Dalle Sardine alla piazza per l’Ucraina: cosa racconta la giornata di ieri?

Il popolo che si è ritrovato spalla a spalla ieri sul Crescentone è pressoché identico a quello di due anni fa. Militanti di partito, associazioni, collettivi, cittadinanza attenta e vigile. E questo è il segno che non ci si è dispersi, anzi che si è continuato a camminare insieme

di Mattia Santori, consigliere comunale


Ogni piazza racconta qualcosa. E più la partecipazione è numerosa, più vi sono spunti di analisi. Ieri a Bologna si è svolta una manifestazione dai numeri straordinari, che a molti ha ricordato quella delle sardine di due anni fa, quando il Covid non esisteva e l’Europa dormiva apparentemente sonni tranquilli. Io c’ero in entrambe, ma ieri mi sono concesso il lusso di osservare e prendere appunti, che condivido con voi.

Non è una piazza di destra

A differenza della pace, che si dice non abbia colori politici, ogni piazza, che piaccia o no, fa una precisa scelta di appartenenza tra i valori della destra e quelli della sinistra. La piazza di ieri era di sinistra per diversi motivi.

Primo: gli interventi. La scaletta prevedeva cariche istituzionali, certo, ma a ben vedere il microfono è passato di mano tra esponenti di Pd, Coraggiosa, Anpi, Cgil, comunità islamiche. 

Secondo: le presenze. Il popolo che si è ritrovato spalla a spalla ieri è pressoché identico a quello delle sardine di due anni fa. Militanti di partito, associazioni, collettivi, cittadinanza attenta e vigile. E questo è il segno che non ci si è dispersi, anzi che si è continuato a camminare insieme.

Terzo: le assenze. Per motivi del tutto diversi, ieri non c’erano esponenti della destra cittadina. Chi per opportunità politica (vedi FdI, che non aderirà mai a una piazza co-convocata dal sindaco), chi per decenza (vedi Lega, il cui camaleontico leader politico ha più volte espresso apprezzamenti per Putin), chi per netta contrarietà (sembrerà strano a noi che siamo pacifisti, ma il sovranismo se portato all’estremo giustifica l’attacco per legittima difesa). Da sottolineare la presenza di esponenti della lista “Bologna Ci Piace”, che pure siedono nei banchi dell’opposizione, a conferma che il civismo di Battistini non era solo di facciata.   

Una convocazione politica

A differenza delle sardine, in cui la politica era talmente avvilita da non apparire credibile, nella piazza di ieri la convocazione “politica” ha giocato un ruolo di primo piano. Per quanto, infatti, la chiamata ufficiale provenisse dal Portico per la Pace, non vi è dubbio che l’appoggio del primo cittadino Matteo Lepore e il supporto di diverse sigle politiche e parapolitiche abbiano influito sul successo in termini di numeri e contenuti.

Questo è forse il segnale di cambiamento più marcato. Non serve più mascherarsi da sardine o da tonni, basta saper fare politica e riempire i vuoti prima che li riempia la sfiducia o qualcun altro. Ieri c’era bisogno di dare voce a un sentimento di ripudio contro la guerra e di solidarietà al popolo ucraino. Bologna anche su questo è stata in grado di fare un balzo in avanti. Sembra poco ma è tantissimo.

Lo strano ruolo del mondo dello spettacolo

La scena che più mi ha fatto riflettere è stato l’intervento musicale di Gianni Morandi, la cui presenza rassicurante ha caratterizzato la serata e restituito un retrogusto di umanità in più. «E che c’azzecca il Gianni nazionale a parlare di pace?», direbbe qualcuno. Beh, io credo che il mondo dell’arte sia FONDAMENTALE in qualsiasi battaglia politica, come è fondamentale qualsiasi cerniera in grado di richiudere quella breccia che spesso si apre tra cittadini e politici.

Ai tempi della prima piazza delle sardine chiedemmo a tantissimi artisti di intervenire, di aiutarci a risollevare un popolo che aveva perso riferimenti. Ad eccezione dell’immenso Alessandro Bergonzoni, uno dei pochi che guarda al merito delle rivendicazioni senza curarsi dei numeri delle piazze, nessuno, e dico nessuno, degli artisti che contattammo accettò il nostro invito. La lotta a Salvini era considerata troppo politica e quindi scomoda. Salvo poi aderire in massa quando un mese dopo era chiaro che avremmo riempito piazza VIII Agosto con il più grande concerto gratuito degli ultimi vent’anni. Si parla sempre dei difetti della politica, io credo che anche il mondo della musica e dello spettacolo dovrebbe farsi un esame di coscienza. Perché a cantare contro la guerra siamo bravi tutti, ma le guerre accadono perché qualcuno vota la gente sbagliata, e le chitarre andrebbero rispolverate anche durante le campagne elettorali. 

Le bandiere dei Verdi: una caduta di stile

“Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza” era lo slogan iniziale delle sardine. Il rifiuto dei simboli permetteva un’adesione trasversale e un territorio neutro. In diverse città i “compagni” di Potere al Popolo provarono a sventolare le proprie bandiere ma vennero silenziati dalla folla che si sentiva presa in giro e furono costretti a ritirarle.

Sia chiaro, so bene che la strumentalizzazione politica è necessaria, e non mi stupisco del fatto che ieri molti politici abbiano fatto il proprio lavoro, rivendicano implicitamente la piazza e la propria presenza con una foto sui social o un intervento dal palco. L’ho fatto anche io. Ma mentre in molti sottolineavano e rivendicavano la mancanza di simboli partitici, le quattro bandiere dei Verdi a bordo palco – le sole politiche, in una piazza che vedeva invece giustamente esposte quelle di sindacati, associazioni e realtà del mondo del volontariato – tradivano una disperata ricerca di visibilità politica di cui nessuno sentiva il bisogno.

Il bello delle manifestazioni di massa è che i corpi diventano protagonisti. I partiti politici dovrebbero fare a gara di chi mobilità più corpi. Capisco che in questo i Verdi partano sconfitti in partenza, ma proprio per questo la decenza e l’onestà intellettuale avrebbero imposto di nascondere anche le bandiere. 

Alessandro Bergonzoni e la capacità di “sentire”

Non sto a insistere sull’immensa capacità retorica di Alessandro Bergonzoni. L’ho ascoltato mille volte in mille piazze diverse e i suoi interventi riescono sempre a cogliere nel segno, sempre sensibili e mai banali. Ma tra le tante cose che abbiamo ascoltato ieri in piazza, la frase che mi ha colpito di più è stata la sua, rivolta alle donne ucraine: “vi siete prese cura dei nostri anziani e delle nostre famiglie, noi ci prenderemo cura di voi”. Una frase bella ma che trasuda una verità scomoda. La capacità di mischiare sapori dolci a retrogusti amari è una dote rara. E anche ieri Bergonzoni ha preso per mano la nostra coscienza politica e l’ha portata un gradino più in su.


2 pensieri riguardo “Dalle Sardine alla piazza per l’Ucraina: cosa racconta la giornata di ieri?

  1. La presenza delle bandiere dei Verdi è stata autorizzata, su richiesta dei Verdi, dagli organizzatori della fiaccolata con questo messaggio:
    “Penso che la piazza colorata con tutte le bandiere e gli striscioni rende più ragione della mobilitazione della società civile” .
    In materia di cadute di stile diamo atto a Mattia Santori che con il suo commento ha confermato che è una sua specialità. E gliela lasciamo volentieri

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