Quattro incontri, uno per ogni Casa della Salute: un percorso partecipativo promosso dall’Azienda Usl e dal Centro Antartide di Bologna con la finalità di costruire in maniera collaborativa azioni di supporto per l’accesso ai servizi digitali sanitari degli over 65
di Barbara Beghelli, giornalista
Spid. Fascicolo elettronico. Otp via sms. E via andare, oltre l’immaginario (dis)umano del lessico internettiano digital-sanitario, che mette ko perfino tanti quarantenni, figuriamoci gli over 80, 90 e 100 e passa. Che aumentano, inesorabilmente.
Il digital divide, in italiano divario digitale, è in pratica il più noto gap: la distanza tra chi sa e chi non sa, chi ha la conoscenza e chi no, chi possiede gli strumenti e chi li ignora. O li sogna.
Per riassumere, il ‘film’ della competenza informatica applicata alla ‘normale’ gestione della propria situazione sanitaria, che sarebbe nato per velocizzare le soluzioni burocratiche, di fatto spiazza. Prenotare un vaccino o caricare l’esito di un tampone sul Fse, fascicolo sanitario, per non caricare il farmacista o la Asl di ulteriore lavoro, può risultare allucinante.
Ed è un film che nessuno, probabilmente neanche i trentenni, vorrebbero tanto vedere, perché è molto complicato e in una lingua ostrogota per addetti ai lavori, che quasi sempre invece che semplificare la vita al cittadino la complica all’ennesima potenza.
Insomma, a Bologna gli Umarells direbbero – in dialetto – che “non si capisce un accidente” eccetera eccetera e si salvi chi può.
E in effetti come dargli torto, il problema è che spesso sono costretti a fare i conti con questo delirio, se vogliono fare in autonomia, dunque “a prescindere”, come si suol dire. Follia pura. Fantascienza. Triste realtà.
Ma, ci si chiede, si aiutano così gli anziani? La risposta è “assolutamente no”. Il comune di Bologna peraltro si sta muovendo, in questo senso. Ad esempio, da qualche giorno sono partiti gli appuntamenti ‘Costruiamo Case della Comunità… digitale’.
Sono quattro incontri, uno per ogni Casa della Salute: trattasi di un percorso partecipativo promosso dall’Azienda Usl e dal Centro Antartide di Bologna che ha la finalità di costruire in maniera collaborativa azioni di supporto per l’accesso ai servizi digitali sanitari degli over 65. Sono aperti a tutti i cittadini: alle associazioni, agli over 65, ai medici di base ma anche ai giovani dei diversi territori, tra scuole e parrocchie. “Si svolgeranno in quattro quartieri di Bologna, uno per ogni Casa della Salute cittadina” dice la consigliera comunale Roberta Toschi, e sono finanziate dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito del Bando Partecipazione 2021.
Ma in cosa consiste, esattamente, il tutto? “Si coinvolgono attorno alle Case della Salute quei gruppi di attori sensibili al tema della formazione digitale dei più anziani, per analizzare in maniera condivisa le necessità e le opportunità su questo fronte e immaginare soluzioni collaborative per affrontarle, azioni permanenti di formazione e supporto informatico rivolte agli over 65, con particolare riferimento all’accesso ai servizi sanitari e alla telemedicina”.
Il primo incontro è stato il 20 aprile, alla Casa di Quartiere Frassinetti in via Andreini 18. Oggi, giovedì 28 aprile alle 17.00 saràla volta della CDS Borgo Reno, nella Sala Consiliare Falcone e Borsellino in via Battindarno 123. Lunedì 2 maggio alle ore 17.30 sarà la volta della CDS Navile (Centro Montanari in via di Saliceto 3/21), mentre giovedì 5 Maggio alle ore 17.00, toccherà alla CDS Porto Saragozza (sala Cenerini in via Pietralata 60).
A maggio, poi, i diversi gruppi si riuniranno per arrivare a ideare alcune azioni sperimentali di supporto digitale collaborative che coinvolgeranno anche i giovani del territorio.
Un’azione di partecipazione e civic engagement, tradotto impegno civico, che intende anche esplorare la nuova dimensione di comunità che sta attorno alle Case della Salute, tanto auspicata dal Pnrr: azioni e progetti pilota che nasceranno e che saranno poi realizzati sinergicamente dalla rete di soggetti coinvolti nelle quattro Case della Salute. Sperando infine che i nostri cari riescano almeno ad orientarsi un po’ in questa giungla internettiana dai confini così labili e precari, che fluttuano tra libertà di azione e sicurezza sanitaria.
Vanno bene i gruppi attorno alle Case della Salute, ma resta il problema di creare delle procedure semplificate. Per facilitare occorre semplificare. Chi crea le procedure deve mettersi nei panni di chi le deve utilizzare senza avere una preparazione specifica.
Valutazioni e iniziative sacrosante. Un servizio con accesso problematico non è un servizio. Semplificare e favorire la partecipazione è l’unico modo di garantire pari opportunità ai cittadini, in particolare ai più deboli.