C’è qualcuno che sulla questione del Passante di mezzo sa fare di conto e ha il coraggio di dire le cose come stanno, ovvero dire che il Re è nudo?
di Gabriele Bollini, urbanista
Alcuni dati per capirci. Il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) della Città Metropolitana assume quale obiettivo al 2030 la riduzione del 40% delle emissioni da traffico attraverso la riduzione del traffico motorizzato privato per il 28%. Il che significa che per raggiungere l’obiettivo dovranno essere spostati su altre modalità 440.000 spostamenti in auto al giorno, così ripartiti: il 38% di questi dovrà passare sul trasporto pubblico, il 54% su bicicletta e l’8% sulla modalità pedonale.
Stessi obiettivi li assume il PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e Clima) del Comune di Bologna.
Tenendo conto dei tempi di durata prevista dei cantieri (5 anni) al 2027, quando sarà finalmente terminato l’ampliamento del fascio tangenziale-autostradale si rivelerà molto poco necessario, dovendo a quella data aver ridotto progressivamente di un terzo il flusso di automobili in transito nelle strade della città metropolitana, pena il non raggiungimento degli obiettivi intermedi di decarbonizzazione. Se poi come dice Lepore, Bologna alla sua guida raggiungerà la decarbonizzazione al 2030, saremo a un passo dalla carbon neutrality.
E allora? E allora i conti non tornano!
Diciamolo chiaro e tondo: oggi, giugno 2021, l’unica soluzione di Passante è l’opzione “zero”, cioè non farlo, dopo dieci anni di chiacchiere; altroché rinviare la conferenza dei servizi.
Rinvio che nei fatti è una cosa veramente inutile se non si dice chiaramente che cosa si intende fare di questo progetto. Allo stato attuale, serve solo a spostare di qualche mese la decisione che poi non potrà che essere positiva, come affermano il presidente Bonaccini, la Regione e tutti i maggiorenti del Pd. E i Verdi e Coalizione Civica che cosa faranno allora, quando si accorgeranno della turlupinatura del proprio candidato sindaco?
Soprattutto si può decidere di utilizzare meglio, in prospettiva 2030 e successiva decarbonizzazione, i 115 milioni di euro al chilometro previsti dal progetto del Passante di mezzo, magari per terminare il Servizio Ferroviario Metropolitano, fare la tramvia e quant’altro necessario per sostenere quei numeri di riduzione del traffico automobilistico.
Inutile cincischiare “facendo ammuina”!
Infine, un conto è la mitigazione di un impatto ambientale, altra cosa è il potenziamento o ampliamento di una infrastruttura esistente per aumentarne la capacità ovvero l’offerta ad una domanda rappresentata da tante persone che usano la propria automobile per tragitti che per il 75% del totale coprono una distanza inferiore ai 10 km.
Allora, per quanto riguarda il fascio tangenziale-autostradale esistente si tratta in primis di mitigare il carico inquinante rappresentato dalle emissioni, dal rumore e dagli effetti sulla salute. Ma queste cose erano già previste come prescrizioni nella valutazione di impatto ambientale (VIA) fatta sul precedente progetto di ampliamento: indagine epidemiologica, centraline di monitoraggio, fascia boscata (per una riambientazione).
Entrambi i candidati sindaci del centrosinistra non possono rivenderle come novità, come conquista da portare a casa, facendo la voce grossa con società Autostrade e con il Ministero. Bisognava controllare e monitorare quello che avrebbero dovuto fare per rispettare le prescrizioni.
Tutto ciò di cui si parla in questi giorni in riferimento al Passante di mezzo è nient’altro che mitigazione. La transizione energetica ed ecologica richiede coraggio e ha bisogno di scelte radicali.
Riflessioni del tutto condivisibili. Si deve chiedere ai candidati a sindaco di prendere una posizione precisa in merito. Si può e si vuole bloccare il progetto di passante? Sono passati vent’anni dall’ideazione dell’opera e tutto nel mondo è nel frattempo profondamente cambiato. Cambiare idea allora non sarebbe affatto prova di incoerenza. Si tratta di un’opera troppo rilevante e impattante sotto ogni profilo perché il tema non si imponga come centrale nella campagna elettorale.