Sindaco e cardinale sono i riferimenti non retorici per quanti, in mille modi, manifestano concretamente la loro solidarietà con l’Ucraina. Il ruolo della Fondazione che porta il nome dell’ex primo cittadino
di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico
È lontano ‘anni luce’ il tarlo dell’astensionismo che ha minato la tornata elettorale dell’anno scorso. Da venti giorni ormai tutta la realtà bolognese si è risvegliata per accogliere i bambini e le bambine, con le loro madri, esuli dall’Ucraina aggredita. Con la regia del Comune sono innumerevoli gli episodi che testimoniano l’umanità attiva dei bolognesi. Il sindaco e il cardinale arcivescovo sono i riferimenti non retorici per quanti, in mille modi, manifestano concretamente la loro solidarietà.
Censire gli episodi di ‘accoglienza’ è impossibile ed è un bene. Piazza Maggiore è viva e la Madonna di San Luca è meta di fiduciosi pellegrinaggi. Questo risveglio provocato dall’aggressione violenta e crudele di Putin è positivo e sorprendente.
Bologna, culla di solidarietà, è all’avanguardia. Per non dire del sindaco di Crevalcore, del suo slancio coraggioso ed esemplare. In questo contesto segnali di vitalità provengono dall’Europa, riferimento aperto per l’Ucraina.
Parlando di Europa non è possibile non ricordare Renzo Imbeni, che all’Europa ha dedicato intelligenza ed energie. È stato importante vice presidente del Parlamento Europeo con impegno assiduo. Precursore di David Sassoli, lo si può ben sottolineare.
La sua memoria è custodita dalla moglie Rita Medici che ha dato vita, non senza difficoltà, alla Fondazione Imbeni. Di questa Fondazione il Comune di Bologna è partecipe. Dai drammi odierni deve nascere una nuova stagione per l’Europa; con l’apporto della Fondazione Imbeni questo obiettivo sarà più facile da raggiungere, ne sono convinto. È il mio augurio.
L’ Europa sia protagonista di pace e di dialogo. Anche nel ricordo di Renzo Imbeni.
Molto bene, carissimo Aldo. Ma per essere protagonisti di pace e dialogo, e nel pieno rispetto della lettera e dello spirito della nostra Costituzione, occorre assolutamente non inviare armi nel teatro del conflitto: non essendo confinanti e non essendo alleati né della Russia né dell’Ucraina, ecco che magari il nostro ruolo diplomatico potrebbe avere un senso. Ne convieni? A me pare invece che, a fronte di un Governo guerrafondaio nelle parole e nei gesti, la piattaforma di convocazione della manifestazione bolognese ove tutti sono accorsi non fosse per niente chiara e netta nel dichiararsi contraria all’invio di armi. Se mi permetti questo è gravissimo. Salvo poi ricevere lezioni di pacifismo (e siamo al ridicolo) dal giovane consigliere Mattia Santori su queste stesse pagine.
Ti confesso che, al netto della buona fede dei tanti e dei concreti atti personali e diretti, io resto abbastanza perplesso davanti a questa circostanza. Tu che ne dici?
Gabriele Via