Un Quartiere che ha in parte un’anima pop, ma senza un marketing specifico, che avrebbe bisogno di maggiori luoghi di incontro e socialità, specie nei mesi invernali, in cui ancora è forte la presenza dei centri civici e di associazioni, ma dove va stimolato convintamente il co-protagonismo delle più giovani generazioni
di Paola Forte, maestra
Da oltre dieci anni abito nel quartiere San Donato-San Vitale, che nel corso del tempo ha cambiato nome e confini. La pausa estiva e la distanza mi consentono di focalizzare un tema che ritengo rilevante, ovvero l’effettivo sviluppo dei quartieri, con un progetto comune alla Città, ma che tenga conto delle specificità di ciascuna delle sei aree.
Vorrei condividere con voi e con i vostri lettori alcuni pensieri e qualche considerazione. Tanto per iniziare, mi piacerebbe che questa entità di recente sviluppo, costituita da due anime, due “San” uniti da un trattino, diventasse effettivamente sempre più una, mantenendo la sua pluralità.
In questo Quartiere, che si sviluppa interamente oltre mura, dopo le omonime porte, vedo una serie di potenzialità costituite innanzitutto da una miscela sociale eterogenea, vitale e bilanciata, fatta di studenti, anziani, single, nuclei familiari con diverse provenienze, culture, tradizioni (sono tantissime le persone che hanno eletto Bologna e questa zona come loro nuova “Casa”) ma anche da ampi spazi- verdi e sociali – da valorizzare e interconnettere.
Su San Donato si estende la mano lunga dell’Università, della Fiera e della Regione, in San Vitale la presenza dell’Ospedale Universitario è estremamente caratterizzante: in entrambe convivono zone storiche e nuovi insediamenti. Nel quartiere nella sua interezza vedo una comune vocazione di vicinato: da mantenere, valorizzare o sviluppare a seconda dei casi.
In questo quartiere – reso ampio e duplice dall’accorpamento – vedo possibile realizzare quelle centralità dei “10 minuti a piedi” che è uno dei temi portanti del programma elettorale del candidato a Sindaco Matteo Lepore: individuare o ridisegnare aree in cui le cittadine e i cittadini possano trovare l’essenziale senza fare troppa strada, e percorrendola con sostenibilità di mezzi e tempi, trovare un’offerta commerciale, di servizi, ricreativa e culturale che favorisca il vivere in comunità , in cui sia possibile rivitalizzare ciò che a Bologna non è inusuale, ovvero una diffusa cura delle “cose in comune” e dell’ambiente circostante i propri spazi di vita.
Inoltre, credo che uno dei primi passi da fare sia puntare sulla riconnessione, che quel trattino tra i “San” diventi cesura, ponte, e non frattura. Come? Individuando una o più aree cerniera lungo il confine dei due ex quartieri che diventino centralità riconosciuta e punto di incontro (Via Rimesse? Scandellara?).
L’altra sfida importante è la connessione delle aree verdi con percorsi sicuri ciclo pedonali, oltre che il potenziamento della mobilità intra-quartiere, soprattutto attraverso il trasporto pubblico che attualmente è affidato alle circolari periferiche esterne 38 e 39, alla linea 60 e a pochissimo altro, collegando sia le aree più centrali che quelle più periferiche in un movimento a raggiera.
In tema di ricuciture, occorrerebbe completare anche quella radiale tra “centro” – a ridosso delle mura – e “periferia – oltre la tangenziale. San Donato grazie alla recente pista ciclabile che collega senza soluzione di continuità la tangenziale della bicicletta, e dunque il Centro Storico, al Parco Meraville, e grazie al futuro tram, avrà sempre maggiori chance; per San Vitale, invece, mi pare che sia tutto da pensare e occorrerà pensarci.
Un’infrastruttura non risolve completamente il tema/problema del perché spostarsi. Ci vogliono opportunità concrete che stimolino ad andare verso “fuori”, superando un modello centripeto che la pandemia ha evidenziato come insostenibile. Ma come il modello danese insegna l’infrastruttura stimola intanto la curiosità e il movimento da-verso ed è in tal senso molto preziosa.
Per concludere questa riflessione a 35° centigradi, che spero possa stimolarne altre, credo che San Donato-San Vitale abbia bisogno di un progetto di sviluppo coraggioso, organico e il più possibile condiviso e che debba disporre di energie storiche e nuove da raccordare.
Per questo mi auguro che nel breve tempo che ci separa dalle elezioni il dibattito sia preliminarmente centrato su che cosa vogliamo realizzare e, contestualmente, sull’individuare la guida più adatta a farsi garante di tale progetto, condividendo una visione e lavorando in maniera partecipata e trasparente. Insomma, San Donato-San Vitale merita di più.
Anche la bella struttura del Liceo Copernico merita più attenzione. Per l’unicità di alcuni corsi di studio- liceo informatico e liceo linguistico- è un magnete che attira una popolazione scolastica da tutto il bacino della città metropolitana. La sua biblioteca, le dotazioni sportive, la decennale attività teatrale potrebbero essere potenziate e offerte a una popolazione più ampia. Ovviamente anche i servizi di trasporto potrebbero arricchiti.
D’accordo con Sandra Festi. Il Copernico può e deve diventare un riferimento culturale e d’incontro per tutto il Quartiere
Il confine tra i quartieri S.Donato e S.Vitale, oggi riuniti dal punto di vista amministrativo ed istituzionale, era pesantemente rappresentato da linee ferroviarie: lo scalo merci, la linea di cintura, la Portomaggiore-Bologna e la Bologna-Rimini, barriere fisiche interrotte soltanto da cavalcavia, sottopassi o passaggi a livello.
Al di là di tutti i provvedimenti di carattere sociale e culturale che possono favorire una sempre maggiore integrazione del quartiere S.Donato-S.Vitale, mi pare comunque necessario intervenire per migliorare e rendere sempre più agevoli e sicuri i collegamenti fisici (pedonali, ciclabili e veicolari) tra le due parti.
E’ quello che si sta facendo con l’intervento manutentivo sul ponte di via Libia e con quello in programma sul ponte di via S.Donato (il terzo collegamento assicurato dal sottopasso di via Hengel Gualdi è relativamente recente e già adeguato).
Un altro intervento atteso da tanti anni, che va in questa direzione e che dovrebbe trovare (ormai non ci si spera più) prossima attuazione è quello che riguarda il completamento dell’interramento del tratto urbano della ferrovia Portomaggiore-Bologna, con la eliminazione (tra gli altri) dei passaggi a livello di via Libia e via Rimesse.
Infine dovrebbero essere abbreviati i tempi per la realizzazione del sottopasso pedonale/ciclabile di via Mondo-via del Terrapieno, mentre tra le opere connesse alla esecuzione del Passante sono previsti collegamenti pedonali/ciclabili nei sottopassi della linea ferroviaria di cintura in via Emanuel e via della Campagna.
E per finire perchè non provare ad immaginare per il quartiere S.Donato-S.Vitale, magari attraverso un concorso di idee che coinvolga le scuole, un nuovo nome, che elimini il trattino e riassorba le due identità? Un fatto simbolico, certo, ma i simboli hanno il loro peso.