A un anno dalla scomparsa di Vittorio Savini, amici e colleghi hanno raccolto nel libro “L’insopportabile”, Minerva Edizioni, alcuni suoi articoli pubblicati fino al 2010 sulle pagine bolognesi del Resto del Carlino, principalmente nella fortunata rubrica “Gli insopportabili”. Molti bolognesi vi ritroveranno, tratteggiati con tagliente ironia, tic, ossessioni, personaggi e luoghi comuni di quegli anni: mai del tutto superati, in un groviglio di contraddizioni tra progresso promesso e conservazione praticata
di Mauro Bassini e Massimo Degli Esposti, colleghi di tastiera al Carlino
Per tanti anni i suoi articoli ci hanno fatto sorridere e riflettere sui luoghi comuni, sulle mode più effimere e assurde, sulle banalità della vita di tutti i giorni. Vittorio Savini è stato una firma talentuosa, una delle più brillanti e divertenti del giornalismo bolognese. Classe 1953, due figlie, una laurea in giurisprudenza e tante passioni curiose e profonde: dagli indiani d’America alle regole storiche del duello, dalle arti marziali ai fumetti di Tex Willer. Savini ha lavorato al Giornale di Indro Montanelli e poi, per molti anni, al Resto del Carlino. Si è fatto notare soprattutto per una serie di rubriche ironiche e provocatorie che tanti lettori ricordano. Un anno fa una malattia terribile se l’è portato via nel giro di poche settimane.
Con l’aiuto di Gabriella, compagna di Vittorio, e delle due figlie Federica e Claudia, un gruppo di amici e colleghi ha raccolto e selezionato una serie di articoli che Savini ha pubblicato sul quotidiano bolognese tra il 1996 e il 2010. È un’iniziativa insolita, che testimonia la stima e l’affetto che Vittorio (per tutti ‘il Comandante’) ha sempre saputo guadagnarsi. Ne è uscito un bel volume edito da Minerva che tra qualche giorno arriverà in libreria. Il titolo (L’insopportabile) richiama quello di una delle rubriche più fortunate e seguite del giornalista bolognese, pubblicata per anni nelle pagine della cronaca cittadina.
Nel libro c’è tanta Bologna, con i suoi stucchevoli e infiniti dibattiti: il degrado, il traffico, le virtù e le ipocrisie della città progressista più conservatrice d’Italia. Savini ne scrive con un sarcasmo esilarante e tagliente. L’articolo sui guai di Piazza Verdi, nel quale il comitato ‘Stop ai residenti’ scende in campo per difendere importanti attività economiche come lo spaccio di droga e gli scippi dall’invasione di pensionati e casalinghe, potrebbe tranquillamente essere ripubblicato oggi. Ma la stessa cosa si può dire di tante altre pagine, sul sadismo della burocrazia, il criptico linguaggio dei libretti di istruzioni e le surreali comunicazioni dei risponditori automatici, sull’improbabile caccia alle buone trattorie di una volta, sulle incresciose vacanze che le mode ci costringono a scegliere.
E ancora i personaggi di una Bologna di volta in volta vacua, pettegola, snob o incarognita che lui intercettava nei bar del centro storico, dopo l’immancabile seduta mattutina in palestra. Definendoli poi con folgoranti neologismi: i fantuttoni, i diversamente onesti, i romeni percepiti, i fighettabbestia, gli Almuro e i Siperò, Ciccio Brioche, la Commessa del Terzo Millennio e Capitan Cutter. In ogni articolo ci sono la sua ironia e il suo disincanto. E c’è sempre quel suo modo diretto e leale di polemizzare e discutere, al di là delle appartenenze politiche, delle convenzioni e delle convenienze.
Chi gli ha voluto bene lo ricorderà al Grand Hotel Majestic ex Baglioni giovedì 20, alle 18, sfogliando le pagine de L’insopportabile. Quanti siano lo dimostrano le adesioni, già di molto superiori alla capienza della sala. La Minerva ha infatti predisposto sulla propria pagina Facebook una diretta streaming, per poter seguire l’evento anche da remoto.
Vittorio Savini, «L’insopportabile», Minerva Edizioni, 240 pagine, 15 euro.

Ricordo indelebile
Con stile non è mai stato un ‘ragazzo del coro’ in una Bologna con troppi ‘ragazzi del coro’.