L’attuale tracciato, progettato dall’ingegnere Enrico Brunetti Rodati, fu costruito in previsione della visita di Papa Pio IX, che nel 1857 risiedette per due mesi a Bologna, nel convento di San Michele in Bosco. Tre anni dopo, caduto il Governo Pontificio, toccò a Vittorio Emanuele II percorrere la stessa strada
di Angelo Rambaldi, Bologna al Centro – L’Officina delle Idee
Via Alessandro Codivilla è una delle migliori realizzazioni urbanistiche del periodo della “Restaurazione” (1815 – 1859), il cui merito è del progettista Enrico Brunetti Rodati.
L’attuale via Codivilla si inserisce mirabilmente, e non era affatto scontato, fra la parte del poggio collinare che sale da poco oltre le mura – oggi ci sono i viali – e la parte in cui il colle da lieve pendio si alza con forte pendenza verso la chiesa di San Michele. La strada si stacca da via San Mamolo e dopo 800 metri, dove la sinuosità del tracciato maschera il proprio declivio, giunge all’ex Convento e alla chiesa, 135 metri sopra il livello del mare.
Brunetti Rodati era un ingegnere, direttore tecnico del Comune di Bologna. Fece altri lavori, il più conosciuto dei quali è il sostanziale rifacimento di Porta Saragozza, in questi giorni in via di restauro. Come è noto e visibile, a Bologna c’è una selva di palazzi restaurati tra Otto e Novecento tutti con merli ghibellini, quando in realtà nel Medioevo Bologna fu sempre una città guelfa. Questa scelta “ghibellina” è dovuta al fatto che la borghesia post risorgimentale si inventò un Medioevo che era vero solo nelle proprie fantasie. Ma Brunetti Rodati, per il restauro “romantico” di Porta Saragozza, scelse i merli guelfi.
Con il ritorno dell’amministrazione pontificia, caduto Napoleone nel 1815, si era fatto un primo restauro del complesso monastico di San Michele, che divenne la sede del “Commissario Pontificio delle quattro legazioni”, una sorta di governatore ecclesiastico di Bologna, Ferrara e la Romagna. Negli anni ’50 dello stesso secolo, in previsione di una visita di due mesi di Papa Pio IX, si fece impellente la necessità di costruire una strada degna di questo nome, in modo che il pontefice potesse più facilmente raggiungere la sua residenza, appunto San Michele in Bosco. Fu l’allora Commissario Pontificio Grassellini a incaricare Brunetti Rodati di progettare un nuovo accesso all’antico convento.
A quel tempo l’unico accesso carrabile era una stradina angusta che da via Castiglione arrivava fino in cima, l’attuale via Putti. Sul versante di via San Mamolo vi era invece un tracciato pedonale, che seguiva la condotta d’acqua proveniente dalla fonte di via Remonda e, dopo aver scavalcato il vallone dell’Aposa, si congiungeva con via San Mamolo. I lavori per la realizzazione di via Codivilla furono ultimati in tempo, e Pio IX fu assai soddisfatto della sede che gli era stata assegnata per la sua permanenza bolognese. La salita era affrontata da carrozze con tiro a sei cavalli.
Finito il Governo Pontificio nel 1859, il primo maggio 1860 giunse in città Vittorio Emanuele, primo Re dell’Italia unita. Anche lui, seppur solo per un giorno e una notte, prese residenza a San Michele in Bosco. Si può quindi dire che nell’antico convento avvenne l’ultima “recita” del vecchio mondo, con la presenza di Pio IX del 1857, e la prima recita del nuovo, con la visita di Vittorio Emanuele, tre anni dopo.