Garanzia Giovani: garanzia di iniquità

I progetti di tirocinio formativo prevedono di norma un impegno di 6 mesi, dal lunedì al venerdì per un minimo di 20 giornate lavorative mensili, totalizzando di fatto le 40 ore lavorative settimanali. Il tutto per una retribuzione di 500€. Nella maggior parte dei casi si tratterà di lavoro vero e proprio, ma sottopagato

di Marcello Del Campo, cittadino


“Garanzia Giovani è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Con questo obiettivo sono stati previsti dei finanziamenti per i Paesi Membri con tassi di disoccupazione superiori al 25%, che saranno investiti in politiche attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro, a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo. In sinergia con la Raccomandazione europea del 2013, l’Italia dovrà garantire ai giovani al di sotto dei 30 anni un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio, entro 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale”. Così recita il sito ufficiale

Chi ha aderito al programma e ha un percorso educativo e professionale esclusi da quelli che il nostro sistema neoliberista vorrebbe imporci come unici possibili (medici, ingegneri, consulenti aziendali, impiegati di banca ecc.), avrà quasi sicuramente provato una certa frustrazione: il tentativo di essere sviato/a dalle proprie aspirazioni o preparazione. Al netto dell’imprevedibile crisi globale causata dalla pandemia ancora in corso, le dinamiche sottese all’orientamento lavorativo – almeno per il nostro paese – purtroppo rientrano in una sistematicità che vuole limitare i tipi di professionalità e competenze a una ristretta gamma di opzioni.

In secondo luogo, il/la giovane cui viene garantita questa brillante opportunità dovrà farsi i conti in tasca. L’indennità mensile di tirocinio arriva al massimo a 500€ e la somma totale, nell’arco del semestre, non può comunque superare i 3000€. In Italia ci fermiamo molto spesso ai minimi per non far mai più di ciò che è richiesto: difficilmente le imprese concedono di più. E purtroppo nemmeno la “ricca” Emilia-Romagna fa eccezione.

Ora, i progetti di tirocinio formativo prevedono di norma un impegno di 6 mesi, dal lunedì al venerdì per un minimo di 20 giornate lavorative mensili, totalizzando di fatto le 40 ore lavorative settimanali. E siamo onesti: nella maggior parte dei casi si tratterà di lavoro vero e proprio, solo sottopagato. 

Facendo due calcoli, 500€ per le 160 ore totali mensili fa la bellezza di 3.12€/ora, oggettivamente una vergogna… Come se non bastasse, il/la brillante giovane non potrà avere altri impegni lavorativi, che siano di natura dipendente o da libero/a professionista. Pena l’esclusione dal programma.

Verrebbe da chiedere ai nostri legislatori regionali se riuscirebbero a camparsi a Bologna – per fare un esempio – con i generosi 500€ concessi. Riassumiamo i costi medi della vita in città di una persona nel pieno delle facoltà mentali e motorie. Escludiamo gli “extra” per concentrarci sulla sopravvivenza.

SpesaCosto 
Affitto stanza/monolocale€450
Spese condominiali e bollette€300
Trasporti €36
Spese alimentari€200
Totale€986

I lettori e le lettrici capiranno subito che il/la giovane in questione avrà bisogno di una più o meno facoltosa famiglia alle spalle che possa mantenerlo/a, non potendo percepire altre entrate monetarie. È chiaro come il programma sia di conseguenza una garanzia di iniquità di classe, sapendo che molte famiglie non saranno in grado di mantenere la propria prole fino a un’età così avanzata, ammesso poi che siano in grado di farlo anche per un’età inferiore. 

Dall’altro lato, operazioni legalizzate di questo tipo non fanno altro che legittimare i datori di lavoro a sfruttare persone qualificate a un costo pressoché pari a zero. Non sarebbe meglio incentivarli a giuste e regolari assunzioni o collaborazioni?

In aggiunta, chiariamo che è impensabile equiparare il profilo di una persona di 18-24 anni (soprattutto se ancora in percorso formativo) a una di 25-29 anni. Plausibilmente, una persona di 29 anni ha almeno 2-3 anni di esperienza lavorativa – se non di più – inclusa anche quella non retribuita. E magari è pure laureata. Perché allora proponiamo a una persona qualificata un tirocinio, per di più mal retribuito?

Non lamentiamoci poi se i nostri giovani scappano all’estero, perché questo paese non ha nulla da offrire finché non cambia le proprie priorità e politiche giovanili. A pensar male, verrebbe da concludere che gli ingenti finanziamenti Europei e nazionali più che ai giovani vadano destinati agli efficientissimi centri per l’impiego e enti di formazione.

Mi permetto qui di suggerire alcuni spunti:

  • Incentivare l’apprendistato invece del tirocinio per i giovani che hanno concluso il percorso formativo
  • Tirocinio proponibile solo entro l’anno dalla laurea 
  • Indennità di tirocinio per un minimo di 800€
  • Diminuire le spese di assunzione per le imprese 
  • Potenziare gli incentivi per assunzioni entro i 30 anni 

Troppo spesso si legge o si sente dire che i giovani oggi vogliono sempre il piatto pronto, non vogliono lavorare e non sono disposti ai sacrifici. Ne sono un esempio le perduranti polemiche sul Reddito di Cittadinanza e la scarsità di lavoratori stagionali. Ma la verità più probabile è che molti sono stanchi di subire ingiustizie e dimenticare la dignità nel cassetto. Stanchi di dover accettare che non ci siano pari opportunità a prescindere da sesso, classe, etnia e condizione fisica.

Ci auguriamo che il nostro Demiurgo, a cominciare dalla nostra Regione, si impegni di più per invertire questa tendenza.

Photo credits: Garanzia Giovani


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