Morto un Papa pacifista “bolognese” non gli si fa una strada?

Benedetto XV, Vescovo di Bologna e poi Papa dal 1914 al 1922, è da sempre trattato con freddezza perché si oppose all’intervento italiano nella prima guerra mondiale, giudicata “eroica” da segmenti minoritari ma influenti della società. Don Sturzo, prete interventista, dopo il conflitto ammise che il Pontefice e Giolitti avevano ragione. Oggi più che mai intitolare una piazza o una via a chi si batté contro un’inutile carneficina, voluta da statisti “sonnambuli”, sarebbe atto di giustizia

di Angelo Rambaldi, Bologna al Centro – L’Officina delle Idee


Del tutto casualmente ho scoperto che Bologna non ha dedicato a un grande Papa, che fra l’altro fu poco più di un secolo fa anche Cardinale a Bologna, nemmeno una piazza o una strada. Ma a ben guardare la dimenticanza, non certo attribuibile solo alle ultime amministrazioni comunali, non è casuale. Abbiamo un’inflazione di intitolazioni di strade, scuole, piazze a personaggi che furono certo eccellenti ma pure portatori di pensieri e storie di cui i nostri reggitori comunali si sentono eredi (ma non solo, mi riferisco anche a visioni storiche) di meriti e demeriti.

Il grande personaggio dimenticato è il Pontefice Benedetto XV, Giacomo Paolo Giovanni Battista della Chiesa (Genova 21 Novembre 1854 – Roma 22 Gennaio 1922), Papa dal 25 maggio 1914 alla morte, meno di otto anni dopo. Della Chiesa fu Vescovo di Bologna dal dicembre del 1907 alla sua elezione a Papa. Una certa freddezza verso questo Pontefice, a distanza di tanto tempo, persiste da due segmenti, minoritari ma molto influenti, ancora oggi nella società italiana.

L’ostilità verso Benedetto XV deriva dalla sua ferma opposizione alla prima guerra mondiale e quindi anche alla sua contrarietà all’intervento italiano nel conflitto nel 1915: imposto da una minoranza nel Paese e nel Parlamento con, di fatto, un colpo di stato regio. Da tempo la quasi totalità della storiografia internazionale giudica la prima guerra mondiale il suicidio dell’Europa. Uno dei libri più famosi, quello di Cristopher Clark, sin dal titolo considera dei “sonnambuli” tutti gli statisti che portarono i loro Paesi nel conflitto. Così come si sostiene che la Prima Guerra mondiale non finì nel 1918 ma nel 1945.

La prima guerra mondiale è l’unica guerra che l’Italia unita vinse con onore ed eroismo. Anche per questo mito, le ragioni della contrarietà al conflitto di Papa Benedetto XV, che definì questa guerra una “inutile strage”, sono ancora oggi guardate con diffidenza, sia dalla sinistra liberal radicale, erede di Salvemini, che nel 1915 fu parte importante dell’interventismo, sia dal nazionalismo della destra liberale che allora faceva capo alla stampa interventista capeggiata dal Corriere della Sera. Gli eredi, a sinistra come a destra, facenti parte di minoranze lobbistiche ancora oggi assai influenti, hanno sempre oscurato la memoria di Benedetto XV.

Il tempo poi fece giustizia. Nel secondo dopoguerra Don Luigi Sturzo, che era stato nel 1915 un giovane prete interventista, scrisse che avevano ragione Benedetto XV e Giovanni Giolitti, che si erano schierati entrambi contro l’intervento italiano. Per non dimenticare che il cammino verso la dittatura cominciò con la violenza delle “radiose giornate” del 1915. Per queste ragioni Giacomo della Chiesa merita una strada, una piazza a Bologna. Di questi tempi si capisce ancora meglio il perché.

Nota della redazione:

Alcuni lettori ci hanno segnalato che in realtà qualche mese fa è stato intitolata a papa Benedetto XV un giardino nel quartiere San Donato- San Vitale. In quell’occasione un collettivo della Cirenaica protestò con queste parole: «Papa Benedetto XV fu un acceso sostenitore dell’intervento italiano in Libia, in conformità con la dottrina della guerra giusta, salvo poi invocare la pace con l’infuriare del conflitto mondiale»


Un pensiero riguardo “Morto un Papa pacifista “bolognese” non gli si fa una strada?

  1. Pienamente d’accordo con la coincidenza dei tempi storici che viviamo. Pace dovrebbe essere la prima parola che pensiamo al mattino appena svegli e l’ultima che ci accompagna veerso il sonno la sera

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