Chi scende e chi sale tra i protagonisti della campagna elettorale appena conclusa
di Domenico Papaleo, cittadino
Flop
SERMENGHI: doveva rappresentare il “terzo polo”, il civismo vero, ha ripetuto come un mantra che Bologna con lui avrebbe profumato d’arancio. Non entra in consiglio comunale e verrà ricordato come un no green pass qualsiasi
LA LEGA: mai così in basso, perde la leadership della coalizione. Salvini più viene a Bologna più il suo partito perde consensi. Chissà se lo hanno capito
I VERDI: nella stagione della transizione ecologica ci si aspettava di più da una forza politica che dovrebbe essere in sintonia con i temi principali della fase. Fanno un eletto ma non sfondano
AITINI: avrebbe potuto, collaborando con Lepore, valorizzare il buon lavoro fatto da assessore, invece ha scelto da subito l’Aventino. Dall’interesse per la città alla battaglia congressuale nel Pd?
GIORGETTI: dopo la candidatura con la Lega si era riproposta con Forza Italia, vecchio amore, auto nominandosi riferimento per i moderati. Non viene eletta, nonostante la visibilità.
MOVIMENTO 5 STELLE: eleggono il solito Bugani, ma con il loro 3,8 non risultano decisivi nella vittoria di Lepore. Ultimi fiacchi squilli di una creatura che fino a poco tempo fa spopolava anche alle elezioni nei quartieri
Top
LEPORE: era l’unico che voleva fare veramente il sindaco. Ci ha lavorato, ci ha creduto e ha stravinto portando il partito (e i cittadini) dalla sua parte. Passo dopo passo
ISABELLA CONTI: senza di lei ci sarebbe stato questo risultato? Non lo sappiamo ma è indubbio che la sua partecipazione alle Primarie ha dato linfa al centrosinistra e sarà protagonista della politica locale e (nazionale?) dei prossimi mesi.
MARTA COLLOT: giovane combattiva allergica ai compromessi sfiora il 3%, senza una lira, ponendosi come riferimento più credibile per una sinistra antagonista che a Bologna c’era, c’è e ci sarà sempre
EMILY CLANCY: impossibile non citarla. Una valanga di preferenze. Coalizione Civica senza di lei oggi non esisterebbe.
BATTISTINI: a sorpresa tra i top perché “l’imprevisto” come ha amato definirsi, ha tentato almeno di invertire il trend fatto di candidati del centrodestra populisti e poco preparati. Campagna sobria, attenta ai contenuti, nel rispetto dell’avversario. Una piacevole novità per il centrodestra di Bologna.
GLI ATTIVISTI: tutti gli attivisti che si sono cimentati in una campagna elettorale inedita, con pandemia ancora in atto. Difficile confrontarsi con i cittadini con mascherine e gel igienizzanti ma, piaccia o meno, i social non erano, non sono e non saranno mai sufficienti per fare campagna elettorale.
L’indiscutibile e rimarchevole successo personale di Emily Clancy, non deve per l’appunto nascondere il fatto che” senza di lei CC oggi non esisterebbe. CC, rispetto al 2016 ha perso 1300 voti e ha migliorato di pochi decimi di percentuale il risultato di cinque anni fa. Da iscritto non posso considerare questi numeri un successo. Anzi, direi esattamente il contrario. Non mi sembra che da parte di CC ci sia l’intenzione di riflettere su questo dato. Ora Simona Larghetti, Detjon Begaj e Porpora Marsicano avranno il compito, non facile, di fare la guardia al rispetto degli accordi stretti con Lepore il 5 maggio scorso. Staremo a vedere. Certo, in un consiglio comunale completamente controllato dal neosindaco e nel quale i voti dei compagni di coalizione non mettono in discussione la maggioranza, non so quanto CC potrà far pesare la sua voce o che tipo di deterrenza sia in grado di esercitare su Lepore qualora dovesse venire meno ai patti o prendere decisioni non in linea con i valori del partito guidato da Emily Clancy.
Analisi precisa su cui però ho qualche dubbio: alcuni Top indicati secondo me non ci stanno: il candidato di cdx non è riuscito a rappresentare una visione alternativa della città anche grazie a qualche idea balzana e poco credibile. La Lista Anche Ti Conti non ha a mio avviso raccolto quanto potenzialmente espresso durante le primarie.