La pandemia ha aggravato i bisogni abitativi. Le sacche di povertà raggiungono livelli molto superiori a quelli precedenti la crisi del 2008-2009 e la situazione peggiora con il caro bollette
di Alessandro Alberani, Presidente Acer Bologna
L’emergenza sanitaria ed economica causata dalla pandemia ha provocato un ulteriore aggravamento dei bisogni abitativi della popolazione più povera. La ricerca che abbiamo commissionato a Nomisma e che è stata presentata il 16 febbraio presso la sede di Acer alla presenza del Cardinale Matteo Zuppi e della vicesindaca del Comune di Bologna, Emily Clancy, ci ha permesso di fare un focus puntuale su questa situazione drammatica, a partire da alcuni dati sulla povertà a livello nazionale.
Le sacche di povertà infatti raggiungono livelli molto superiori a quelli precedenti la crisi del 2008-2009. Rispetto all’anno precedente 335mila famiglie sono entrate in questa condizione (nel 2019 erano 1,7 milioni). Di conseguenza, peggiora notevolmente l’incidenza che sale di 1,3 punti decimali attestandosi al 7,7% (nel 2019 era del 6,4%). In maniera coerente aumenta, di oltre un milione, anche il numero degli individui in povertà, assestandosi a oltre 5,6 milioni di individui (9,4% da 7,7% del 2019), ovvero quasi 1 persona su 10. Sono numeri eloquenti rispetto alla situazione presente, ulteriormente aggravata nel frattempo dal caro bollette.
Ma qui vorrei segnalare subito come la condizione di affitto sia particolarmente incidente sul fenomeno della povertà. I dati Istat mostrano come l’incidenza di povertà assoluta in Italia varia a seconda del titolo di godimento dell’abitazione. La quota di famiglie povere in affitto (866mila) rappresenta ben il 43,1% di tutte le famiglie povere (circa 2 milioni), mentre sul totale delle famiglie residenti, le famiglie in affitto rappresentano solo il 18,3%.
L’emergenza sanitaria ha fatto sentire i suoi effetti anche sul nostro territorio. La ricerca di Nomisma rileva un aumento sensibile del numero di persone che hanno presentato domanda di un alloggio di edilizia residenziale pubblica: contrariamente alla tendenza degli ultimi anni, tra il 2018 e il 2020 il numero di persone coinvolte nei nuclei familiari richiedenti è aumentato dell’8%. Si segnala che tra il 2015 e il 2018 tale dato era diminuito del 9,6%. Sono dati di una tendenza che non potrà che aggravarsi, in quanto i più poveri, quelli che non hanno risorse per accedere ad altre forme di locazione, si rivolgono alle graduatorie della casa popolare.
Se spostiamo l’angolo di osservazione dagli aspiranti ad avere una casa pubblica a coloro che già vi abitano, la ricerca Nomisma ci fornisce un quadro di fragilità sociale ugualmente preoccupante in particolare per quanto riguarda l’incidenza della popolazione anziana, molto più alta di quella registrata a livello di Città Metropolitana. Evidenzio soltanto che il 18,6% degli assegnatari vive all’interno di nuclei in cui sono presenti anziani ultra-80enni senza assistenza, mentre il 13% in nuclei con componenti seguiti dai servizi sociali. E poi c’è la questione reddituale: nella fascia “protezione” è compresa circa la metà degli assegnatari (46,9%), cioè di coloro che dichiarano un Isee fino a € 7.500.
Queste persone come riusciranno a sopportare l’aggravamento dei costi delle utenti e dei servizi di riscaldamento che abbiamo rilevato nelle ultime settimane? I nostri uffici addetti alla morosità non possono che restituirci una fotografia del progressivo deterioramento della condizione economica delle famiglie assegnatarie che faticano a pagare il canone e le utenze. Per il momento il sistema tiene ma in futuro? Il fenomeno della morosità è fortemente correlato al tema del disagio sociale. Tra i nuclei morosi infatti 1 su 4 (25%) riguarda nuclei con almeno un componente seguito dai servizi sociali. A Bologna in particolare il dato sale al 27,3%.
Nomisma in questa ricerca ci ha aiutato a capire che oggi le politiche abitative e le politiche sociali sono parte di un sistema integrato di welfare e vanno analizzate di concerto in modo da migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema nel suo complesso, anche introducendo elementi innovativi, proprio a partire dai servizi abitativi. Per questo motivo negli ultimi anni abbiamo intensificato il nostro impegno, stipulando accordi e protocolli con soggetti pubblici e privati, per rispondere con contributi economici al fenomeno della morosità incolpevole e con altre azioni di mediazione e accompagnamento sociale ad altri bisogni sociali degli abitanti delle case popolari, in particolare i più fragili.
Un articolo molto interessante con dati puntuali che fotografano una situazione grave e che purtroppo non può stupire ma allo stesso tempo induce a chiedere alla politica di rafforzare le misure contro la povertà sul fronte degli aiuti economici e sociali. La stessa ACER governata da Alessandro Alberani ha dimostrato azioni decisive per cancellare lo scandalo di decenni di tolleranza verso molti abusivi e non aventi diritto alla casa popolare che impedivano a molti che il dritto lo avevano di poterlo esercitare. E agendo a favore delle persone invalide con interventi edilizi appropriati. Nuove risorse ad ACER sono dunque necessarie, utilizzando per esempio il doveroso ripristino della tassazione dei dehor.
Opportuno bravo