Lettera aperta alle studentesse e agli studenti

Dopo l’esperienza cittadina dei Licei Minghetti e Laura Bassi, anche il Fermi, il Belluzzi Fioravanti e il Galvani lanciano il grido di allarme e di protesta chiedendo un cambio di rotta didattica e politica sull’istruzione italiana

di Cristian Tracà, docente, coordinatore Commissione Scuola al Quartiere Porto-Saragozza


Car* ragazz*, da mesi è in corso, ancora una volta, un dibattito sulla Scuola e sull’adolescenza di grande portata. Le occupazioni, gli scontri, il rapporto tra formazione, educazione e orientamento al lavoro; l’esplosione del fenomeno delle baby gang, il rapporto tra sapere digitale e sapere tradizionale. Spesso la vostra voce arriva, però, poco e piano.

Sono quasi sempre gli altri che provano a parlare per voi, interpretando il vostro sentire. Forse con categorie che non conoscete, che non vi rappresentano più o forse che dovreste ricominciare a frequentare, adattandole al vostro mondo terribilmente complicato.

Un referendum sul famigerato esame di Maturità mille volte riformato: che la pietra dello scandalo sia un compito preparato dai vostri docenti, fatemelo dire, è argomento assai riduttivo rispetto alla condizione che avete vissuto e che state vivendo. Arrabbiatevi di brutto, se la sintesi è questa.

Per fortuna qualcuno di voi, oggi, parla del ‘privilegio liceale’ e di gesto politico contro il sistema, riconoscendo al proprio Istituto uno sforzo non banale nel tenere in piedi la baracca in questi ultimi tre anni di didattica ingombra, tragica e disfatta come i cieli di pascoliana memoria.

Sentire che la vostra generazione usa finalmente e nobilmente il termine ‘politica’ fa sperare che diventiate pionieri e protagonisti di una nuova fase. Evidentemente non siete solo la generazione dell’indifferenza, anche se a volte nascondete molto bene il vostro enorme talento, o lo riservate solo a chi trova con grande difficoltà la chiave di comunicazione con voi.

Per interesse e per professione vi osservo e parlo davvero volentieri con voi. Credo di non prendere mai a prescindere le parti degli adulti, anche perché spesso li trovo molto meno lucidi e trasparenti.

Vi vedo schiacciati in questo dibattito polarizzato, in cui pochi sono disponibili a mettersi davvero in discussione.

Avete a che fare con un mondo dei grandi che vi accusa di non sapere affrontare le difficoltà, di aggirare gli ostacoli, di essere viziati e completamente disorientati, del tutto indifferenti a tutto. Sono quelli che minimizzano la vostra ansia e le vostre inquietudini, quelli che pensano a un modello universale di cultura valido per ogni generazione, che vi accusano di leggere prodotti di serie B se vi vedono con un manga in mano.

Di contro, vi imbattete in alcune figure spazzaneve che fingono di volervi bene non pronunciando mai un no educativo, spesso per non sentirsi sconfitti e per poter dire che hanno lavorato bene con voi. Sono coloro che vi chiedono poco perché alla fine sono consapevoli di volervi dare poco, che hanno sempre un alibi, che scaricano altrove i problemi, reazionari nel midollo ma progressisti di facciata.

Una vostra coetanea di Roma qualche settimana fa spiegava la vostra rabbia con l’incapacità di avere sogni per il futuro. Non so se questa impressione sia condivisa, ma ogni tanto ho ricevuto questo feedback da alcune chiacchierate con voi.

Siete stati contraddittori – e non è certo una colpa, visto che nemmeno gli adulti riescono a trovare la soluzione – sulla didattica a distanza, oggi non riusciamo a comprendere segnali veri e forti sul cambio di passo che chiedete alla didattica in presenza, sulla quale si consuma inevitabilmente una distanza abissale tra prassi e teorie innovative ministeriali.

Volete abolire la valutazione numerica ed essere più guidati a sviluppare abilità senza essere bollati con dei numeri? Sognate una scuola senza voti e senza bocciature o pensate che il rigore culturale sia la più grande risorsa per farvi diventare cittadini consapevoli?

Vivete in una città ricca di associazionismo e cultura diffusa: volete che entri nelle vostre classi? Avete mai fatto lo sforzo di guardare oltre la protesta individuale alle risorse che sono attorno a voi?

Volete fermarvi al pomeriggio nelle classi per dare alle vostre scuole una funzione meno prescrittiva e più partecipativa? Pensate che la burocrazia stia uccidendo la creatività e l’empatia nel lavoro in classe?

Le esperienze con il mondo del lavoro come volete che siano inserite e normate? Pensate che il calendario scolastico sia ancora adeguato a questo mondo che cambia e alla vostra crescente ansia da prestazione?

Noi di Cantiere siamo qui per accogliere e leggere nei vostri pensieri. Noi docenti di buona volontà siamo disposti a trovare spazi per ascoltarvi e ragionare insieme a voi.

Come consigliere di Quartiere, intanto, offro la possibilità alle scuole del territorio di convocare incontri e commissioni specifiche a Porto-Saragozza per coinvolgervi attivamente nel disegno del lavoro di comunità del futuro.

Photo credits: Agenzia DiRE


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