Le Primarie hanno ucciso otto stereotipi

Dalla gente stufa della politica al tanto tutto è già deciso. Dallo strapotere del Pd al partito della Ztl, fino alle elezioni che si vincono al centro

di Aldo Balzanelli, giornalista


Le Primarie di domenica hanno contribuito a smontare numerosi stereotipi.

Il primo: la gente è stufa della politica. Oltre 26mila persone che in un’afosa domenica di fine giugno si mettono in coda per scegliere il loro candidato sindaco dimostrano che la voglia di partecipare è ancora molto alta. E lo sottolineo con un pizzico di soddisfazione dato che Cantiere Bologna si è battuto per primo in favore delle Primarie, quando quasi tutti erano contrari e si nascondevano dietro le difficoltà organizzative legate alla pandemia.

Il secondo: le Primarie servono solo a ratificare una scelta già fatta nelle segreterie. Lo scontro tra Matteo Lepore e Isabella Conti è lì a dimostrare proprio il contrario. Certo, la scelta di Conti di candidarsi ha contribuito a vivacizzare molto il confronto che in un ipotetico derby Lepore/Aitini sarebbe stato decisamente più annacquato. Ma nella discussione di queste settimane si sono affrontate due vere e proprie concezioni di cosa debba essere il centrosinistra, le alleanze, le scelte programmatiche, le parole d’ordine. E sarà interessante vedere come questo confronto proseguirà all’interno della coalizione che andrà a costituirsi in vista delle elezioni di ottobre.

Il terzo: le Primarie non servono perchè tanto il Pd fa l’asso pigliatutto. Mai come in questa circostanza si è dimostrato vero il contrario. Autorevoli esponenti dem si sono schierati con la candidata appartenente a Italia Viva, mostrando come il Pd sia ormai molto lontano dal modello del vecchio Pci con il suo centralismo democratico.

È curioso come alcuni commentatori a volte, a seconda della convenienza, descrivano il Pd come un partito completamente allo sbando, altre volte come una corazzata compatta in grado di condizionare tutto e tutti. Non è vera né l’una né l’altra cosa. 

Anche lo “zoccolo duro” è diventato certamente più fluido, ma resta ancorato sostanzialmente alla tradizione, quando quella “tradizione” riesce ancora a convincerlo e a rappresentare i suoi interessi e le sue idee. E non vuol dire, come pensa qualcuno, che seguire le indicazioni di un partito significhi “non  votare con la propria testa”.

Il quarto: i giovani non sono interessati alla politica. Nelle file davanti ai gazebo si sono affollati per votare molti giovani ed è stata forse la novità più interessante di queste Primarie.

Il quinto: il Pd è il partito della Ztl. I dati dicono esattamente il contrario. Isabella Conti ha ottenuto i suoi migliori risultati nel centro storico, oltre che nel quartiere che confina con la sua San Lazzaro. Mentre Lepore ha fatto incetta di voti soprattutto nelle periferie, segno di un recuperato rapporto con i ceti popolari.

I consensi a Conti nella zona della “movida” (seggio Sferisterio) devono far riflettere il centrosinistra sulla necessità di individuare, in vista delle elezioni “vere”, una strategia capace di contenere il degrado e contemperare la voglia dei ragazzi di divertirsi con la richiesta legittima dei residenti di riposare. 

Il sesto: decidono tutto i poteri forti e Lepore è il loro alfiere. Che i “poteri forti” esistano è certamente un fatto. Hanno aleggiato nel cielo sopra Bologna, ma non sembrano essersi manifestati più di tanto.

Il settimo: alla fine il vincitore delle Primarie è Renzi perché Italia Viva è arrivata al 40%. Se Isabella Conti avesse vinto, sicuramente Renzi avrebbe messo il suo marchio sulla vittoria.  Ma non è successo. Anzi, Renzi ha sicuramente convinto molti svogliati del Pd ad andare a votare e non certo in favore della sua candidata. È giusto dunque riconoscere che quel 40% appartiene interamente alla sindaca di San Lazzaro e sarà interessante vedere come deciderà di far pesare questo tesoretto all’interno della coalizione di centrosinistra. 

L’ottavo: le elezioni si vincono al centro. Il centro, come luogo politico, non esiste. Tutte le elezioni mostrano come, prima o dopo, i centristi debbano scegliere da che parte stare, a destra o a sinistra, categorie che, nonostante molti sostengano il contrario, continuano ad esistere e rappresentano ricette diverse e alternative per affrontare i problemi.

Queste Primarie si sono giocate certamente tra chi (Lepore) aveva lo sguardo più rivolto a sinistra e chi invece (Conti) corteggiava quelli che con un’espressione orrenda sono definiti moderati, strizzando in qualche caso l’occhio anche verso destra. Com’è noto ha prevalso in modo abbastanza netto la prima ipotesi, ma il centrosinistra dovrà pur tener conto del tesoretto conquistato da Isabella Conti, forte di circa 10mila consensi.

Bisognerà dunque “guardare al centro”? Io credo che bisognerà guardare soprattutto alle proposte programmatiche, alla Bologna che si vuole proporre ai bolognesi, alle idee che si metteranno in campo su degrado, sicurezza, mobilità, verde, lavoro, sanità, ambiente.

Questo è il lavoro che attende i candidati (ci sarà prima o poi anche quello del centrodestra) di qui a ottobre,  lavoro al quale Cantiere Bologna cercherà, come ha fatto in questi mesi passati, di dare un contributo.

Photo credits: Alexandre Lion


2 pensieri riguardo “Le Primarie hanno ucciso otto stereotipi

  1. Sono assolutamente d’accordo con l’analisi fatta in questo articolo. Bravo Balzanelli! Speriamo che i candidati uniscano le forze e guardino saldamente ai programmi per questa Città.
    Maria Chiara Lista

  2. Caro Aldo,
    entrambi ricordiamo altri scenari con altri personaggi e dibattito un po’ più elevato. Direi che l’ultimo stereotipo da cancellare sia il progressivo avanzamento della politica, ma, a chi si allea con il M5s, può sembrare un problema secondario.

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