Ode filosofica della gufata. Ovvero, di Bologna-Juventus

La situazione è la seguente: i rossoblù non hanno più alcun obiettivo, calcisticamente parlando. È giunto il momento in cui, però, sono arrivati in soccorso gli Dei del calcio per riportare le luci di tutta Italia sul Dall’Ara

di Andrea Femia, digital strategist cB


La situazione è la seguente: il Bologna non ha più alcun obiettivo sportivo raggiungibile, guardando la sua classifica. È l’ultima giornata, ti ritrovi con il numero di punti sufficienti a garantirti una comoda salvezza mai messa davvero in discussione; non c’è urgenza, non c’è pathos

Va detto, sono le situazioni peggiori per un tifoso. Certo, quando ti ritrovi invischiato nella lotta per non retrocedere faresti serenamente a cambio con la situazione attuale del Bologna. Ciò non toglie che un tifoso è tale perché gli è dato di gioire e di soffrire, difficilmente impegnerebbe il proprio tempo in una passione che non sposta il livello del battito cardiaco verso l’alto. La bradicardia e la pressione bassa si sposano male con il significato stesso di passione.

Ci sono momenti in cui, però, ti vengono in soccorso gli Dei del calcio. Gli stessi che, di solito, non sono proprio benevoli nella definizione degli eventi sportivi. Diciamo che se c’è una cosa che ci hanno dimostrato questi ultimi dieci anni, è che la Juventus non è che sia propriamente invisa ai suddetti Dei. 

Che poi limitarsi esclusivamente agli ultimi dieci anni di storia sarebbe folle, quando si parla della vecchia signora. Senza dubbio la squadra più vincente della storia del calcio italiano. Un distacco imbarazzante la separa dalle altre squadre in termini di scudetti vinti; ha da poco riconquistato la Coppa Italia e, ovviamente, aveva vinto anche l’ultima Supercoppa italiana.

Diciamo che quando si parla di calcio italiano i bianconeri sono dei tiranni e generalmente la tirannia non lascia spazio all’indifferenza. Avete mai sentito parlare di un dittatore che è ben visto da alcuni, visto discretamente da altri e che gode di una mastodontica indifferenza da parte di altri ancora?

Non ne avete mai sentito parlare di uno scenario simile perché non è semplicemente plausibile che accada. Un tiranno gode dell’appoggio indiscutibile da parte di una vasta parte dei sudditi mentre tutti gli altri – non qualcuno sì e altri no – nutrono il sentimento opposto. Un odio viscerale, spesso felicemente malato, che però, sia ben chiaro, nello sport non ha nulla a che fare con l’odio del quale ti devi vergognare negli altri campi della società.

Senza quell’insano rapporto di amore per la propria squadra e disprezzo sportivo per i rivali, il calcio perderebbe la quasi totalità del suo fascino. Diffidate da quegli insipidi maestri della morale che vi diranno che uno deve solo tifare per la propria squadra senza guardare alle altre. Diffidate perché non sono esseri umani, sono pazzi che non sanno di esserlo. O più semplicemente non amano il lato popolare del calcio. Quindi sono pazzi. 

Lo vedete quello striscione che accompagna questo articolo? È tutto lì. Si spiega da solo.

In pratica i tiranni, la Juventus, hanno quest’unico punto debole che ne caratterizza la narrazione. È vero che l’hanno vinta due volte la Champions League ma è anche vero che in quell’ambiente vivono la frustrazione di essere dittatori in Italia e di essere malamente eliminati dalla massima competizione europea da “la qualunque” oramai da tantissimi anni. Quale che sia la fase.

Ed ecco che il Bologna si ritrova protagonista principale in quella dinamica che solo chi è davvero mosso dalla passione per il calcio può comprendere. Quel qualcosa che ti fa battere il cuore più forte. Domenica il Bologna ha la possibilità, battendo la Juve, di impedirle l’accesso alla prossima edizione della Champions League. Rendendo impossibile credere in quella frase che caratterizza il romanzo Febbre a 90°: “C’è sempre la prossima stagione”.

I record di punti stagionali, i record di esordienti in serie A, i record di quante volte si sia ripetuto nella stessa partita lo stesso assistman per lo stesso marcatore. Non c’è un singolo record che non possa riaccendere la passione dei tifosi quanto una sana e gloriosa gufata. Perché se non ci fosse il gusto del dar fastidio al tiranno, se ci si dovesse accontentare di seguire solamente le proprie sorti slegandole da quelle altrui, allora tanto varrebbe farsi un campionato da soli. Una MonoSuperlega.


Un pensiero riguardo “Ode filosofica della gufata. Ovvero, di Bologna-Juventus

  1. Sai che non ho capito 2 cose: a) cosa ci fa un articolo del genere in Cantiere Bologna; b) quale sarebbe la morale di fondo di questo articolo?

    Grazie

    FP

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