Revisione dei Trattati, con una gestione comune di dossier fondamentali come energia, difesa e pilastro sociale. Investire nelle relazioni europee e internazionali del Comune attraverso i patti di collaborazione tra le città. Costruire una strategia territoriale di respiro metropolitano, con la partnership pubblico-privata, per la “messa a terra” dei fondi del Pnrr
di Marco Lombardo, segretario metropolitano di Azione, già assessore del Comune di Bologna
Il tema europeo è sempre stato alla base del mio impegno. Infatti, prima ancora di occuparmi politicamente di Europa, me ne occupo professionalmente, come docente del Master in Relazioni Internazionali dell’Università di Bologna e come consulente legale sui fondi del Pnrr. Raccolgo dunque volentieri l’invito del Cantiere a discuterne sulle sue pagine, nel tentativo di mettere a sistema le tante idee e proposte che la nostra comunità può offrire alla discussione in corso sul futuro dell’Unione.
Dei tanti diversi livelli in cui il tema europeo può essere declinato, ne indicherei principalmente tre, sui quali credo che Bologna possa, con qualche correzione di rotta, proporsi come un vero modello di città europea, al passo con quel cambiamento che le ultime vicende globali hanno reso non più rinviabile.
L’aggressione della Russia all’Ucraina deve servire ad aprire una nuova fase del processo di integrazione europea. Questa guerra non attenta solo alla sovranità e all’indipendenza del popolo ucraino, ma costituisce un serio pericolo e una grave minaccia ai valori europei. L’intervento militare russo evidenzia i limiti e le fragilità dell’attuale stato di avanzamento dell’Unione europea, imponendo all’Europa di attrezzarsi dal punto di vista energetico, militare, ma soprattutto politico, per essere all’altezza delle sue responsabilità, proteggendo i cittadini, i valori e la democrazia.
La Conferenza sul futuro dell’Europa (Cofe) che in questi mesi ha coinvolto nel dibattito pubblico i cittadini europei e i governi nazionali non può più limitarsi ad avanzare proposte sui singoli aspetti delle competenze europee.
É arrivato il momento di rompere un tabù e avanzare la proposta politica di aprire una Convenzione per discutere le riforme dei Trattati. L’ultimo trattato in vigore, il Trattato di Lisbona, risale al 2007. Non si tratta di partire da zero, ma di (ri-)avviare un processo costituente per costruire un’Europa democratica, sovrana, federale, superando definitivamente il voto all’unanimità che rappresenta il potere di veto dietro al quale si celano gli interessi nazionali e gli egoismi degli Stati membri.
Da federalista europeo sono convinto che sia urgente e necessario aprire il tema della revisione dei Trattati, nella cornice della Conferenza sul futuro dell’Europa. Basta leggere con attenzione le conclusioni del Consiglio europeo di Versailles del 10-11 Marzo per capire che è arrivato il momento di procedere verso la revisione dei trattati e fare nuovi passi in avanti verso la costruzione della sovranità europea. Abbiamo bisogno di un nuovo governo europeo dell’energia per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento delle risorse energetiche e ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Abbiamo bisogno di un esercito europeo per rafforzare le nostre capacità di difesa e di intelligence. Abbiamo bisogno di un vero pilastro sociale europeo con competenze europee in materia di lavoro e welfare, per ridurre le diseguaglianze nel mercato interno europeo. Queste riforme non sono più rinviabili.
Invito il sindaco metropolitano di Bologna a raccogliere e farsi promotore della proposta dei federalisti europei e convocare nella nostra città gli “Stati Generali delle città europee” per coinvolgere maggiormente le città nel salto di qualità del processo di integrazione europea che non può riguardare solo gli Stati membri, ma deve coinvolgere direttamente anche i popoli e i cittadini europei.
Il secondo livello di Azione riguarda il punto di vista amministrativo: negli ultimi anni, anche in virtù del lavoro svolto nello scorso mandato, abbiamo riposizionato il Comune di Bologna al livello internazionale, con una rinnovata attenzione all’area euromediterranea (da ultimo, ricordo gli accordi di collaborazione del 2021 con Meknes, Lekef, Tirana). L’exploit del turismo non è, come spesso si dice, dovuto (solo) a Ryanair, ma è frutto di un lavoro congiunto tra l’espansione dell’attività aeroportuale, il crescente livello di internazionalizzazione delle nostre imprese, l’investimento nel marketing territoriale, il potenziamento dei rapporti internazionali. Pochi sanno, ad esempio, come i tralatizi rapporti di gemellaggi di Bologna con le altre città si siano trasformati, negli ultimi anni, in veri e propri patti di collaborazione tra le città, coinvolgendo non solo le istituzioni, ma anche le imprese e le università. Su questo aspetto sono fiducioso che l’assessora Boni, con la collaborazione di Stefano Manservisi, saprà proseguire con sempre maggiore determinazione nel lavoro svolto in precedenza.
Infine, c’è un terzo livello di Azione: è un tema di cui nessuno parla, ma che è ormai sotto gli occhi di tutti gli esperti di settore: rischiamo di sprecare l’occasione storica del Pnrr. Non c’è solo il tema dell’aumento dei prezzi e dei costi delle materie prime. C’è un tema di progettualità e un tema di (mancanza di) competenze tecniche. Anche a Bologna, le progettualità individuate dal Pnrr non sono nuove progettualità, costruite secondo le finalità e gli obiettivi del Piano Next Generation Eu, ma sono progettualità pensate prima dell’adozione del piano europeo (vedi il Tram, il Passante, la Città della conoscenza) che oggi vengono “adattate” alle finalità del piano Next Generation Eu per essere finanziate con i soldi del Pnrr.
Ritengo che questo sia un errore strategico. A onor del vero, un errore non imputabile esclusivamente ai Comuni e alle Regioni, ma imputabile anche allo Stato che ha fortemente centralizzato la materia, lasciando un margine di manovra molto ristretto alle sue articolazioni periferiche. Con l’inevitabile conseguenza che oggi assistiamo a deroghe continue ai termini dei bandi, per insufficienza di domande di finanziamento che vadano a coprire le risorse economiche messe a disposizione.
Non è moltiplicando le cabine di regia (comunali e metropolitane) che si può ovviare a questo problema, ma costruendo politicamente, con il coinvolgimento degli attori pubblici e degli operatori economici, una strategia metropolitana per la “messa a terra” dei fondi del Pnrr, secondo gli obiettivi e le finalità nuove previste dal Piano. Meno slogan sulle risorse disponibili, più attenzione sulle progettualità strategiche per la transizione ecologica e digitale, da costruire e rendicontare, entro il 2026. Nessuno parla del fatto che oggi mancano, a tutti i livelli, le competenze tecniche (euro-progettisti, esperti di rendicontazione, ecc.) che siano effettivamente in grado di “mettere a terra” le risorse stanziate dall’Unione europea.
Inoltre, avere incentrato il successo del Pnrr (solo) sul ruolo del pubblico rischia di marginalizzare il settore privato, con buona pace del principio-chiave della partnership pubblico-privata (Ppp). Affossare il Pnrr come leva strategica per fare le riforme e investire sulle persone, per appiattirlo sul piano contabile del finanziamento alle cose è un errore che rischiamo di pagare a caro prezzo.
Quando parliamo di Pnrr non dovremmo mai dimenticarci di due cose: sono risorse che solo in minima parte sono a fondo perduto, essendo per la maggior parte dei prestiti a tassi agevolati. Non sfruttarle opportunamente significa continuare a zavorrare di debito pubblico il nostro Paese e ipotecare il futuro delle nostre giovani generazioni, a cui tutto il piano europeo sarebbe (rectius: dovrebbe essere) dedicato.
In secondo luogo, se il Pnrr italiano non sarà un caso di successo, questo comporterà conseguentemente un insuccesso di tutto il piano Next Generation Eu, essendo la componente italiana la parte preponderante del piano europeo. Per costruire un’Europa politica federale è fondamentale garantire il successo del Piano Next Generation Eu, pensato come punto di svolta per superare definitivamente la politica dell’austerità europea che ha caratterizzato gli ultimi anni, orientando la crescita europea verso la transizione digitale ed ecologica pensando alle generazioni future.
Photo credits: Ufficio Stampa Comune di Bologna