Isabella Conti: sono a fianco dell’Arci Paradiso

«La protesta civile e solidale messa in atto il 31 gennaio dai lavoratori di un centro cruciale per il welfare comunale evidenzia il fatto che il caro bollette mette in ginocchio famiglie, imprese, enti locali e associazioni che sono un baluardo di assistenza. Prevedendo la crisi come Comune avevamo messo in campo 150mila euro ma non possono bastare. Serve un intervento del Governo. Le Istituzioni, ora, devono dimostrare di essere all’altezza della qualità umana dei cittadini che rappresentano»

di Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena


La crisi tra Russia e Nato sta avendo ripercussioni dirette sulla quotidianità, a riprova del fatto che gli equilibri geopolitici rappresentano un punto nevralgico per la sopravvivenza della tenuta sociale e democratica di tutti i Paesi coinvolti. L’aumento esponenziale del costo del gas e dell’energia sta già mettendo in ginocchio famiglie e imprese, enti locali e realtà associative che da sempre, nel nostro Paese, rappresentano un baluardo di assistenza e convivenza civile.

La serrata di Arci Paradiso, lunedì 31 gennaio (“Bollette che inferno. Il “Paradiso” chiude per protesta”), si inserisce in questo contesto di nuove difficoltà che, a partire dalla crisi di relazioni internazionali, si ripercuotono inesorabilmente sulla vita della nostra comunità. Già nel settembre 2021 sapevamo che saremmo arrivati a questo punto, tanto che durante la campagna per le elezioni amministrative di Bologna, con la lista “Anche tu Conti”, organizzammo un flash mob per sensibilizzare politica e cittadini su questo tema che, come immaginavamo, sarebbe esploso con violenza. Da amministratrice pubblica, il primo pensiero è stato rivolto alle famiglie che avrebbero subito un aumento esponenziale delle bollette e che avrebbero dovuto affrontare un ulteriore, preoccupante, impoverimento dopo la crisi pandemica e le sue conseguenze in termini di occupazione e reddito.

Per questa ragione mi misi al lavoro predisponendo un fondo di 150mila euro del Comune di San Lazzaro, al fine di sostenere i cittadini in fascia grigia nel pagamento delle utenze. Avevamo previsto che il Governo si sarebbe attivato nei confronti di coloro che rientrano nelle cosiddette fasce nere – persone con redditi Isee sottosoglia, in gran parte già seguite dai servizi sociali dei Comuni – ma sapevamo anche che non sarebbe stato sufficiente. Quando parliamo di nuove povertà, infatti, non possiamo non considerare le tante persone che fino a qualche anno fa potevano provvedere ai propri bisogni in modo autonomo ma che oggi si ritrovano con l’acqua alla gola senza alcun aiuto.

Per le istituzioni e gli enti locali, la perimetrazione di questa parte crescente della popolazione non è affatto semplice, ma in questi ultimi anni abbiamo iniziato un lavoro meticoloso per individuare criteri oggettivi che potessero definirla con un discreto margine di puntualità. Ciononostante, la serrata di Arci evidenzia un altro risvolto drammatico sul quale il Governo nazionale deve assolutamente intervenire e deve farlo sotto due profili: da un lato prevedendo un piano di risorse straordinario per ridurre l’impatto del rincaro e dall’altro impegnandosi in attività diplomatiche per contribuire a disinnescare la pericolosa escalation di tensioni tra Russia e Nato. 

Il grido di dolore di Arci è significativo sotto diversi aspetti. In primo luogo perché è lo stesso che ci troviamo a lanciare anche noi come amministratori pubblici: in un comune di modeste dimensioni come San Lazzaro, assistiamo ad un aumento della spesa corrente di circa 250mila euro, ma un Comune come Bologna preventiva diversi milioni ed è evidente che con tali previsioni rischiamo davvero di non essere in grado di mantenere inalterato il livello dei servizi. In secondo luogo, e soprattutto, Arci rappresenta un presidio indispensabile per la nostra comunità poiché attraverso le attività che svolge quotidianamente ci aiuta a contrastare solitudine e alienazione delle fasce più fragili, affianca il Comune in percorsi di assistenza e inclusione sociale: è a tutti gli effetti un pilastro del welfare cittadino in un’ottica di efficace sussidiarietà.

Arci ha visto le proprie utenze passare da 20mila euro a oltre 50mila ed è evidente che dopo due anni di pandemia, in cui tutte le attività ricreative sono state inibite, un tale incremento di spese significa mettere a repentaglio il futuro di una intera comunità: sia per i posti di lavoro che Arci garantisce che per le attività sociali che fino a oggi ha sempre proposto.

C’è poi un altro aspetto che non possiamo dimenticare, ed è il tipo di protesta che questa realtà ha saputo, ancora una volta, mettere in campo: generosa, civile, intelligente e – in fondo – commovente. Quando sono arrivata al circolo per portare la solidarietà non solo dell’Amministrazione di San Lazzaro ma di tutta la cittadinanza, ho trovato i tanti lavoratori e volontari in silenzio, con occhi preoccupati ma carichi di dignità e orgoglio.

Ho trovato persone intente a servire piatti di pastasciutta gratuitamente – “un piatto di pasta per dire Basta!” – perché Franco Fanizzi e tutti coloro che animano questa realtà preziosa, sanno bene quante persone ogni giorno si rivolgono a loro per un pasto caldo e si sono preoccupati, pur nella difficoltà, di non far mancare aiuto a chi ne avesse bisogno.

Perché oltre alla geopolitica, oltre al doveroso e non più rinviabile intervento del Governo, oltre la Russia e la Nato, ci sono le Persone, quelle che sanno reagire alle tensioni e ai problemi con messaggi costruttivi, senza perdere l’umanità, senza lasciarsi trascinare in una rabbia distruttiva e disgregante. 

Oltre gli accordi internazionali, ci sono le comunità umane che si adoperano, resistono, collaborano.

Le Istituzioni, ora, devono dimostrare di essere all’altezza della qualità umana dei cittadini che rappresentano.


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