Bene ha fatto Merola. La contraddizione della globalizzazione tra la potenza dell’industria privata e la negazione delle libertà ai popoli delle periferie del mondo va ribaltata, a partire dal locale. La nostra è la città ideale per un modello alternativo a quello di Branson e Bezos, e delle milizie talebane e, con la continuità del governo di centro-sinistra, può essere la sede di un progetto locale che parla al mondo degli umani coniugando economia, umanità, solidarietà, cooperazione e civiltà
di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore
Bene ha fatto il sindaco di Bologna Virginio Merola ad aprire le porte della città ai profughi afghani e a impegnarsi nel creare corridoi umanitari di evacuazione da Kabul. Non è solo un apprezzabile gesto di solidarietà internazionale. È un atto politico importante di una visione strategica che qualifica la Città Metropolitana in uno scenario globale come portatrice di un modello di civiltà alternativo a quello delle autocrazie.
Le crisi determinate dalla pandemia e le rivoluzioni create dal dominio incontrastato delle tecno-scienze hanno aperto una nuova era che nella sfida internazionale sta emarginando non solo i Paesi in via di sviluppo, ma gli stessi Paesi avanzati ma tecnologicamente deboli. In questo scenario i governi locali non possono non dotarsi di una visione globale e non attrezzarsi per invertire la tendenza a essere emarginati o colonizzati.
Questa contraddizione planetaria è stata drammaticamente resa esplosiva dal ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan. Il popolo afghano, che credeva nell’esportazione della democrazia occidentale, si è trovato d’un colpo invaso dai miliziani talebani e sottomesso al fondamentalismo religioso della sharia.
Molti di loro, temendo la persecuzione e l’annientamento, sono in fuga verso l’aeroporto di Kabul, dove ammassati cercano disperatamente di attaccarsi alla rete di recinzione dell’aeroporto o di aggrapparsi a un aereo militare americano in evacuazione dalla capitale afghana. In non pochi sognano la fuga e trovano la morte da mancato aiuto. Come se non bastasse, giovedì la zona dell’aeroporto è stata teatro di un attacco terroristico – rivendicato dall’Isis-K – che è costato la vita ad almeno 170 persone.
Queste drammatiche scene fanno inorridire se si pensa che i capitalisti americani invece di creare dei ponti umanitari e di mettere a disposizione la flotta dei loro aerei privati si compiacciono dei loro primati di tecnologia spaziale. Richard Branson e Jeff Bezos, citando solo due dei miliardari americani, hanno prodotto potenti missili e comode navicelle, per viaggiare e ammirare la terra da oltre 100 chilometri dal suolo.
Non si tratta solo di un volo esclusivo per ricchi turisti in cerca di emozioni nello spazio senza gravità. Si tratta in realtà di una competizione industriale nel settore dei voli spaziali che i capitalisti privati americani vogliono vincere a livello mondiale. In questo scenario le tragiche immagini di Kabul annichiliscono chi ha un minimo di umanità. I miliardari americani con i loro aerei privati suscitano indignazione, ignorando la tragedia terrestre.
Di fronte a tanto cinismo occorre che le nostre città, il nostro Paese e la nostra Ue entrino nell’esaltante competizione tecnologica, sapendo indicare una traiettoria di sviluppo alternativo. Il governo delle realtà locali deve sapersi muovere in una direzione opposta, più umana e meno stellare, più terrena e meno planetaria. Con la consapevolezza che prima di spingersi nell’esplorazione e occupazione dei cieli bisognerebbe con altrettanta potenza finanziaria, come quella di Branson e Bezos, produrre saperi e sperimentare tecnologie di protezione e salvaguardia dei popoli minacciati.
La contraddizione della globalizzazione tra la potenza dell’industria privata e la negazione delle libertà ai popoli delle periferie del mondo va ribaltata, a partire dal locale. Bologna è la città ideale del nuovo modello di futuro, di un mondo alternativo a quello di Branson e Bezos, e delle milizie talebane.
Bologna come città di circa quattrocentomila abitanti e metropoli di un milione di cittadini, pur nel suo piccolo e senza miliardari, può trovare un suo ruolo di avanguardia nella costruzione del futuro di una società inclusiva e umana e di un modello ecosostenibile. La città metropolitana può essere davvero, con la continuità del governo di centro-sinistra, un progetto locale che parla al mondo degli umani.
Il suo candidato sindaco Matteo Lepore è la migliore garanzia per andare oltre la filosofia del Pnrr, ripartendo per puntare alle produzioni avanzate e rafforzando la resilienza del nuovo sistema economico e sociale. Occorre mettere in cantiere nuove linee di produzione verso un sistema capace di coniugare economia, umanità, solidarietà, cooperazione e civiltà.
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