Nulla di strano, e non è una novità, nel fatto che Palazzo d’Accursio stanzi 2.500 euro per iscrivere un collaboratore del sindaco a un master in “cerimoniale, galateo ed eventi istituzionali”, di cui ha scritto un giornale. Quel corso esiste da vent’anni. Il racconto dell’ex Sindaco di San Lazzaro, che mandò a studiare alla Sapienza di Roma due persone dello staff: «La qualificazione del personale imprime dignità ai ruoli pubblici». In quegli anni quel Comune da “paese” si trasformò in città
di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico
Su Repubblica, in data 13 febbraio (qui l’articolo), si legge che il Comune di Bologna stanzia per un componente del Gabinetto del Sindaco una certa somma, 2.500 euro, per abilitarlo a diventare “cerimoniere”.
Non è una novità. E ha un senso concreto. D’intesa con la Presidenza del Consiglio, da molti anni, alla Sapienza si tiene un master di primo livello in “cerimoniale, galateo ed eventi istituzionali”. La qualificazione degli operatori pubblici non è uno “sfizio”. È un modo, non marginale, per imprimere dignità ai ruoli pubblici anche a livello degli enti locali, dei Comuni che hanno contatto diretto sia con le Istituzioni che con i cittadini. Tant’è.
Il sottoscritto, quando era sindaco di San Lazzaro di Savena e aveva incarichi di vertice all’Anci (vent’anni fa circa) scoprì questo Master e decise di farlo frequentare alla funzionaria delegata a gestire l’ufficio del sindaco e alla responsabile degli usceri. San Lazzaro, pur amministrato bene da sempre, era un “paese” che non curava in modo adeguato “la forma istituzionale”. Decise inoltre, quel sindaco, di approfondire il tema della araldica e scoprì che, da “paese”, San Lazzaro poteva diventare “città”. E così fu con decreto della Presidenza del Consiglio. Contestualmente lo stesso fece Giacomo Venturi, il compianto sindaco di Zola Predosa, che pure da paese divenne città.
Vent’anni fa, nell’idea di aprire, anche a livello istituzionale, una prospettiva di pari dignità istituzionale, si fecero scelte lungimiranti. In tema di “cerimoniale” e di passaggi successivi. C’è sempre un “prima” al quale poi segue un “dopo”. Questo sottolineo per amore di verità. Sia a livello urbanistico, con il grande Campos Venuti, sia a livello istituzionale più di vent’anni fa si gettarono le premesse della “città” metropolitana per reinterpretare il rapporto città-campagna. E prima ancora ci furono Guido Fanti e il Cardinale Giacomo Lercaro che anticiparono scelte di una Bologna extra moenia che furono poi interrotte.
Guardiamo sì in avanti ma il passato non lo si può cancellare con un pretenzioso “tratto di penna”; e chi scrive sa quel che scrive. Senza rimpianti, non dimenticando però che “il futuro ha un cuore antico”. E così dovrà essere anche per il dopo Covid. Con gli auguri più sinceri a quanti sono impegnati ad amministrare senza il conforto della metà potenziale di elettori ed elettrici.
Photo credits: Mitko Denev (CC BY-NC 2.0)
Grazie. Questa preziosa testimonianza — che è documento e fonte — pone il tema del “rito” dentro le istituzioni democratiche. Un tema di grandissima portata che guarda, tramite il campo del simbolico, al bagaglio linguistico e di pensiero della pedagogia, dell’educazione civica, e alla grande domanda biblica del come si fa a fare quel suolo fertile di “consuetudini” che caratterizza la base del consorzio sociale civile. Dovrebbe essere sotto l’occhio di tutti gli osservatori attenti e con un minimo di strumenti il fatto che abbiamo smarrito l’ethos, e cerchiamo (come apprendisti stregoni — non affrontiamo qui il discorso della malafede, cioè la cara vecchia “questione morale”) di ricostituire quel suolo fertile scrivendo e riscrivendo regole. Siamo nel puro delirio.
Forse questo intervento ci può fare ragionare, a partire dal vuoto che indica, su alcune cose che sembrano dettagli, ma che arrivano a toccare il cuore.
Ancora grazie ad Aldo Bacchiocchi, anche per dare continuità di osservatore e interlocutore.
Gabriele Via