Bollette che inferno. Il “Paradiso” chiude per protesta

Non ci sono santi: il rincaro energetico sta mettendo in ginocchio anche lo storico circolo Arci di via Bellaria a San Lazzaro, già provato dalla pandemia che ha interrotto le sue importanti attività culturali e sociali. Serve una simbolica azione con cui segnalare un dramma e chiedere aiuto. Il 31 gennaio sarà serrata ma verrà comunque offerto un piatto caldo a chi verrà, proprio per non danneggiare lavoratori e famiglie che vanno in quel luogo per il buon cibo a prezzi popolari

di Franco Fanizzi, presidente del Circolo Arci San Lazzaro


Caro Cantiere, il prossimo lunedì, 31 gennaio, il Circolo Arci San Lazzaro sospenderà per protesta tutte le attività. Socialità e cultura sono impossibili da promuovere in queste condizioni e l’attività commerciale è a serio rischio di insostenibilità: attualmente è l’unico ricavo possibile per coprire il costo di 37 posti di lavoro! Brancoliamo nel buio più fitto senza un interlocutore che possa confortarci con una soluzione. 

Abbiamo affrontato e ancora affrontiamo tenacemente la pandemia ma, con i costi delle materie prime che subiscono aumenti fuori controllo, rischiamo di precluderci la possibilità di mantenere un listino-prezzi che consenta a famiglie e lavoratori di trascorrere l’ora di pranzo con una cucina tradizionale e semplice a prezzi popolari, nostra vocazione da sempre. Chiuderemo per protesta ma garantiremo un piatto di pastasciutta a tutti i presenti, gratuitamente. 

Chiediamo alle istituzioni del Comune di San Lazzaro di Savena, di Bologna Città Metropolitana e della Regione Emilia-Romagna di far sentire la propria voce autorevole ai nostri governanti per trovare una soluzione definitiva alle nostre difficoltà avendo il coraggio di affrontare i temi geopolitici che hanno portato a questa situazione.

Il Circolo Arci San Lazzaro ha saputo in questi anni far convivere la tradizione con il rinnovamento, ha mantenuto, anche durante il periodo della pandemia, aperte le porte nonostante tutte le conseguenze che essa ha provocato. Abbiamo collaborato con le Cucine Popolari, con l’Emporio solidale, con il comune di San Lazzaro per le iniziative che si riferivano agli anziani fragili; durante e prima la pandemia con Auser individuando la nostra struttura come sito utile per le emergenze e le calamità naturali, e con la stessa disponibilità, quando tutte le fragilità sociali sono emerse con evidenza in questi ultimi due anni. Il Circolo ha mantenuto in efficienza le proprie attrezzature anche per queste evenienze con una capacità effettiva di oltre 3.000 pasti caldi giornalieri e spazi sempre adatti al transito di mezzi speciali per motivi di Protezione Civile. 

La cultura popolare ha sempre trovato spazio fra le iniziative che abbiamo promosso, anche senza grandi finanziamenti da parte degli enti locali, per una scelta assolutamente unilaterale e di coerenza! L’attività commerciale, appunto, interamente autogestita attraverso l’assunzione di personale a tempo indeterminato e con le garanzie previste dallo Statuto dei Lavoratori per tutti i dipendenti assunti e assumendi, è sempre stata intesa come elemento e risorsa finanziaria proprio per quelle attività che da sole non riuscivano a sostenersi. La nostra convinzione è che con “la Cultura si mangia!”.

Il Paradiso Jazz Festival, iniziativa del Circolo, ne è un esempio. Evento sostenuto in parte dalla Regione Emilia-Romagna ha visto avvicendarsi sul palco i più grandi musicisti del mondo che si sono esibiti in Sala Paradiso a partire dal 24 gennaio 2008, con lo storico spettacolo di Archie Shepp al quale sono seguiti nomi che hanno reso il Festival e quindi anche l’Associazione celebre in tutta Italia. Ma non è la sola iniziativa internazionale del Circolo in pericolo! D’obbligo citare anche il Reno Folk Festival che chiama a raccolta giovani danzatori con la passione per i balli folk da tutta Europa per cinque giorni nel mese di giugno, attività di nuovo felice inserimento tra quelle più tradizionali del Circolo. Senza contare le tante serate da ballo in Sala Paradiso e nella nuova Sala 77 dei più svariati generi. Un nuovo modo di intendere la cultura popolare e la socialità fra i cittadini che per funzionare non sempre richiede l’intervento pubblico ma che trae beneficio economico proprio mettendo in campo queste idee anche nell’attività commerciale “in alternativa all’industria culturale speculativa”, come recita lo Statuto dell’Associazione. 

Questo patrimonio della comunità non può andare perso a causa di chissà quale modo di intendere la pratica politica che proprio non collima con quanto sopra descritto. Lo affermiamo convintamente e ci auguriamo che le nostre voci vengano ascoltate.


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