Ha la delega ai quartieri e all’immaginazione civica ed è convinta che tutte le cose più difficili si facciano meglio insieme ai cittadini
di Barbara Beghelli, giornalista
In ufficio dalle otto e un quarto, alle sette di sera è ancora lì, pronta per l’ultima riunione della giornata. Normale per chi amministra la res publica: infatti lei, Erika Capasso, non fa una piega. Trentatré anni, laureata in cooperazione internazionale e dottoranda in sociologia dei processi culturali, macina riunioni su riunioni, progetti e programmi, tanto entusiasmo, ma anche piccole pause di riflessione, soprattutto quando si racconta.
È fermamente convinta che la politica debba essere al servizio della gente, dunque le ‘sue’ deleghe parrebbero nelle giuste mani: quartieri e immaginazione civica, di cui forse più di un bolognese non ne afferra il reale concetto, ma su cui tanto si spende la nostra amministrazione pubblica.
L’esperienza della giovane Erika inizia nel 2011, come volontaria per la campagna elettorale di Merola, ma mentre prosegue gli studi inizia a collaborare con Elly Schlein, anche se il suo pallino, la sua grande passione rimane la politica migratoria, tanto che nel 2017 fonda una Ong, la Hayat Onlus. E così inizia a volare in Anatolia, a Gaziantep, metropoli al confine con la Siria, più o meno ogni tre mesi.
Che lavoro faceva in Turchia?
“Coordinavo il centro per donne e bambini siriani: quando sei in quei luoghi martoriati e dove la vita può essere impossibile, ti occupi un po’ di tutto: supporto psicologico, attività di ogni tipo per i più piccoli, anche giocare con loro e insegnargli a disegnare. Purtroppo ho smesso di fare avanti e indietro due anni fa per via della pandemia, ma conto di tornarci appena possibile; la onlus continua a operare e io continuo ad immaginarmi in giro per il mondo, se e quando potrò”.
Passiamo al lavoro odierno, anche se è solo agli inizi di questa esperienza, impressioni?
“Sono molto contenta. La vita politico-amministrativa è ‘complessa’ ma mi sta piacendo”.
Com’è nata la sua esperienza politica, qual è stata la scintilla?
“In realtà è stato proprio il sindaco Lepore a contattarmi a inizio del 2020: mi ha chiesto di dargli una mano per lavorare sul ‘noi’. Io però mi sono innamorata della politica al liceo: quando mi immaginavo in giro per il mondo come volontaria”.
Arriviamo alle deleghe di competenza, i quartieri: come si rilanciano? Sommersi dalla burocrazia e poco partecipati. Non saranno troppo grandi?
“Credo che i quartieri attuali siano molto vasti rispetto al passato, ma va detto che le loro funzioni non sono esattamente quelle immaginate a suo tempo dal fondatore Ardigò, la cui visione è peraltro tuttora assolutamente attuale. Oggi i sei quartieri della città esprimono le forme della rappresentanza politico-istituzionale e non della partecipazione, che però ha avviato una ripresa di ispirazione ‘ardigoiana’ seguendo il modello dei piani di zona”.
Interpreta criticamente la riforma dei quartieri del 2016?
“Non direi, da quel momento è stato sempre più reintrodotto un ampio protagonismo della cittadinanza: dal punto di vista strutturale, poi, il quartiere è divenuto il centro della vita dei cittadini in termini di costruzione di comunità. Ne sono testimonianza diretta i servizi che forniscono, la promozione di nuovi luoghi di aggregazione. È attualmente in atto la riforma delle Case di Quartiere che conta 32 luoghi per la comunità, non 6, presenti in ogni zona, più il bilancio partecipativo e i patti di collaborazione. Sono tutti strumenti trasversali che vengono utilizzati con la suddivisione della città in zone demografiche, bacini di circa 10.000 persone”.
Può anticipare qualche idea che bolle in pentola?
“Cercheremo di raccontare e condivideremo al massimo le scelte politiche dell’amministrazione attivando la collaborazione con i cittadini, la comunità, le imprese e il mondo della ricerca. Comunicandole al meglio e di più. La partecipazione non sarà, insomma, una delle azioni di questo mandato bensì il suo metodo diffuso e trasversale: io personalmente sono assolutamente convinta che tutte le cose più difficili si facciano meglio con i cittadini, quel che si traduce con la cooperazione di prossimità”.
Photo credits: Max Cavallari
Ottimo
Faccio i miei più sentiti auguri di buon lavoro alla Drssa Capasso. Il tema partecipazione dei cittadini è sicuramente molto importante, molto presente nei programmi e nella narrazione politica quanto carente nella realtà amministrativa pubblica.
Probabilmente è necessario anche un maggior impegno e partecipazione dei cittadini, a sua volta condizionato dal grado di accessibilità alla partecipazione. Le auguro di riuscire a promuovere condizioni di maggiore accessibilità alla partecipazione e che ciò attivi un meccanismo virtuoso di maggiori livelli di partecipazione dei cittadini
Augusto cavina