Un documento di riflessioni e proposte per incidere sul programma del centro-sinistra, perché il decennio raggiunga gli obiettivi anti CO2 di Ue e Onu. Quella domanda è una sorta di logo, che prende distanza dai titoli contenitori, di questo gruppo di professionisti, dirigenti e amministratori pubblici tutti di un campo progressista piuttosto “largo sui lati”. Una domanda per un testo che spinge per una decisa uscita dall’economia fossile. A destra, su questi temi, sono decisamente “fossilizzati”
di Pietro Maria Alemagna, architetto, e Ugo Mazza, già dirigente politico
Un documento pensato insieme e concluso dopo la presentazione dei due candidati alle primarie del centro-sinistra: ciascuno deciderà autonomamente come comportarsi.
È quello che pubblichiamo integralmente in allegato a questo articolo e che mette insieme persone con storie ed esperienze diverse, tutte di centro sinistra, ma “largo sui lati”. Professionisti, manager, dirigenti e amministratori pubblici, impegnati da tempo su politiche pubbliche, ambiente, urbanistica e mobilità in un’ottica coinvolgente e sostenibile che l’hanno sottoscritto:
Pietro Maria Alemagna, Jadranka Bentini, Gabriele Bollini, Paola Bonora, Gianluca Borghi, Sergio Caserta, Piero Cavalcoli, Pier Luigi Cervellati, Andrea De Pasquale, Rudi Fallaci, Riccardo Giordani, Fioretta Gualdi, Maria Pia Guermandi, Fulvio Lelli, Ugo Mazza, Sergio Salsedo, Maurizio Sani, Paolo Serra, Luigi Stagni.
Oggi, come in altri nostri simili interventi, ci caratterizziamo con il “Sì, ma come?”, quasi un logo per evidenziare la nostra distanza da “titoli contenitori”, per porre al centro la qualità e la finalità delle scelte, le regole pubbliche per il “bene comune”, proponendo “punti di vista” caratterizzanti e operando per “modalità partecipative” che coinvolgano i cittadini, ben oltre la fumosa e autoritaria “logica dell’ascolto”.
Verso le elezioni a Bologna, ci siamo posti l’obiettivo di incidere sul programma del centro-sinistra perché il decennio 2020 al 2030 sia caratterizzato dalla strategia dell’Unione Europea e dell’Onu per ridurre le emissioni di CO2 e contrastare il cambiamento climatico.
Una strategia che richiede scelte nette a ogni livello, anche metropolitano, per uscire dalla “economia fossile”, cambiando il paradigma economico e sociale dominante.
Ferma la scelta Ue della riduzione al 2030 del 55% delle emissioni di CO2 sul 1990, convinti che Bologna e la Città Metropolitana debbano raggiungere tale obiettivo, oggetto anche degli studi del Piano Comunale, il Paesc, ci siamo domandati: “Quali scelte dovranno essere fatte nei settori energivori, edilizia, terziario mobilità, industria e agricoltura per ridurre anno per anno le emissioni di CO2 in coerenza con il Piano Ue?
Chiediamo ai candidati di indicare numeri altrettanto precisi, dati chiari, adeguati e controllabili. Un “quadro” di riferimento, un “elemento ordinatore” di ogni altra scelta del programma di governo.
La stessa Ue ha definito la “Legge per il clima” in discussione come “la legge di tutte le leggi”. Pur convenendo su questo dato, abbiamo indicato altre questioni fondamentali per un governo “coerente e innovativo” di questo nuovo decennio.
La “sfida ambientale” del documento, si è quindi articolata in altri obiettivi già esplicitati nei loro titoli:
– Riduzione delle emissioni di C02 al 2030 e Neutralità climatica al 2050, con l’utilizzo finalizzato delle risorse del PNRR disponibili per la Città Metropolitana;
– Riduzione del consumo di suolo per raggiungere lo zero al 2050, obiettivo Ue, revisione e adeguamento degli strumenti urbanistici, dalla legge regionale ai provvedimenti dei singoli Comuni;
– Nuovo assetto metropolitano con più partecipazione dei cittadini, approvazione di un nuovo Statuto per la elezione diretta del prossimo Consiglio Metropolitano e del Sindaco tra cinque anni;
– Una politica più indipendente e più autorevole rispetto ai poteri economici, l’autonomia decisionale
– Assemblee elettive e la cittadinanza attiva come strumenti per attuare le scelte del futuro decennio.
Pur con tanti problemi il centro-sinistra si presenta come la soluzione oggi più evolutiva per affrontare le sfide del prossimo decennio; il centro-destra è impegnato su altri obiettivi, “fossilizzati”.
Ottimo contributo
Molto utile
Leggo con sincera gratitudine i Vostro documento: ci voleva proprio !!
Non riesco però ad evitare alcune considerazioni: se si parla di energie rinnovabili dovrebbe essere chiaro che si escludono le biomasse, perché non è certo bruciando legname e con il taglio incontrollato dei boschi del nostro appennino (e il successivo probabile danno definitivo dovuto a smottamenti, frane, perdita di fertilità dei terreni) che si potrà ridurre il riscaldamento climatico e l’anidride carbonica emessa in atmosfera. Senza considerare gli ingenti danni ecologici, paesaggistici, ambientali, di habitat per ogni specie animale.
Ammenocchè non si regolamenti in modo assolutamente stringente il taglio e il reimpianto, si vietino gli attuali metodi e non si ripristini un severo controllo dei carabinieri forestali, con tante nuove assunzioni. Tutte cose assai difficili da mettere in atto.
Quanto a Bologna città, mi preme citare l’importanza, sempre trascurata, delle alberate stradali: non ha senso proteggere il Bosco urbano dei Prati di Caprara se poi si procede a “deforestare” tutto il resto, ovvero a sostituire sistematicamente i grandi alberi che ombreggiano Bologna con alberi di specie, tipologie più piccole: se perdiamo massa fogliare, la dimensione della chioma degli alberi, perdiamo in funzioni ecosistemiche svolte dagli alberi: anidride carbonica sequestrata, riduzione di polveri sottili, raffrescamento dell’aria, ombreggiatura dell’asfalto e delle case, con conseguente aumento del ricorso agli impianti di aria condizionata e dei consumi di elettricità.
Detti alberi impiegherebbero poi svariati anni a crescere, lasciando le vie coinvolte dagli abbattimenti esposte alla calura estiva senza alcuna mitigazione. In questo caso è l’habitat umano a perderci, non quello animale.
Scrivo tutto ciò perché quando arriveranno i finanziamenti del Recovery Fund, richiesti dal Comune (anche) per la sostituzione delle alberature stradali urbane, ci ritroveremo con ogni probabilità di fronte ad abbattimenti tali da accentuare sensibilmente l’isola di calore urbana, e a quel punto ci sarà poco da parlare di impatto zero …. Senza dire della salute delle persone, anziani in primis, dell’aspetto storico-paesaggistico (Italia Nostra! La Cirenaica “pelata” come sarà ?) , del carbonio sequestrato nel legno, della perdita di valore degli immobili …
P.S.: i fondi del Recovery vanno impiegati entro settembre 2026, quindi questi abbattimenti saranno pure concentrati nel tempo ….
Specifico, per non dare adito a malintesi, che sono un assoluto sostenitore della protezione integrale del Bosco urbano dei Prati di Caprara, come della protezione massima possibile delle alberature di tutte le aree militari dismesse in città, ma ritengo insensato, in quanto insufficiente, concentrarsi SOLO su quelle aree dando per scontata la salvaguardia del verde urbano diffuso, quando invece scontata non lo è affatto.
ma per favore NON usiamo i fondi del recovery fund per tagliare gli alberi ,(ANCHE SE L’OPERAZIONE VIENE PRESENTATA COME RINNOVO ALBERATURE, AMMODERNAMENTO URBANO, SEMPRE TAGLIO SAREBBE) Questo costituirebbe una offesa alla decenza, e all’intelligenza dei cittadini di Bologna. Chiunque osera’ mai fare un atto impudico come questo (sia esso sindaco, assessore, urbanista, agronomo o anche semplice operaio di cantiere) se ne assumerà’ la completa responsabilità’ NON SOLO difronte ai suoi contemporanei , ma anche
DIFRONTE ALLE GENERAZIONI FUTURE.