«Noi sappiamo occuparci di quella storia che i manuali spiegano con la dovizia di particolari della cronaca e a cui i docenti arrivano di rado. Sempre più colleghi ci conoscono e ci stimano per questo. E ci premiano con la loro preferenza»
di Agnese Portincasa, coordinatrice area didattica Istituto Storico Parri
Nei giorni scorsi alcuni giornali in città hanno dato spazio alla notizia che l’Istituto Storico Parri ha ricevuto un numero considerevole di richieste di prenotazioni per il suo piano annuale dell’Offerta Formativa. Si tratta di un segnale che registra la preferenza da parte di numerosi docenti dell’area metropolitana e che avrà l’effetto di portare il Parri – blocchi pandemici permettendo – a raggiungere più di 5.000 studenti nell’anno scolastico 2021/22.
Più che analizzare il dato numerico, indicatore oggettivo ma forse freddo nelle sue evidenze, potrebbe essere utile comprendere come si è arrivati a tale risultato. Innanzitutto il contesto. Nella primavera del 2020 si è insediata in Istituto una nuova governance che ha saputo sostenere l’azione istituzionale con forza e determinazione. Un effetto immediatamente evidente delle nuove strategie è stato l’emergere di potenzialità che l’Istituto già aveva e che sono della sua mission, ma che sono venute a sintesi con maggiore forza.
I giovani in particolare, e non paia una contraddizione per chi pensa che un Istituto Storico nato per valorizzare il portato storico della Resistenza non possa attirare le attenzioni delle giovani generazioni. Il Parri i giovani li ha sempre accolti e sempre più frequentemente gli dà spazio.
In questi anni si è trattato per lo più di ventenni e trentenni di formazione storica che hanno svolto da noi tirocini e stage universitari e che in alcuni casi sono restati: si sono innamorati di quello che facciamo e hanno imparato a farlo; hanno portato idee, energie, istanze di rinnovamento, progetti ai quali spesso abbiamo saputo dare forza.
Negli ultimi mesi, in particolare, è cresciuto un piccolo staff coeso nel quale l’esperienza di una tradizione didattica e metodologica di lunghissimo corso si è intrecciata con un’idea di scuola capace di andare oltre alcuni pregiudizi della storia insegnata. Una squadra di lavoro è ciò che sta rendendo possibile fare fronte a numeri come quelli registrati quest’anno che, non va dimenticato, sono anche processi di lavoro e organizzativi.
Ma esserci non basta: è necessario sapere come si entra in classe, come si approcciano i colleghi e gli studenti, come si insegnano la storia e l’educazione civica. Si tratta di competenze sulle quali si lavora con costanza perché lavorare a scuola come esperti esterni s’impara facendolo e guardando con molta umiltà le esigenze del momento.
Ecco perché siamo a scuola ogni giorno da anni: spesso e in tante scuole diverse, con attività che si muovono su un largo spettro di temi. Dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado, conosciamo molti studenti differenti e dobbiamo essere capaci di adeguarci alle diverse realtà nelle quali entriamo per fare lezione o per i progetti di Pcto. Conosciamo la disciplina perché siamo tutti storici, ma il nostro lavoro è soprattutto un affinamento continuo di pratiche metodologiche e di ricerca/azione professionalizzante.
Se penso all’effetto della nostra crescita mi viene in mente che non è trascurabile quello che abbiamo saputo fare in tempi di pandemia. Non ci siamo fermati: dopo qualche settimana di crisi e forse anche di speranza che tutto tornasse alla normalità, ci siamo dati da fare per stare a fianco ai docenti che erano ingabbiati nella didattica a distanza. Non è stato semplice perché chi era a scuola accusava la grande fatica e il disorientamento di un’emergenza mai vissuta in precedenza. Ma la nostra esperienza nella didattica digitale ci ha permesso di misurarci efficacemente con le limitazioni imposte dalla pandemia. Siamo stati presenti anche nei mesi di chiusura delle scuole, quando il Ministero ha lanciato il Piano Scuola Estate. I docenti, anche quelli che non ci conoscevano ancora, ci hanno scoperto. Hanno scoperto la risorsa che possiamo essere.
Ultimo ma non ultimo. Il nostro piano dell’Offerta formativa è davvero ricco e pieno si stimoli e suggestioni, soprattutto per i docenti. Questo non va dimenticato: noi entriamo in classe e raggiungiamo gli studenti, ma ci scelgono i colleghi che lavorano a scuola. La nostra scelta, ormai da molti anni, è di occuparci del periodo che dalla fine della Seconda guerra mondiale arriva al passato più recente e alla storia dell’inizio del XXI secolo. Noi sappiamo occuparci di quella storia che i manuali spiegano con la dovizia di particolari della cronaca e a cui i docenti arrivano di rado.
Sempre più colleghi ci conoscono e ci stimano per questo. E ci premiano con la loro preferenza.