Ridurre i consumi di energia: la cosa giusta e veloce di cui si parla poco

Ci vorrebbe l’ “Albo dei cittadini sobri”: uno strumento partecipativo per coinvolgere il pubblico nel processo di riduzione dei consumi e aiutare l’Amministrazione a fare di Bologna una città Climate Neutral entro il 2030

di Simonetta Tunesi, consulente strategica ambientale


Stiamo continuando a bruciare gas che viene dalla Russia; così ci troviamo a finanziare la guerra.

Sul come smettere di usare petrolio e gas russi si confrontano due strategie:

1)  scordatevi le rinnovabili, più fossili (redditizie come non mai per chi le distribuisce e produce), cambiamo fornitore e torniamo a estrarre in Italia

2) acceleriamo la transizione verso un sistema energetico centrato sulle energie rinnovabili (qui le proposte della Iea in merito).

La prima strategia è talmente sbagliata, da qualunque punto di vista la si guardi (climatico, inquinamento ambientale, salute pubblica, passare da un’autocrazia a un’altra), da non meritare qui risposta approfondita. La seconda è quella giusta ma ha un problema: non è attuabile velocemente. Richiede tempi lunghi per problemi associati anche alle energie rinnovabili: 

  • per fornire una unità di potenza il solare richiede anche 100 volte più superficie terrestre di una centrale termica 
  • elevata richiesta di minerali, un’auto elettrica ne richiede 6 volte più di una a combustione
  • il sistema socio-economico è dipendente da industrie energivore – acciaio, cemento, fertilizzanti di sintesi – che non possono essere alimentate da energia fluttuante e il pieno sviluppo delle batterie di accumulazione dell’energia rinnovabile richiede tempo.

Che fare dunque, stretti tra l’incudine dell’inquinamento e il martello della rapidità? Una soluzione per ridurre velocemente la richiesta di energia c’è già: la riduzione dei consumi di energia messa in atto da un gran numero di cittadini, ben coordinati per aumentare l’efficacia del loro impegno.

Diversi di noi già lo fanno; altri sarebbero disposti a farlo se gli venisse spiegato bene; altri ancora hanno bisogno di sapere che non sono i soli che stanno cambiando modo di agire a tutela del benessere collettivo. Alcuni non ci sarà modo di convincerli, per questo servirebbero rapide e drastiche scelte istituzionali e un ragionamento complesso sull’effettiva utilità collettiva della crescita del Pil. 

Attenzione: la riduzione dei consumi è ben diversa dall’aumento di efficienza (che induce un aumento dei consumi a causa dell’ ‘effetto rimbalzo’).

Alcune cose che ognuno di noi può fare per ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas climalteranti:

  • smettere di mangiare carne rossa e crostacei (o almeno limitarsi) e sostenere l’agricoltura ecologica
  • in inverno, indossare un maglione di lana (non una felpa di cotone) e abbassare la temperatura 
  • in estate, rinfrescare naturalmente gli ambienti e sopportare un po’ di caldo
  • riscoprire il piacere di una passeggiata; usare la bici e i mezzi pubblici
  • passata la paura del contagio, non frequentare locali che usano stufe per farvi sedere all’esterno
  • chiedere ai negozianti di chiudere la porta se usano il condizionatore
  • evitare qualche volo aereo

Queste misure avrebbero un effetto che, azzardo, potrebbe arrivare al 10% dei consumi totali immediatamente, e al 20% in un anno. Sul serio? Come fare a esserne sicuri e convincere gli indecisi?

Qui diventa centrale il ruolo della nostra Amministrazione Comunale e Metropolitana. Bologna si è candidata a diventare città Climate Neutral al 2030: neutra dal punto di vista delle emissioni di gas che provocano la crisi climatica. Questo straordinario impegno interessa molti settori dell’Amministrazione e coinvolgerà i cittadini e le Associazioni Ambientaliste, anche attraverso l’Assemblea per il Clima

Il sostegno alle azioni individuali a effetto rapido da parte dell’Amministrazione permetterebbe di superare la frammentarietà, sarebbe coerente con la strategia di lungo percorso e potrebbe essere dato dalla creazione di un “Albo dei Cittadini Sobri” (nel senso di non ubriachi di consumismo).

Il Comune potrebbe mettere a disposizione uno strumento di calcolo semplificato – tipo il calcolatore dell’impronta ecologica pensato dal Wwf – con cui cittadini, commercianti e altri che aderiscono all’Albo e che si impegnano per almeno un anno a una serie di azioni, potrebbero calcolare la riduzione delle emissioni indotta dal proprio nuovo modo di agire. 

Il Comune potrebbe poi mettere a sistema l’impegno di tutte/i sommando in un’analisi annuale il risultato raggiunto e informarne i cittadini, che sarebbero sicuramente orgogliosi di aver contribuito. E si potrebbe dimostrare anche su scala nazionale l’utilità della riduzione dei consumi.

Abbiamo in città competenze scientifiche straordinarie che potrebbero in pochi giorni mettere questo strumento a disposizione. Non dovrebbe essere la misura più precisa del mondo ma uno strumento per rendere velocemente collettivo e visibile l’impegno immediato dei singoli.

Noi, dal canto nostro, continuiamo (o cominciamo da oggi) a essere sobri, che il nostro impegno sia misurato o meno.


4 pensieri riguardo “Ridurre i consumi di energia: la cosa giusta e veloce di cui si parla poco

  1. Tutto giusto ma sono cose che prevedono una cittadinanza attiva che non esiste se non in piccoli numeri. Bisogna aggiungere altro.

  2. Sono d’accordo in linea di principio, ma occorre molto di più da parte delle istituzioni. I nostri comportamenti dipendono in gran parte dalle opportunità. Se vogliamo comportamenti che favoriscano il risparmio energetico dobbiamo sviluppare politiche che lo favoriscano a fronte dei comportamenti energivori. Questo è compito della politica, non del volontariato che rimane opzionale.

  3. Mi fa piacere ringraziare chi ha contribuito con i commenti, che rimarcano la rilevanza di inserire le azioni individuali all’interno di strategie pubbliche più ampie. A proposito dell’importanza del ruolo della modifica dei comportamenti individuali però vorrei sottolineare che l’OXFAM ci ha informato che lo 0,1% stra-ricco della popolazione emette il 15% per emissioni globali e il 50% più povero il 7%. Se a Bologna ogni cittadino emette circa 7 t CO2/anno, il più ricco paperone del Pianeta ne emette circa 30.000. Direi che i comportamenti individuali sono stati sottovalutati (da me per prima nel passato) troppo a lungo: urgono politiche pubbliche di contenimento.

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