Primarie a Bologna, dall’idea di partecipazione alle carte bollate

Qualcosa è andato storto… Non era questo quello che avevamo in mente

di Vittorio Zandomeneghi, consulente aziendale


Siamo partiti in salita, questo lo si sapeva. Parlare di Primarie a Bologna non è una passeggiata, visti i trascorsi storici dello strumento (perché di questo si tratta) citati su cB qualche mese fa.

Mentre scrivo, è il 10 giugno, è attesa la decisione della Commissione di Garanzia sul ricorso proposto da tre dirigenti del Pd e sottoscritta da una cinquantina di iscritti contro chi ha appoggiato la candidatura di Isabella Conti alle primarie (tra i più conosciuti Aitini, Lombardo, Gualmini, Paruolo, Critelli).

È chiaro che la decisione può essere punitiva o aperturista e che i miei commenti, dopo, sarebbero diversi. Ma ne parlo prima perché non importa tanto l’esito quanto il fatto che qualcosa è andato storto… Non era questo quello che avevamo in mente. 

Chi ha promosso l’esposto al gran giurì sostiene che queste Primarie non sono di coalizione, di conseguenza andrebbe sanzionato l’appoggio a un candidato di un altro partito, questo da un punto di vista politico. Dal punto di vista tecnico, si chiede di esprimersi sul rispetto dello statuto e del codice etico.

Ora, a quanto sappiamo, lo statuto impegna a sostenere lealmente i candidati alle cariche istituzionali, amministrative in questo caso. Si dà il caso però che le Primarie siano proprio un metodo per scegliere quali candidati sostenere in seguito (chi esce dalle Primarie) alle elezioni vere e proprie. Il candidato dunque potrebbe anche essere fuori dal partito. Almeno a noi ce l’hanno sempre spiegata così.

Il problema si dovrebbe porre quindi a Primarie fatte e non prima.

In realtà, quel che viene a galla, è uno scontro tra l’idea di un partito plurale e con ampia partecipazione di non iscritti e cittadini, in un confronto anche aspro e contraddittorio, e un partito a vocazione democratico-centralistica, dove ci si appella al garante per tracciare la linea di confine tra chi è dentro e chi è fuori.

È anche vero che quello di cui stiamo discutendo qui a Bologna sembra di poco conto, rispetto alle sfide senza precedenti che abbiamo davanti in questi mesi come Paese.

Pensiamo tuttavia se dovesse finire solo e realmente a carte bollate. Un’onta, per una città che da sempre è un modello di sperimentazione politica e sociale, oltre che civica. Una realtà metropolitana il cui sindaco dovrà gestire ingenti risorse del Pnrr, per un progetto di trasformazione e innovazione che pesa a livello nazionale (ce lo ricorda il Prof. Pombeni su In Cronaca).

Volando un po’ più in alto, è uscita da poco la nuova edizione del famoso testo di Pietro Scoppola La Repubblica dei Partiti. Evoluzione e crisi di un sistema politico (1945-1996). La prima edizione uscì nel 1991, era il tempo del movimento referendario, si cercavano forme di partecipazione tra società civile e politica, arrivò la preferenza unica. Dopo cinquant’anni di Repubblica dei partiti, oramai in una crisi di sistema, questa la tesi di Scoppola, si tentava di evolvere verso una Repubblica dei cittadini.

Dovremmo forse alzare lo sguardo e ripartire da più lontano?


2 pensieri riguardo “Primarie a Bologna, dall’idea di partecipazione alle carte bollate

  1. Se io, militante/dirigente di un partito, sostengo il rappresentante di un altro partito, tradisco il mio partito. Tutto qui. Senza tanti bizantinismi.
    Povero, sbrindellato PD!

  2. ma insomma da che mondo e’ mondo le primarie vanno fatte perche’ in un consesso (partito, sindacato, associazione ) ci sono almeno 2 sfidanti (o magari anche 3 o 4) se ci fosse un solo sfidante (CON CHI SI MISURA il CANDIDATO?? SFIDEREBBE SE STESSO) che ambiscono ad una carica (sindaco , presidente, amministratore , non importa il ruolo) ciascuno con le proprie idee, e con il proprio background, e dietro ALUI, si presume, i propri sostenitori che lo appoggiano fino ad esito delle primarie stesse. E MENO MALE CHE LE CoSE STANNO CISI’.. IN UNA SANA DEMOCRAZIA, SERVONO idee diverse, discussioni, scontri (sempre in ambito di diversita’ di idee da confrontare).
    Ma se tutti la pensassero allo stesso modo (o qualcuno ti imponesse di pensarla allo stesso modo, o ricondiamoci che da qualche parte del mondo si fa ancora cosi’) allora si, PURTROPPO che le primarie sarebbero inutili !! Non so ma e’ da un po’ che leggo articoli e sento delle voci dalle quali sembrerebbe che QUESTA MIA ULTIMA IPOTESI SAREBBE QUELLA AUSPICABILE DA MOLTI.. MA STIAMO SCHERZANDO?

Rispondi