A Bologna purtroppo prende casa TikTocqueville

Tirannide della maggioranza? Forse siamo in piena dittatura dell’uguaglianza. In nome del diritto di parola assicurato a chiunque dai social network si è scatenata una guerra “tutti contro tutti” in cui tanto minoranze di livello morale elevato quanto gruppetti di facinorosi ottengono dai nuovi padroni della Rete spesso più visibilità e spazi della maggioranza uscita dal voto popolare. E ogni ruolo pubblico è sottoposto ogni giorno al linciaggio. I contrappesi alle maggioranze il sistema li assicura. Dalle gogne algoritmiche non c’è difesa

di Giampiero Moscato, direttore cB


Ma davvero a Bologna, più che nel Paese, si sta affermando una “tirannide della maggioranza”? È uno dei pericoli della democrazia che preoccupavano il filosofo e giurista francese Alexis de Tocqueville. Il rischio che stia accadendo a casa nostra è stato ventilato nell’articolo “A Bologna Tocqueville non è di casa”, poi ripreso in altri interventi. Cito solo l’amico Angelo Rambaldi perché è lui ad aver posto un tema così serio da fargli chiamare in ballo addirittura un gigante del pensiero liberale progressista.

Il padre della nascente sociologia aveva ipotizzato il rischio che il sistema nato dalla Rivoluzione statunitense – che stava studiando in comparazione con quello che accadeva in Francia dopo l’altra grande rivoluzione di fine ‘700 – producesse un predominio assoluto: chi vinceva le elezioni avrebbe potuto esercitare un predominio sul potere Legislativo quando già l’Esecutivo era espressione succube della stessa maggioranza che aveva pure il potere di nominare i vertici del potere Giudiziario. Roba da rottamare quel bilanciamento e quella separazione dei poteri che sono alla base dello Stato di diritto, secondo i principi del barone Montesquieu e dello stesso visconte Tocqueville. Il quale passò alla storia anche per il valore che, nell’ottica di una democrazia compiuta, attribuiva al principio di uguaglianza, all’epoca molto più forte in America che in Europa, in cui la nascita rendeva terribilmente diversi gli individui e quasi impossibili i percorsi di emancipazione.

Ecco, leggendo Rambaldi mi rendo conto che il fondo del suo spaventato ragionamento è che l’asserita assenza dei principi di Tocqueville, nella sinistra di governo bolognese (tutto a suo dire si muove all’ombra di Palazzo d’Accursio), non solo non ha liquefatto il centro (senza il quale magari sotto le Due Torri la sinistra governa ma a livello nazionale «non può battere la destra») ma al contrario ha rafforzato la «proposta riformista» che, in qualche modo, nello scontro interno al Pd è stata esclusa da tutto.

Non voglio contraddire il ragionamento. Piuttosto mi preme sottolineare come le maggioranze (nonostante i timori statunitensi del filosofo francese) si è poi visto che si possono mandare a casa, se e quando se ne è capaci (citofonare Trump!). Ma soprattutto sembra che, non solo a Bologna, chi vince a mani basse le elezioni governa finché ha una maggioranza e fa il suo spoil system. Che, ovunque, lascia a molti un forte amaro in bocca e dubbi di opportunità. O vogliamo dire che a Roma con la Raggi o in Regione Veneto con Zaia non sia successo così? Ma soprattutto: cosa vi è di strano in questo?

Quanto all’atteggiamento cortigiano, davvero non lo colgo così diffusamente. Noto piuttosto che, dalla stessa maggioranza di Palazzo d’Accursio e dall’interno del Pd, siano tante le mosse in dissenso (il Cantiere ha pubblicato molte voci dissonanti) con le scelte del sindaco Matteo Lepore e della neosegretaria provinciale del Pd Federica Mazzoni. Chi si sente rappresentato da loro, però, ha lo stesso diritto dei dissenzienti di aderire convintamente. Senza per questo essere “cortigiano”. E non è colpa della maggioranza se la minoranza è senza appeal, divisa, inconcludente se non addirittura inesistente.

Piuttosto preoccupa che, ai tempi dei social network – che hanno dato meritoriamente la parola a tutti ma hanno anche innescato una guerra “tutti contro tutti” nella perversa logica delle 180 battute – siamo in pieno pericolo della “dittatura dell’eguaglianza”. In piena era algoritmica mi sembra più preoccupante che tanto minoranze di livello morale elevato quanto piccoli gruppi di facinorosi ottengano spesso più visibilità e maggiori spazi sulle reti sociali della maggioranza uscita dal voto popolare.

Non c’è atto di un nome che conti nei ruoli della cosiddetta separazione dei poteri (di destra, centro e sinistra) che non sia sottoposto al linciaggio social. Insomma, a me spaventa un po’ che, a Bologna come nel mondo, abbia preso casa TikTocqueville al posto di quello che, per Rambaldi, non abita più qui e che è invece ancora assicurato da un sistema che i contrappesi li prevede eccome. 


4 pensieri riguardo “A Bologna purtroppo prende casa TikTocqueville

  1. Citare ancora le previsioni di Eco forse è scontato ma aveva proprio ragione; nonostante ciò (Rambaldi se ne faccia una ragione) i contrappesi ci sono e contano, a volte fin troppo!

  2. Articolo condivisibile. Non mi ero accorto da cittadino bolognese di vivere in un regime di tirannide… quello che mi preoccupa sono i prezzi che corrono in alto, non il Sindaco, a cui un consiglio comunque lo darei: molli qualche delega che si è avocato a sè

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