Il Covid invecchia Bologna, più decessi e meno bebè

Nella città metropolitana le morti sono state 13.266 nel 2020, 12.895 nel 2021. Rispetto alla media del quinquennio 2015-2019 l’eccesso di mortalità provocato prevalentemente dalla pandemia è rilevante: +12,8% nel 2020 e +9,7% nel 2021. L’incertezza nelle coppie svuota anche le culle. Nel 2020 si sono registrate solamente 6.956 nascite, 6.958 nel 2021. Lo squilibrio fra natalità e mortalità si è ulteriormente aggravato: negli ultimi due anni si sono registrate 53 nascite ogni 100 addii alla vita

di Gianluigi Bovini, statistico e demografo


L’Emilia-Romagna è una delle regioni più colpite dalla pandemia: le persone contagiate dal virus sono ormai 1.361.723 e i decessi con Covid-19 ammontano a 16.485. Il 23% dei contagi regionali si è verificato a Bologna metropolitana e appare interessante esaminare come si sono modificati nel biennio 2020-2021 nella nostra realtà i parametri più significativi della dinamica demografica.

Prendiamo in primo luogo in considerazione il numero dei decessi: nella città metropolitana le persone morte per tutte le cause sono state 13.266 nel 2020 e 12.895 nel 2021. Rispetto alla media dei decessi registrata nel quinquennio 2015-2019 l’eccesso di mortalità provocato prevalentemente dalla pandemia è stato rilevante (+12,8% nel 2020 e +9,7% nel 2021). Grazie alla vasta campagna di vaccinazione il dato del 2021 è migliore di quello del 2020, nonostante una diffusione del virus più ampia. La speranza di vita degli uomini nel 2021 viene stimata in 81,2 anni (era pari a 82,2 anni nel 2019 e a 81 nel 2020); anche a Bologna metropolitana le donne vivono più a lungo e nel 2021 la loro speranza di vita è risultata pari a 85,4 anni (a fronte di 86 anni nel 2019 e 85,3 nel 2020).

La pandemia ha provocato un sensibile rialzo della mortalità e ha contribuito a un’ulteriore riduzione delle nascite, a causa del clima di profonda incertezza nella vita economica e sociale che ha condizionato negativamente le scelte di procreazione delle coppie. Nel 2020 nella città metropolitana si sono registrate solamente 6.956 nascite e il dato 2021 è stato sostanzialmente analogo (6.958 nati). Lo squilibrio fra natalità e mortalità si è ulteriormente aggravato: nella nostra realtà negli ultimi due anni si sono registrate 53 nascite ogni 100 decessi. Molto basso è anche il numero medio di figli per donna (1,22 nel 2020 e 1,23 nel 2021), nettamente inferiore al livello di 2,1 necessario per assicurare condizioni di equilibrio allo sviluppo demografico.

L’impatto della pandemia è stato rilevante anche sui movimenti migratori, che rappresentano da decenni la variabile decisiva dell’evoluzione della popolazione in molte realtà della regione. Nella città metropolitana di Bologna nel 2020 il saldo migratorio si era ridotto a 5.318 unità (+3.354 nei trasferimenti di residenza interni al Paese e +1.964 in quelli con l’estero). Nel 2021, una volta superate le fasi più rigide di lock-down, la mobilità della popolazione è ripresa e il territorio metropolitano ha registrato un bilancio migratorio pari a +6.030 unità.

Per effetto delle dinamiche della mortalità, della natalità e dei movimenti migratori (e di una rettifica di popolazione dovuta alle operazioni censuarie svolte nel 2020, pari a 4.901 unità) le persone residenti nella città metropolitana sono scese da 1.021.501 al 1° gennaio 2020 a 1.015.701 al 1° gennaio 2022, con un calo di 5.800 unità. Nonostante la forte mortalità provocata dal virus nella fascia più anziana della popolazione, la quota di persone in età superiore a 64 anni rimane elevata (24,5% del totale) e l’indice di vecchiaia sfiora quota 200. Nella città metropolitana vivono due anziani per ogni giovane fino a 14 anni e l’indice di dipendenza, che fotografa il rapporto fra le persone inattive e quelle potenzialmente attive, è pari a 58,2. 

La pandemia ha avuto un impatto rilevante sulla demografia e ha posto in evidenza i caratteri fondamentali dello sviluppo della popolazione metropolitana: una fortissima eccedenza delle morti sulle nascite, un rilevante invecchiamento della popolazione dovuto a una lunga durata della vita, un peso ridotto delle nuove generazioni e infine il ruolo decisivo dei movimenti migratori per contrastare il declino demografico. A questo proposito ricordiamo che all’inizio del 2022 i cittadini stranieri residenti nella città metropolitana erano 126.739 (12,5% del totale) e presentavano una struttura per età molto più giovane rispetto agli italiani.

Photo credits: Dieter K


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