Sindaco e questore, la ricerca di un modello per rispondere al disagio giovanile

Due messaggi che si integrano: riconoscimento della cittadinanza ai ragazzi stranieri nati sotto le Due torri e prevenzione contro le provocazioni violente e le risse

di Aldo Balzanelli, giornalista


Le polemiche di questi giorni rischiano di oscurare un fatto concreto: Bologna sta sperimentando spezzoni di un modello che tenta di rispondere al disagio crescente degli adolescenti contemperando prevenzione dei comportamenti devianti e offerta di integrazione e inclusione. Doveri accompagnati da diritti insomma.

Cosa rappresentano se non questo le iniziative del sindaco Lepore e del questore Fusiello? Due messaggi che si integrano: riconoscimento della cittadinanza ai ragazzi stranieri nati sotto le Due torri e mano ferma contro le provocazioni violente e le risse.

Bisogna che ce lo diciamo, anche se non è politicamente corretto: molti dei problemi che si sono proposti negli ultimi mesi nelle vie del centro storico nascono prevalentemente da comportamenti aggressivi di ragazzi stranieri o di seconda generazione, spesso in arrivo da Comuni dell’hinterland. E non è un problema soltanto di movida notturna. È sufficiente passeggiare nella “T” durante i weekend per incontrare gruppi di ragazzini “in cerca di guai”, a caccia di un pretesto per affermare la propria identità a suon di botte, facendosi scudo della minore età. È un fenomeno che non riguarda soltanto Bologna, basta leggere le cronache dei quotidiani, ma sarebbe sbagliato minimizzare, far finta di non vedere, aspettando il fatto eclatante per cominciare ad occuparsene.

Per questo le iniziative di Comune e Questura devono essere lette con una lente comune. Non si può pensare di affrontare il fenomeno del disagio di queste fasce giovanili con la semplice repressione. È giusto far capire alla minoranza violenta che questo genere di comportamenti non sono e non saranno tollerati e da questo punto di vista il “messaggio” veicolato attraverso la richiesta di documenti con relativa fotografia rappresenta un convincente strumento di prevenzione e dissuasione.

Ma se ci limitassimo a questo otterremmo scarsi risultati. Anzi, probabilmente si contribuirebbe ad accentuare il senso di estraneità alla comunità che è alla base dei comportamenti aggressivi. Ecco perché la “forzatura” sulla cittadinanza onoraria voluta da Lepore assume un valore al di là del segnale mandato al governo nazionale e al Parlamento. È un modo per dire a questi 11mila ragazzi, che rischiano di sentirsi ai margini, “siete dei nostri”, vogliamo riconoscervi gli stessi diritti dei vostri coetanei, ma riflettete sul fatto che avete anche gli stessi doveri.

Non illudiamoci, né le “schedature” né la cittadinanza onoraria risolveranno il problema del disagio giovanile, soprattutto quello degli immigrati di seconda generazione. È un tema complicato, con il quale stanno facendo i conti tutte le grandi città. Ma qui intanto qualcosa si è mosso, un percorso è stato avviato, le istituzioni hanno trovato modi e tempi per collaborare. E questo è già un buon inizio.

Photo credits: Ufficio Stampa del Comune di Bologna


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