Il centro-sinistra vince ma non attrae nuovi elettori

Una coalizione che sulla carta doveva mettere insieme anime diverse ottiene meno consensi di quando quelle anime andavano disunite: la lunga marcia intrapresa per riguadagnare consensi tra chi aveva creduto nel voto protestatario e populista dato ai 5s deve ancora iniziare e ci vorrà più di una dichiarazione di intenti per fare di Bologna la città «più progressista d’Italia». Ci vorranno scelte convincenti a livello locale e nazionale, ben oltre l’appoggio a Draghi

di Pier Giorgio Ardeni, economista dello sviluppo


Se «è bene quel che finisce bene», perché quel che conta è vincere, ci sono ragioni per il centro-sinistra e i suoi dirigenti per guardare al voto bolognese con preoccupazione.

Il «nuovo» centro-sinistra allargato ha raccolto 92.273 voti di lista e il candidato Lepore ha potuto così vincere al primo turno col 61,9% dei voti espressi. Nel 2016, tuttavia, partiti e liste di quel centro-sinistra, pur divisi, di voti ne avevano ottenuti quasi 110mila, costringendo Merola (Pd) al ballottaggio. Il candidato ne aveva incassati 68.700, Bugani (M5s) più di 29mila e Martelloni (Coalizione civica) più di 12.200.

Oggi, il Pd e le liste vicine totalizzano 72.500 mila suffragi, i 5s scendono a meno di 5mila, Coalizione civica ne prende 10.700 (le altre liste di sinistra 6mila). In sostanza, il Pd aumenta di poco i suoi voti, forse prendendone a sinistra e al centro senza però guadagnarne uno dal vasto insieme degli ex elettori grillini. 

I votanti, che nel 2016 erano stati più di 179mila, scendono però a 156.700 (22mila in meno). Un tasso di partecipazione (51,2%) appena più alto di altre città eppure in calo, il più basso mai registrato per il municipio già retto da Francesco Zanardi e Giuseppe Dozza. L’affluenza va da un minimo del 43% della zona Marconi a un massimo del 54.4% della Barca e del 56.1% di Corticella (tra le 18 zone, Bolognina, Galvani, Malpighi, Marconi e San Donato hanno tassi inferiori al 50%).

L’affluenza differenziata, a un primo esame, non pare determinata dalla composizione sociale. Quanto abbiano inciso il ponte di San Petronio, la maggiore incidenza delle fasce di età avanzate, provate dalla pandemia, o la scarsa «tensione elettorale» è tutto da dimostrare. Perché pare essere piuttosto il voto non riconfermato ai 5s e l’astensione dell’elettorato «scoraggiato» della destra a determinarne lo schema. 

In percentuale, il voto alle liste è abbastanza omogeneo tra le zone. Il centro-sinistra scende sotto il 60% solo in Marconi, Galvani e Colli, è sopra il 65% in Saffi, Mazzini, Lame, Corticella, Barca. Il Pd non supera il 40%, se non in alcune zone, le liste Lepore e Conti si attestano sul 6% ovunque, Coalizione civica supera il 7% in dieci zone, con qualche eccezione vistosa (Marconi, Saffi, Galvani, Malpighi e Irnerio). I 5s sono ovunque ben sotto il 4% e talvolta sotto il 3%.

È il numero dei voti, espressi e non espressi, che è significativo. L’affluenza è talvolta più bassa dove cinque anni fa il centro-destra prese più voti (com’è il caso di Galvani e Marconi ma non di Colli) ma è inferiore ovunque, anche laddove il centro-sinistra ha percentuali molto alte, più in proporzione al calo dei 5s che ad altro. Globalmente, rispetto al 2016, i pentastellati perdono 23.177 voti e Coalizione civica ne perde solo 1.295, il Pd e le liste più vicine ne guadagnano 5.891. I verdi mantengono i loro 4mila voti, centro-destra e civiche ne perdono 8.439, la sinistra radicale ne ottiene 6.096. È quindi evidente come sia il grosso dell’elettorato perduto dai 5s ad avere alimentato l’astensione (per almeno due terzi).

Nelle zone, se il Pd non appare come il «partito della Ztl» (ciò che si potrebbe dire, invece, di Coalizione civica), è anche vero che quello non guadagna dove i 5s subiscono l’emorragia di voti che li lascia al palo, sull’orlo del disfacimento che era già apparso all’orizzonte alle europee di due anni fa. Il rimescolamento riguarda la sinistra (perde Coalizione civica a favore di quella radicale) e, forse in minima parte, il centro moderato. 

Gli elettori pentastellati (ma anche di sinistra), quindi, si sono per lo più dispersi, non trovando convincente «l’abbraccio» a Lepore in un centro-sinistra «unito» in un’operazione che è forse apparsa di vertice, decisa dalle nomenclature.

Derubricare l’astensione come semplice delusione o addirittura imputandola al ponte di San Petronio è quindi superficiale. Si rifletta, invece, sul fatto che una coalizione che sulla carta doveva mettere insieme anime diverse ottiene meno consensi di quando quelle anime andavano disunite: la lunga marcia per il centro-sinistra di riguadagnare consensi tra chi aveva creduto nel voto protestatario e populista dato ai 5s deve ancora iniziare e ci vorrà più di una dichiarazione di intenti per fare di Bologna la città «più progressista d’Italia».

Ci vorranno scelte convincenti a livello locale e nazionale, ben oltre l’appoggio a Draghi e alla sua per ora solo nominale «transizione ecologica», sulla distribuzione, sul lavoro, sull’inclusione. Finché quelle non verranno, il centro-sinistra targato Pd si dovrà accontentare di mantenere il suo elettorato «protetto».


5 pensieri riguardo “Il centro-sinistra vince ma non attrae nuovi elettori

  1. Sinceramente io non mi meraviglio se il PD e le liste collegate hanno perso degli elettori, si sono
    finora spacciati per il partito piu’ green con scelte ecologiche da urlo e sinceramente irrealizzabili tipo (decarbonizzazione entro il 2050) , entrare entro il 2030 nella elite delle citta’ piu’ verdi ed ecologiche d’Europa …e invece che fa?? alla prima occasione voteranno compatti per costruire il gassante di mezzo ,il mostro piu’ velenoso e inquinate d’europa, (assieme all’ILVA e forse di piu’, perche’ l’Ilva e’ in smantellamento mentre il gassante passera’ da 12 a 16 corsie con relativo aumento del traffico almeno del 20%). Probabilmente molti elettori si sono posti delle domande alle quali loro NON HANNO SAPUTO e VOLUTO RISPONDERE, quindi ne hanno tratte le dovute conclusioni. Concludendo: la domanda da porsi eventualmente NON e’ perche’ non ha saputo attrarre nuovi elettori, semmai l’opposto. come mai molti elettori lo hanno continuato a votare nonostante i fatti contraddiranno molte delle promesse fatte in campagna elettorale ?? ( a onor del vero, promesse fatte non solo dal PD ma anche dalle liste collegate)

  2. Tentiamo un raffronto delle elezioni a Bologna nel 2016 e nel 2021.Nel centro sinistra, nel 2016, le forze che ora hanno sostenuto Lepore si presentarono con quattro candidati diversi: Virginio Merola, Federico Martelloni, Massimo Bugani e Mattia Badiali. Ottennero 111.864 voti. Nel 2021 il centro sinistra allargato che converge su Matteo Lepore ottiene 94.565 voti ovvero 17.269 in meno rispetto al 2016.

    Nel centro destra le forze che oggi hanno sostenuto Battistini presero 41.327 voti assoluti. Nel 2021 queste forze prendono 45.382 voti.Vale a dire 4055 voti assoluti in più.

    Mi pare che i numeri abbiano una loro muta ma inesorabile eloquenza che sconsiglia, a mio sommesso avviso, un trionfalismo fuori misura. Parole forti ha pronunciato sull’astensionismo il Cardinale Matteo Zuppi. L’astensionismo non è la hegeliana notte ‘nella quale tutte le vacche sono nere’. Bisogna capire e decifrare. Il centro sinistra è stato colpito dall’astensionismo non in modo marginale.

    Certo: ci sono i vinti e ci sono i vincitori; ma i problemi sul tappeto sono tanti a partire da quello ‘istituzionale ‘ della città metropolitana che reclama il voto diretto.La Regione ha fatto il possibile per rimediare alla legge Del Rio ma non basta.Come non bastano soluzioni affidate alla soggettività di stimati dirigenti o a ex onorevoli.

    Si dovranno allocare le risorse europee; si dovrà ripensare alla vita di relazione del dopo Covid senza dimenticarci che il virus è ancora in circolazione. Ha stravinto Matteo Lepore rilegittimandosi con energia ed intelligenza.Va bene. Ma la questione della ‘rappresentanza’ è in sofferenza. Sarà anche importante analizzare i volti nei Quartieri comparando con il 2016 il 2021.

    Non voglio essere un ‘bastian contrario’. Desidero contribuire a capire come stanno le cose senza piaggeria . Che è nemica di quanti detengono il potere.

  3. Giuste le puntualizzazioni di Aldo Bacchiocchi sui numeri, che vengono confermate anche nell’analisi del voto in zone e quartieri. La confluenza dei 5 Stelle non aggiunge voti, anzi ne fa solo perdere a questi e forse anche al centrosinistra.

  4. Intanto i Verdi di Europa Verde, in consiglio comunale con Davide Celli non votetanno il Passante.
    Sui voti perduti sarebbe interessante la comparazione con le elezioni regionali ultime.
    Si vedrebbe che si perdono voti in modo significativo nel centrosinistra.
    La scarsa partecipazione non riguarda solo i 5 stelle.

Rispondi