Dal Navile al Savena, i cittadini si organizzano in comitati per opporsi ai progetti dei palazzoni. È il momento di un confronto aperto sull’idea di città futura, sui nuovi assetti urbanistico-ambientali. Una passeggiata in via Scandellara spiega perché
di Achille Scalabrin, giornalista
Dal Navile al Savena, comitati di cittadini bolognesi dicono no alla costruzione di maxi torri a uso residenziale. Equivale a dire sì a una città più a misura d’uomo, a un territorio non brutalizzato.
Non sappiamo come andrà a finire il braccio di ferro tra i cittadini e l’Amministrazione comunale, sappiamo però come è andata là dove non c’è stata ‘opposizione popolare’. Nella zona ovest di via Scandellara, quartiere San Donato/San Vitale, attraverso un progetto di riqualificazione urbanistico-ambientale sono state scaricate dieci maxi torri, pari a un’area edificabile di 13.300 mq, una nuova strada a ridosso della ferrovia Bologna-Portomaggiore ed esattamente sotto le finestre di un asilo nido, di una scuola materna, di una residenza per anziani. In altre parole più cemento, più traffico, più asfalto, più inquinamento. Il tutto in uno spicchio di città in cui a breve anche il Passante andrà a imporre le idee no green di sviluppo urbanistico.
Il progetto di cosiddetta riqualificazione di via Scandellara ha navigato sottotraccia tra il 2010 (giunta Delbono) e il 2016 (giunta Merola), sostenuto dai presidenti di quartiere Simone Borsari e Milena Naldi, per poi trovare in consiglio comunale il sì convinto del Pd, l’astensione di Coalizione civica, il voto contrario di 5Stelle e Lega, l’assenza di Forza Italia.
Progetto che ha scavallato, tra il 2012 e il 2013, cinque incontri promossi da Quartieri, Urban Center e ditta costruttrice nonché proprietaria dell’area con i cittadini (presenza media 30 persone, dovuta alla ridotta intensità residenziale nella zona) e le loro obiezioni. La rimozione di alcune piccole attività inquinanti, la costruzione di nuovi posti parcheggio (circa 80) e di una pista ciclopedonale, la sistemazione di un sottopasso ferroviario, 3.600 mq di verde pubblico (altri 5.800 in via del Tuscolano, tramite perequazione con il costruttore) sono state la ‘compensazione’ a fronte della foresta di cemento, che per nascere chiedeva in ogni caso riduzione di altro verde e abbattimento di alberi.
Delle dieci maxi torri previste (con annessi impianti commerciali), tre sono già visibili, imponenti strutture di 14 piani che marchiano, sconvolgono una zona di campagna urbana in cui lembi di agricoltura storica, vecchie case rurali, villini di inizio Novecento si mescolano a scuole, biblioteca, residenza per anziani e modernità non invasive.
Guardando l’assaggio di questa piccola Manhattan pronta a divorare l’anima di via Scandellara, viene in mente quanto qualche anno fa paventava Piero Orlandi, architetto e collaboratore dell’Istituto Beni Culturali cresciuto alla scuola di Andrea Emiliani, in un saggio dedicato proprio a questa periferia: «Il progetto urbano deve porsi il compito di facilitare, adeguare, manutenere, piuttosto che quello di cancellare e travolgere come purtroppo spesso accade negli interventi di riqualificazione».
Concetti analoghi troviamo nel parere sul progetto espresso dall’Arpae (Agenzia regionale prevenzione ambiente energia): dopo aver definito la zona «un contesto piacevole difficilmente riscontrabile in ambito urbano», osservava che la pianificazione prevista «tende a snaturare la configurazione attuale verso una connotazione di periferia urbana caratterizzata da un’edilizia densa e paesaggisticamente inadatta al contesto (10 torri) che imprime alla zona un carattere anonimo».
Sempre l’Arpae bocciava la nuova strada («risulta difficilmente comprensibile e giustificabile»); definiva «inappropriata la costruzione di edifici molto alti»; sconfessava i flussi di traffico previsti da costruttore e Comune (addirittura in calo rispetto alla situazione precedente, nonostante un aumento di popolazione di almeno 400 abitanti, destinati a quasi 200 appartamenti) definendoli «inattendibili»; metteva in risalto le conseguenze su inquinamento acustico e atmosferico, soprattutto in prossimità di asilo nido, scuola materna, residenza per anziani. Osservazioni che coincidevano con quelle dei pochi abitanti della zona, ma spazzate via dal voto del dicembre 2016.
La parola riqualificazione ha avuto il sopravvento. Il significato esatto del termine lo spiegava già nel 2006 in un’intervista il titolare dell’impresa edile: «La riqualificazione del territorio è la chiave di volta per scardinare alcune problematiche che vincolano la nostra attività quotidiana di costruttori».
Scardinare: dimostrare l’infondatezza di qualcosa, demolire distruggere, spiega il vocabolario. Acquisendo aree da risanare è possibile quindi costruire a piacimento cospargendo la città di maxi torri (o ecomostri, in base ai vari concetti di urbanistica), dopo aver garantito all’ente pubblico qualche intervento collaterale come strade e piste ciclopedonali? Risanamento è necessariamente sinonimo di speculazione? Interrogativo inquietante su cui avviare una seria discussione. Per impedire altre riqualificazioni modello Scandellara.
Photo credits: Blom/Comune di Bologna
il brutto di questi mega progetti e’ che partono in sordina, qualcuno sa ma non dice, molti non sanno proprio nulla e lo imparano a decisioni prese, a cose fatte quando orami e’ tardi e si vedono gia’ le imprese costruttrici al lavoro. io sinceramente non ricordo di riunioni indette in quartiere riguardo a questo progetto, (ma nell’art si parla di anni 2012-2013 vai te a ricordare !!! )altrimenti avrei partecipato (per quello che poteva servire), in compenso ha partecipato ad alcune riunioni indette con la cittadinanza riguardanti il passante di mezzo (altra opera di impatto disastroso per noi residenti in loco .ma anche in questo caso purtroppo le ns rimostranze non sono servite a nulla il comune e’ andato avanti per la sua strada infischiandosene bellamente delle ns rimostranze.
Ma la colpa e’ solo nostra ,della ignavia e del menefreghismo che regna a molti livelli, basta questo esempio capitatomi :. alcuni mesi fa mi e’ capitato di parlare con residenti nel ns quartiere del traffico, e relativo inquinamento che la costruzione del passante avrebbe portato nel q.re, Risultato 4 persone che assistevano al colloquio, non sapevano nemmeno cosa fosse il passante e quanto imminente fosse l’inizio dei lavori.
Capirete che con gente cosi’ ,per disinteresse personale o non conoscenza delle cose (anche in buonafede) non si puo’ andare molto lontano, poi non lamentiamoci se le decisioni prese dal comune passano sulle ns teste ,senza tenere in debita considerazione gli interessi e la salute degli abitanti ,ma solo quelli dei costruttori, asfaltatori, palazzinari e compagnia cantando.
Andrea
Salve! Ringrazio per l’articolo che inquadra perfettamente e con grande obiettività ciò che sta accadendo a Bologna.
A Savena ci sono diversi tentativi di questo tipo: da ultimo anche il progetto di tre palazzi da 11 piani in mezzo al Villaggio Due Madonne dove le case circostanti sono di 3 piani.
Ilaria Foschi
Comitato No Palazzoni
Mi viene da piangere!
Se penso che nei secoli spesso emergeva una coscienza pubblica che interveniva per limitare gli eccessi speculativi, fissando, per esempio,le distanze tra le case, il numero dei piani dei palazzi,
proporzioni dei portici e così via!
Se una sera, uscendo da teatro, vai a casa a
piedi, ti trovi in una jungla di tavolini più o meno
approntati a bar, pizzerie, kebab, ristorantini e ristorantoni, tutti ugualmente assediati da folle affamate e assetate.
Mi chiedo: in questa civilissima aBologna, guidata da un oculato governo di sinistra, a nessuno viene in mente che la vita quotidiana deve essere anche serena, anche ritirata, anche privata?
Per l’autore dell’articolo: se vuole maggiori informazioni su quanto accaduto e accade in Scandellara, mi scriva… noi abbiamo combattuto e abbiamo perso, ma magari si possono limitare i danni
ma sarebbe interessante x i cittadini sapere a grandi linee come si sono svolti i fatti, almeno le interazioni fra pubblico e privati cittadini-comitato, non credo siano cose indicibili, (tutt’al più’ assimilabili alla storia del passante di mezzo o sbaglio??
Per il cittadino di Scandellara: può scrivere alla redazione di Cantiere Bologna (redazione@cantierebologna.eu) che le fornirà i miei contatti.