È stato reintegrato il rider sospeso per aver strappato un biglietto inneggiante il duce. Nel frattempo, il movimento di estrema destra “La Rete dei Patrioti” si riunisce nei pressi dello stadio in favore di una presunta tutela dei lavoratori. Gli stessi ai quali Mussolini impose di non festeggiare il primo maggio, sopprimendone ogni basilare diritto
di Andrea Femia, digital strategist cB
In un mondo ideale, una persona che strappa un biglietto inneggiante a Mussolini non solo non dovrebbe essere licenziata, ma dovrebbe ricevere una menzione d’onore da parte della sua azienda per aver reso il proprio servizio alla comunità e non solo al bene dell’attività.
Esistono alcune categorie di lavoratori che vengono pagati per far sì che le aziende risultino migliori di quanto non siano. Lavoratori che impiegano il loro tempo scrivendo dei testi dai quali desumere – ad esempio – che ai vertici di una data impresa ci si cura anche dei diritti delle persone, nonostante il fatto che per quel marchio si producano vestiti in qualche scantinato dalle condizioni sanitarie devastanti in Bangladesh. Altri lavoratori scrivono comunicati sulla lotta alla crisi climatica, anche se l’azienda di riferimento produce ogni giorno tonnellate di cibo spazzatura. E con simili esempi si potrebbe andare avanti in eterno.
Tutto questo per dire che, nel mondo della comunicazione commerciale, molto spesso si ricorre a immagini e parole platealmente false per pulire l’immagine di un’azienda che altrimenti rischierebbe di non essere vista benissimo dal pubblico.
Ecco, intrecciando il mondo ideale con quello capitalista, Winelivery poteva scegliere tra due strade. Quella di valutare positivamente l’operato di un rider che nel giorno della liberazione si rifiuta di contribuire alla risalita di rigurgiti nostalgici, magari pubblicizzando l’accaduto per dare lustro alla figura della propria azienda con un fatto vero che un dipendente ti serve su un piatto d’argento; oppure potevano fare quello che hanno deciso di fare: licenziare il lavoratore perché avrebbe infranto la normativa sulla privacy.
È un messaggio positivo quello che arriva soli due giorni dopo. Non tutti hanno la capacità di tornare indietro sui propri passi e riconoscere di aver sbagliato. È una pratica che non avviene praticamente mai e si preferisce magari arrivare allo scontro piuttosto che trovare una via che passi per un messaggio che possa suonare come “ho sbagliato”.
Non era davvero tollerabile che il tutto avvenisse a Bologna, città decorata al valor militare per la guerra di Liberazione, proprio il 25 aprile.
Inneggiare al duce non è libertà di pensiero tra due individui. È un problema per tutti.
In virtù di quanto appena detto, sorge quanto meno il dubbio che la manifestazione odierna in Piazza della Pace, sia un po’ più che un mero problema interpretativo sull’uso del termine fascismo.
Sempre più spesso la destra nostalgica cerca delle vie terze per raccogliersi in raduni che si scontrano nettamente con i principi della nostra carta costituzionale. Davvero basta non definirsi fascisti in un comunicato per non far scattare la soglia di allerta su un raduno di persone evidentemente nostalgiche del peggior ventennio della storia d’Italia?
A furia di insistere con queste posizioni morbide e accoglienti la soglia della tolleranza si alza, e più è alta la soglia della tolleranza più è bassa la soglia del pericolo avvertito. Non è necessario immaginare che si riformi il Partito Nazionale Fascista per evitare che delle persone si radunino a manifestare in una piazza.
Magari basterebbe immaginare che la città decorata al valor militare per la guerra di Liberazione possa essere scelta come teatro dalla Rete dei Patrioti – fossero anche quattro gatti – il Primo maggio.
Il giorno che Benito Mussolini impose di non festeggiare, in contrasto con le corporazioni dei lavoratori e in disprezzo dei loro diritti. Con quale dignità dei nostalgici di quel periodo possano riunirsi in nome dei lavoratori risulta quanto meno difficile comprenderlo. Credo non sia neppure giusto provarci.
È giusto però sperare che alcuni comportamenti diventino prassi. Dunque, più passi indietro coraggiosi come quelli di Winelivery e meno morbidità con i raduni come quello odierno. In fondo basta poco.