Fico riparte: per andar dove, non si sa

Analisi critica della lettura dei dati fatta dal nuovo Ad della Fabbrica Italiana Contadina, che riapre i battenti dopo la chiusura causata dal Covid. L’operazione del grande parco agroalimentare bolognese resta avvolta dai dubbi non solo sul passato ma anche sulle prospettive. Da bolognesi non si può che fare gli auguri a questa avventura che si riavvia, sperando che presto si capisca con chiarezza la direzione che prenderà

di Maurizio Morini, consulente strategico e Ambassador MISE


«Il grande parco agroalimentare di Bologna, ideato da Oscar Farinetti e inaugurato nel 2017, riapre i battenti il 22 luglio dopo la chiusura imposta dalla pandemia. Con nuove attrazioni, 60 operatori (20 in meno rispetto al ‘primo’ Fico), una superficie ridotta a 15 ettari (un’intera ala chiusa) e un format più definito rispetto al passato. A permettere la rinascita è stato il finanziamento di cinque milioni di euro da parte dei due soci: Eataly e Coop Allenza 3.0».

Così Alimentando del 16 luglio 2021 (“Provaci ancora, Fico!“). Con un’intervista al nuovo Ad Cigarini, il quale si impegna in uno sport che in Italia va sempre molto di moda: mettere in luce opaca l’operato di chi l’ha preceduto.

Quali sono le tesi principali di Cigarini per argomentare i risultati prepandemia (nel 2019, infatti, il parco a tema ha registrato perdite per 3,1 milioni di euro)? Eccole (riprese sempre dall’articolo citato):

  • Le aspettative maturate all’inizio, ovvero sei milioni di visitatori all’anno, sono naufragate a causa di un’errata analisi del mercato di base. Fatta eccezione per una minoranza di turisti austriaci e tedeschi che arrivano in Italia in macchina, gli altri stranieri scelgono l’aereo. 
  • Per raggiungere i quantitativi stimati, ovvero 1,8 milioni di visitatori esteri, sarebbero serviti novemila voli all’anno, ovvero circa 25 aerei colmi di turisti ogni giorno. Tutti diretti a Fico. Un numero irrealistico. 
  • Il problema risiede nell’aver dichiarato questi numeri senza cognizione di causa: se si annunciano sei milioni di visitatori all’anno, e poi ne arriva un milione, è un insuccesso. Se non si fanno proclami, è un successo clamoroso. 
  • Infatti nel 2019 si sono registrati 1,2 milioni di ingressi, con il 48% di penetrazione sulla popolazione residente a un’ora di auto e il 14% su tre ore. Sono numeri altissimi. E poi Fico ha attirato in media 70-80mila studenti.
  • La gente non sapeva se fosse un centro commerciale, un grande ipermercato o la versione ingigantita di Eataly. Il tempo medio di visita era di circa due ore… considerando che l’80% delle persone andava per mangiare, solo 40 minuti erano dedicati alla visita effettiva del parco. 

Nelle affermazioni citate ci sono critiche (anche velenose) al management precedente (“errata analisi del mercato di base”: quindi un business plan iniziale completamente sballato) e una serie di considerazioni molto opinabili. Per esempio: 

1) anche francesi, svizzeri, sloveni, vengono in Italia in auto, e anche turisti da altri paesi europei; il passaggio a Fico avrebbe dovuto inserirsi nel tour dell’Italia, lo provano le reiterate affermazioni di rapporti con i tour operator, e quindi l’affermazione sull’hub aeroportuale bolognese è come minimo caricaturale 

2) sei milioni di presenze non significa sei milioni di visitatori unici; la stima iniziale era che un turista per visitarlo tutto sarebbe rimasto almeno un paio di giorni, e che i bolognesi potessero tornare più volte. 

3) 1,2 milioni di persone annue non sono numeri altissimi, in quanto un buon centro commerciale ne fa almeno cinque milioni. Giudicare un milione di visitatori un numero “clamoroso” significa volersi cautelare rispetto al futuro.

4) in assenza di fonti citate, riteniamo che il 48% di popolazione residente sia calcolato considerando le ripetizioni come accessi unici – non appare plausibile che un bolognese su due sia andato almeno una volta a Fico, circa la metà dei bolognesi non sa nemmeno dov’è il parco! Andrebbe citata la fonte di questa indagine per dare credibilità (da verificare comunque)

Personalmente non sono coinvolto nelle proiezioni iniziali, ma una cosa è certa: non si possono demolire dati passati ritenuti non pertinenti con dati ancora meno plausibili.

E che dire per il futuro? Io ho visitato il Fico rinnovato nell’anteprima del 7 luglio. Ho raccolto solo pareri dubbiosi se non negativi, ma personalmente sospendo il giudizio. Sicuramente il passaggio dalla versione iniziale molto didattica a una visione più interattiva è evidente: certo che la visione di partenza di un parco che mirasse alla costruzione di una cultura agroalimentare diffusa viene cambiata sostanzialmente. E a Fico latita l’allure del Parco Divertimenti, nonostante il Luna Farm.

Poi c’è la grande incognita del nuovo business model. Intanto per gli operatori commerciali non cambia nulla (forti percentuali sugli incassi sono destinate al centro), e non è un caso se una percentuale rilevante di coloro che erano inizialmente partiti si sono defilati nel primo triennio. La vera scommessa poi è il biglietto d’ingresso. Se gli ingressi precedenti erano principalmente legati alla consumazione di pasti, con il biglietto d’ingresso (qui il listino) molti utenti saranno disincentivati a utilizzare il parco per alimentarsi. Quindi si perderanno svariati clienti parzialmente fidelizzati e si dovranno riconquistare clienti totalmente nuovi, con tutte le complicazioni legate alle fasi di acquisizione di clientela.

Insomma, da bolognesi non possiamo che fare gli auguri a Fico che riparte. Ma per andar dove, francamente, non si sa.


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