Municipi sociali in piazza contro il carovita: da città solidale a città in movimento

Sabato 19 febbraio ore 15 a Làbas un’assemblea per tornare in piazza in tantə. Lottare contro l’aumento dei prezzi significa lottare per una vita migliore

di Cristopher Ceresi, Municipio Sociale Tpo


Un’assemblea pubblica delle reti dei municipi sociali di Bologna per dare un nuovo segno alla nostra pandemia e per fare un salto di fase della movimentazione sociale, un “salto di specie” direbbe qualcuno, per entrare nel nuovo mondo come protagonisti e non più come invisibili.

Da due anni nei municipi sociali (Làbas, Tpo, OffSide Pescarola) si è aperta una ricerca intorno alle pratiche mutualistiche. In ogni momento critico queste realtà hanno risposto, mai adagiandosi sulle posizioni ottenute o conquistate.

Durante il primo lockdown le staffette alimentari partigiane hanno dato un contributo alla grande solidarietà espressa nei primi mesi di emergenza sanitaria. Bologna con il Covid viene vista e vissuta come città della solidarietà. Nascono i municipi sociali, una forma di organizzazione politica, ibrida e interdipendente, radicata nei territori e nella prossimità sociale, che cerca strumenti di unità e di verticalizzazione, non solo fisici ma anche digitali e interconnessi (vd. municipiozero.it, il server dei municipi sociali), sia sindacali sia politici.

I municipi sociali intrecciano poi le lotte urbane. Lo fanno non appena c’è la possibilità di mettere in comune e dare forza a battaglie specifiche. Intorno alle lotte iconiche dei riders si organizza la solidarietà, si rompono i divieti di zone rosse assurde. Il 7 novembre 2020 entriamo in galleria Cavour insieme ai riders: “La crisi la paghino i ricchi!”. Attivisti, famiglie che partecipano alle Brigate di Mutuo Soccorso, pezzi del lavoro sociale (welfare, sanitario, educativo, digitale) che cercano di ricomporre la propria forza. Emerge una realtà sociale che con le chiusure ha smesso di stare nei centri commerciali e si ritrova nelle piazze portando potenzialità e conflitti, istrionismo aggressivo, esclusione sociale e voglia di essere ascoltati e visti. Sono il frutto, direbbe qualcuno, di anni di apolitica propagandata da tutti i governi, in tutte le scuole dello stivale, almeno dal 2010.

In questi anni Bologna è diventata una delle città più care in Italia, dove una stanza singola in affitto è passata da 250 euro (2011) a 450 euro (2022). Dal novembre 2021 ci viene ripetuto che il costo della vita subirà un aumento. Rincari sull’energia fino al 450%, inflazione che da regolatrice invisibile diventa una visibile bilancia dello squilibrio sociale. Le materie prime scarseggiano in tutto il mondo a causa dei lockdown differenziati e delle crisi nei vari sottosistemi del mercato finanziario. La pandemia ha aperto quel vaso di pandora che è il capitalismo, ha mostrato tutte le sue fragilità e rende palese il rapporto in cui è sempre stato questo sistema. Al limite tra riassestamento e crollo inevitabile, tra crisi e sviluppo. I mercati finanziari si ristrutturano a partire dalle nuove forme del lavoro sociale e digitale, e ne vediamo gli squilibri anche qui.

Bologna è una fucina di forza-lavoro sociale. I lavori sociali più interessanti della città, dalle reti mutualistiche ai progetti di innovazione urbana, dalle cooperative sociali auto-imprenditoriali alle realtà di base, vengono svolti da lavoratori e lavoratrici a chiamata, P. Iva, volontari. Il lavoro di cura svolto nelle case è per la maggior parte gratuito. Le forze-lavoro della città sono in continuo subbuglio per ricercare una vita degna. L’Università è in continua eccedenza di queste forze, tra studenti-lavoratori e ricercatori precari. Si sviluppano processi di ricerca scientifica sempre più decisivi per comprendere e agire nel mondo in cui viviamo (Cineca, Tecnopolo, Centro Meteorologico Europeo), ma che contemporaneamente vivono tutte le contraddizioni urbane. Bologna attrae studenti e ricercatori da ogni parte del mondo. È, a tratti, una città accogliente per i migranti. La forza lavoro di Bologna è ibrida e libera, a partire dal suo ritrovarsi insieme può sperimentare percorsi di emancipazione e di libertà per tuttə.

Nel 2022 ripartono gli sfratti e ripartono i picchetti, ripartono le controffensive delle piattaforme e ripartono le mobilitazioni dei riders. Nelle ultime settimane abbiamo sentito anche la ventata proveniente dalle scuole. Ci dicono che gli spazi classici dell’educazione non bastano più. Le occupazioni parlano di una ricerca di spazi altri, diversi, che facciano emergere le problematiche sotterrate da decenni di neoliberismo e di apolitica, non per ultima la questione dello psicologo di base.

In questo scenario di transizione, nelle prossime settimane succederanno molte cose. Tavoli, contrattazioni, assemblee, iniziative, conflitti su ogni problematica e su ogni linea di disuguaglianza e di sviluppo della città. La scommessa che lanciamo dalle reti mutualistiche dei municipi sociali è grande: coinvolgere decine di persone, ritrovarci in assemblea per tornare in piazza in tantə, trasformare Bologna da città della solidarietà a città del movimento, solo così anche i progetti mutualistici possono sopravvivere e innovarsi.

Lo facciamo a partire dal carovita perché, come dice la parola stessa, l’aumento dei prezzi è un attacco alla vita nella sua totalità, dal salario al welfare, dalla salute alla cultura, dagli spostamenti al rimanere in casa, è un attacco al lavoro sociale in genere. Nelle scuole di italiano, nelle brigate di mutuo soccorso, nelle staffette, negli sportelli di mutuo-aiuto, nei laboratori sanitari, nei sindacati urbani dei municipi sociali è partita la ricerca per un’alleanza che affronti questo tema spaccando di nuovo la linearità del tempo. “Non vogliamo tornare alla normalità”, detto oggi suona come un grido di battaglia per tornare in piazza.

Ci vediamo sabato 19 febbraio alle h. 15 a Làbas! (qui il link dell’evento)


Rispondi