Un libro di Piero Orlandi, per molti anni collaboratore dell’Ibc, racconta la riqualificazione urbana avendo come filo conduttore l’amicizia con il “professore”, cioè con Andrea Emiliani
di Piero Dall’Occa, architetto
Quale sia “Il regalo del professore” lo si apprenderà solo oltre la metà del libro. Una crescente, seppure leggera, tensione narrativa trattiene il lettore fino al suo disvelamento. La scrittura dilata il tempo, allarga la sua trama per lasciare affiorare episodi e riflessioni. Il libro scritto da Piero Orlandi, che per anni, prima in Regione poi all’Ibc (L’Istituto dei Beni Culturali), si è occupato di paesaggio, è un racconto sui temi della riqualificazione urbana che ha come filo conduttore l’amicizia con Andrea Emiliani, il “professore” appunto.
Tra tutti gli argomenti di dialogo che vengono suggeriti nel testo se ne possono citare tre. L’ostilità verso l’architettura contemporanea che ha comportato la fine della relazione fra antico e nuovo nei nostri Centri Storici, la considerazione di quanto tutti noi, vivendo nel presente, siamo responsabili dei mutamenti che ha subito il territorio italiano e il contributo che può dare la fotografia nel riconoscere e interpretare le architetture e i luoghi urbani.
Nel libro questi temi, da tecnici quali possono all’inizio apparire, diventano racconti di piacevolissima lettura dove le tre storie, familiare, lavorativa e intima, si confondono e compenetrano una nell’altra. Non si tratta infatti di un saggio. È piuttosto una vasta rappresentazione teatrale dove un io narrante, a lato del palcoscenico, commenta via via le scene che vengono recitate.
Inizia con una vera e propria alzata di sipario. È la gonna della Lella che all’improvviso si solleva in aria quando di scatto si alza per correre in cucina a salvare il dolce che sta bruciando, e lui, bambino di otto anni che le sedeva di fronte, vede ciò che non dovrebbe essere dato vedere, “le gambe impudicamente scoperte”. È l’inizio dell’incantamento per le visioni e quel bambino, che preferisce osservare piuttosto che fare, che ama più i luoghi delle persone, rimarrà sempre a fianco dell’io narrante.
Dall’osservazione alla fotografia potrebbe essere uno dei sottotitoli con cui attraversare le numerose pagine del libro. La visione iniziale diventerà con il tempo visione di città, di paesaggi, di panorami per finire nelle visioni d’autore, le fotografie. Viaggio nelle città che cambiano è invece quello suggerito dall’autore. Se il primo coglie gli aspetti più soggettivi, personali, intimi, nei cambiamenti degli scenari che si susseguono, il secondo riflette di più lo sguardo professionale dell’architetto che si è sempre occupato di paesaggio.
C’è molta storia nel libro, anzi ci sono molte storie. Quella familiare, quella lavorativa, quella interiore, ma tutte tenute assieme da una riflessione costante, stimolo ad altre riflessioni. È scritto come un lungo invito a un confronto, un’offerta, esplicita quando Orlandi si rivolge direttamente al lettore, al dialogo con lui, quasi voglia distoglierlo dall’atteggiamento, pigro, di chi osserva per capire e costringerlo invece a salire sul palcoscenico e recitare la sua parte, come è accaduto a lui che nella vita ha dovuto recitare il ruolo dell’architetto.
De Il regalo del professore (Edizioni Carta Bianca, 20 euro) ne parleranno con l’autore venerdì 10 dicembre alle 17.30 in San Giorgio in Poggiale Pierangelo Bellettini, Giuliano Berti Arnoaldi e Angelo Varni.