Nell’Appennino tosco-emiliano un gruppo di persone continua a far sì che la cultura funga da enorme fenomeno di aggregazione sociale. Dall’opera prima del Premio Oscar Alfonso Cuarón alla retrospettiva su Gianni Amelio, un buon esempio di cosa voglia dire associarsi per fare qualcosa di socialmente utile, appassionando gli appassionati
di Andrea Femia, digital strategist cB
Si fa un gran parlare di dare spazio per far crescere luoghi della città metropolitana che per una serie di ragioni fanno più fatica rispetto ad altri. Vuoi per ragioni geografiche, vuoi per ragioni demografiche, se leggete dei Comuni dell’Appennino sui giornali spesso il contesto è “bisogna fare di più”, o locuzioni simili per esprimere lo stesso concetto.
Non è che disdegni aprioristicamente la retorica, anzi mi piace quando aiuta a esprimere concetti che valgano universalmente, ma in questi casi non faccio fatica a dire che ho sempre pensato che quando ti dicono che c’è da fare di più, quell’extra, in primis è bene che lo faccia tu piuttosto che aspettare che arrivi qualcun altro con la soluzione, soprattutto se è la stessa promessa da eoni.
Così mentre leggevo del Festival del Cinema di Porretta Terme non ho potuto fare a meno di pensare a quanto debbano spaccare quegli individui che per il ventesimo anno hanno deciso di rimboccarsi le maniche e tirare su un cartellone pensato da appassionati per appassionati. È bellissimo che dietro qualcosa di simile ci sia un’associazione culturale (l’Associazione Porretta Cinema), capace di creare le condizioni per riempire di persone il luogo che vivono nel quotidiano.
Lo dico da persona nata nella provincia del Sud Italia. Non è sempre così facile immaginare di investire forze mentali ed economiche in alcuni progetti culturali in quelle zone nelle quali non sei sicurissimo del risultato, a meno che non ci sia dietro un pensiero così nobile da decidere che ne valga davvero la pena. E nulla è più bello, infine, di quando ti accorgi che i posti non bastano, che una cosa che sembra pensata per un’èlite specifica in realtà attrae un quantitativo di persone che non eri pronto a immaginarti.
I ragazzi e le ragazze dell’Associazione sono pronti anche a questo (anche per l’esperienza significativa accumulata) e hanno pensato a una cosa che nella pandemia abbiamo visto abbastanza spesso ma che stava entrando in disuso. Dedicare, grazie alla partnership con “mymovies”, un posto anche a chi non è riuscito ad accaparrarselo, o chi magari ha ancora timore di inserirsi in una sala piena.
Il festival inizia oggi, 4 dicembre, e il programma lo trovate sul loro sito – porrettacinema.com – ma non posso non citare quanto sia significativo che un’associazione riesca a portare al cinema, per prima in Italia, la prima opera del regista premio oscar Alfonso Cuarón in un luogo che registra poco più di 4.000 abitanti; ogni appassionato di cinema si rende conto di quanto sia difficile e di quanto sia enorme questa cosa, che la dice lunga, tra l’altro, sul potenziale che hanno le persone quando uniscono le forze.
Un bel monito per tutte le associazioni (compresa quella che rappresentiamo con questa rivista) che suona un po’ così: chi vuole, può.
Un pensiero riguardo “Associazione Porretta Cinema, 20 anni di Festival”