La stampa e il buco: non va preso, oppure riempito

Per un cronista è una notizia che ha la concorrenza e lui no: da evitare come la peste. Nelle cartelle stampa del Comune era un vuoto da colmare con uno “strillo”, per attirare l’attenzione dei giornalisti sulle notizie che Palazzo d’Accursio voleva fare avere alla gente. Una prassi scomparsa. Un ex addetto stampa chiede aiuto per ricostruirne l’origine ma poi pone il problema: perché non ripristinarlo? In fondo è come la finestrella di via Piella: ha una sua funzione ma soprattutto è una radice

di Fulvio De Nigris, giornalista


Prendere un buco nel mondo della comunicazione è sempre stata un’onta da non subire. Ci fu un tempo, non so se oggi sia ancora così, in cui la corsa era spietata come la rincorsa delle notizie; e farsi sovrastare da un collega o da un altro giornale era cosa che un caporedattore non faceva passare a cuor leggero. Ma c’è stato un tempo in cui il buco era un vuoto da riempire con velocità e qualche genialità. «Cos’è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione» (Melandri docet, Amici miei).

Era il tempo in cui le cartelle stampa del Comune avevano una finestrella chiamata in gergo buco nel quale si inseriva lo strillo della conferenza stampa che così rimaneva in bella vista anche quando la copertina era chiusa. In quel periodo imperversava la banda del buco e, a turno, noi addetti stampa dovevamo gestire anche questa incombenza che ci gettava nel panico. Perché dopo aver redatto i comunicati, raccolto gli allegati e composto il prototipo della cartella stampa arrivava la fatidica domanda: «Cosa ci mettiamo nel buco?».

Oltre ai lazzi, frizzi e doppi sensi, terminate le risate d’obbligo, restava poi il problema di fondo. In realtà il buco era una finestra sul mondo. Il colpo d’occhio per incentivare i colleghi giornalisti a scrivere, per far capire immediatamente a loro e ai politici di riferimento di cosa stavamo parlando.

Il buco mi è ritornato in mente recentemente partecipando a una conferenza stampa del Comune di Bologna nella liturgia del nuovo luogo dedicato, la Sala degli Anziani (segno dei miei tempi, forse), uno spazio molto ampio che sostituisce per motivi di sicurezza la Sala Stampa Luca Savonuzzi. Senza la parola Stampa, senza il quadro di Wolfango (il famoso cassetto dietro al tavolo dei relatori nel quale ti perdevi qualsiasi argomento fosse oggetto della conferenza), mi sono ricordato del buco e ho chiamato Viviana Gardini, memoria storica a riposo (come il sottoscritto) dell’Ufficio Stampa del Comune per rinfrescarmi la memoria. 

Bisogna riconoscere che ormai i ricordi non sono più nitidi. Possiamo però azzardarci ad affermare che la paternità del buco possa essere di Mauro Felicori, nel lontano 1994, che in seguito sia passato in gestione a Beppe Picca e che la sua remissione possa essere, forse, dovuta a Giuseppe Castagnoli. Rispetto a nuove strategie di comunicazione e nuovi strumenti di mandato, sicuramente il buco non è il problema prioritario. Ripristinarlo, se mai avverrà, non sarà ricordato come il gesto di Cofferati che buttò giù nell’anticamera di Palazzo d’Accursio la vetrata di separazione tra i giornalisti e l’ufficio del Sindaco, ma ripristinare il buco nelle cartelle stampa un suo senso l’avrebbe.

Oggi, senza quella finestra, la cartella stampa rimane una scatola chiusa, anonima, che nasconde più che svelare cosa c’è dentro. Invece, da inguaribili romantici, volete mettere «ritornare al buco?». La finestrella di via Piella è rimasta, varco spazio temporale, testimonianza di un passato, di radici che, non sembra, ma orientano anche il futuro. La finestrella della cartella stampa del Comune, il cosiddetto buco, ci aiuterebbe a riflettere meglio sui temi, sul rapporto contenitore/contenuto. Sarebbe uno stimolo in più per pensare, agire e porsi la domanda: «E ora, cosa ci metto dentro?».


2 pensieri riguardo “La stampa e il buco: non va preso, oppure riempito

  1. La “sindrome del buco” forse e’ retaggio di un giornalismo autoreferenziale tipico di quando l’informazione era prerogativa della sola carta stampata. Oggi e’ francamente incomprensibile il motivo per il quale un giornale, dopo avere “bucato una notizia” pubblicata da altra testata, non la riprenda, sempre, e non solo occasionalmente. Cosi facendo si penalizza il lettore di quel quotidiano che paga per un prodotto informativo che potrebbe/dovrebbe essere piu’ completo.

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