. Opere dunque più intime, ma non meno preziose, che permettono allo spettatore di abbracciare la vasta e complessa produzione di Samorì. 

“Questa mostra antologica vuol essere un riconoscimento alla carriera dell’artista: un tentativo di mettersi a nudo di fronte alla storia dell’arte, che incombe dalle pareti stesse del palazzo. – spiega Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae Penso che Samorì abbia tutto il carattere per reggere un incontro tanto ambizioso e sono felice di accogliere a Palazzo Fava un giovane della nostra terra, che ha già saputo imporsi sul piano internazionale”

Per favorire le visite in mostra – nel rispetto di tutti i protocolli sanitari – Palazzo Fava proporrà anche un orario di visita serale: tutti i giovedì, infatti, il museo aprirà dalle ore 12.00 alle 21.00, mentre resta inviato l’orario 10.00-19.00 nelle altre giornate. Nelle giornate di sabato e domenica è obbligatoria la prenotazione, da effettuarsi entro il venerdì, acquistando il biglietto su www.genusbononiae.it, chiamando lo 051 19936343 o scrivendo a esposizioni@genusbononiae.it.

La mostra – circa 80 lavori che spaziano dalla scultura alla pittura, dagli esordi fino alle realizzazioni più recenti – è un progetto di Genus Bononiae. Musei nella Città, ente strumentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna.


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