«L’assessore alla Cultura? Manca da un bel po’»

«Da anni sono assenti quei grandi eventi che altre città organizzano, ottenendo vasta eco internazionale. Qua invece si bolla a mo’ di offesa “l’eventismo”. Eppure Bologna ha avuto stagioni di grandi eventi, grazie a Emiliani, Riccomini, Roversi Monaco, Cervellati. Non deve essere il Comune a organizzarli, sarebbe troppo costoso. Ma il sindaco, caso mai uscendo dal suo “cerchio magico”, potrebbe individuare chi si immerga nel grandioso giacimento culturale di questa nostra meravigliosa città»

di Angelo Rambaldi, “Bologna al Centro – L’Officina delle Idee”


Carissimo direttore, carissimo Giampiero Moscato. Recentemente da qualche parte è stato segnalato un certo disagio per l’assenza fisica nella Giunta comunale bolognese di un assessore alla Cultura, avendo il sindaco Matteo Lepore avocato a sé quel settore come un’altra serie numerosa di altre deleghe (per fare un altro esempio, la Sanità), sempre su di lui o attraverso il suo popolato “staff”. Lepore ha risposto segnalando che questa identificazione nel sindaco dell’assessore alla Cultura accade anche in altre città, citando l’esempio del collega di Firenze, Dario Nardella.

Se da un lato confermo che a Bologna si sente la mancanza di un assessore alla Cultura, dall’altro – è una mia convinta opinione – sostengo che la sensazione di mancanza di un assessore alla Cultura ha ragioni più “antiche”, sin dalla Giunta Merola.

Se diamo una occhiata alle iniziative culturali in non poche città d’arte italiane, balza agli occhi una sostanziale mancanza di grandi eventi a Bologna. Eventi che, facendo lievitare il protagonismo dei personaggi, delle storie, della vastità delle opere d’arte della città, oppure di altre opere portate alla nostra visione, farebbero accrescere la conoscenza di Bologna a livello nazionale e internazionale.

Bologna ha avuto stagioni di “grandi eventi”. Cito solo alcuni fra gli ideatori e promotori, ma l’elenco sarebbe più lungo: Andrea Emiliani, Eugenio Riccomini, Fabio Alberto Roversi Monaco, Pier Luigi Cervellati. Ma a Bologna (ho da tempo questa sensazione) c’è una scuola di pensiero, a cui appartiene l’attuale sindaco, che invece bolla quello che viene definito a mo’ di offesa “l’eventismo”. Questo in nome di una zuppa fra futurismo alla pasta e fagioli e populismo periferico. 

Non penso certo che il Comune di Bologna dovrebbe lui direttamente organizzare e promuovere eventi. No, sarebbe fra l’altro molto costoso. Semplicemente il sindaco, caso mai uscendo dal suo “cerchio magico”, potrebbe tranquillamente individuare chi si immerga nell’enorme e grandioso giacimento culturale di opere, e di artisti, di questa nostra meravigliosa città.


Un pensiero riguardo “«L’assessore alla Cultura? Manca da un bel po’»

  1. Vedi, caro Angelo, magari la questione si riducesse alla mancanza di grandi eventi. In realtà è la produzione culturale bolognese ad aver subito un macroscopico tracollo nel corso degli ultimi trent’anni. Non solo: la Città ha onorato con nettuni ed archiginnasi i suoi Maestri, che avrebbero potuto lasciare delle scuole… dopo gli ottant’anni, quando ormai erano in età avanzatissima, invece che dar loro occasioni per trasmettere il genio loro ai giovani. Qualche nome? Dino Gavina, Giorgio Celli, Umberto Eco, Wolfango, Claudio Abbado, Vittorio Franceschi, Giancarlo Piretti, Ermanno Cavazzoni: non vi è stata mai alcuna committenza pubblica intelligente (ad eccezione di quella del Professor Roversi-Monaco). Questo è il frutto di una classe dirigente per cui la cultura non è personalmente cibo e NON è una priorità. Portici e cinema in piazza (bellissimo, eh!) qualche starletta, ma poco altro.
    Sul piano scientifico e musicale le cose non vanno meglio. Scopriamo i big data trent’anni dopo che ci hanno pensato gli altri, scambiando i ruoli di hardware e software; obliamo l’editing genico, la prossima frontiera, perché una certa (in)cultura teme Frankenstein e l’eugenetica, mentre a Boston si mettono insieme giganti come Harvard, MIT, Broad Institute ed Ospedali…
    Più in generale il Tecnopolo nasce senza progetto, anche sul piano territoriale…
    Qui lo spazio preme, ma la lista dovrebbe essere molto più ampia. Diciamo che se ci svegliassimo e ci ririmboccassimo le maniche invece che autoglorificarci costantemente (cosa che per voi cattolici oltretutto è peccato) magari le cose riprenderebbero a marciare un po’. Un caro saluto.

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