Chiedo una coraggiosa e più diffusa applicazione di quanto previsto dallo Statuto del Pd regionale: vertici del partito consultateci, chiedete la nostra opinione, chiedete cosa ne pensiamo, cosa vorremmo che voi esprimeste a nostro nome. Chiedo un maggiore ascolto degli iscritti, almeno sulle questioni dirimenti, sostanziali. Una per tutte la tragedia ucraina
di Antonella Peloso, iscritta al Pd Bologna
Il 3 maggio scorso ho partecipato a un incontro al Circolo Pd Passepartout sui diritti umani. I relatori erano di tutto rispetto: Erasmo Palazzotto, Presidente della Commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni; Barbara Spinelli, avvocata dei giuristi Democratici; Andrea Speranzoni, difensore di parte civile delle vittime della strage di Bologna e nel processo sui desaparecidos; Rita Monticelli, consigliera del Comune di Bologna con delega ai diritti e al dialogo interreligioso.
In apertura Eleonora Desiata, Federazione Pd, elenca i diritti umani. Vengono richiamati il diritto alla pace, il diritto alla democrazia… Senza accorgermene comincio a pensare: perché ho scelto di tornare a iscrivermi a questo partito? So di non aderire a tutte le scelte del Pd, risento il sapore di un antico imbarazzo nel dover difendere scelte che non condivido e nel riconoscermi più nelle argomentazioni di chi mi attacca politicamente che in quelle che dovrei addurre a difesa del partito al quale appartengo… Interrompo i pensieri e torno al presente, sento richiamare la fragilità della democrazia, un’Europa che non ha saputo esprimere con forza una posizione unitaria.
Ebbene, sto in questo partito con un’idea di appartenenza diversa.
Quando cominciò la ridda dei cambiamenti di nome, identità politica, dirigenti, di quello che era il Partito Comunista Italiano, mi ripetevo: non si può più delegare, ora la responsabilità politica individuale deve entrare necessariamente in scena, ognuno è chiamato a pensare e rappresentare la propria visione del mondo. Poi, anni lontana dal partito, attonita, i cambiamenti correvano più veloci della mia capacità di elaborazione. Adesso torno a fare politica con l’idea di aderire a un insieme nel quale convivono e collaborano più identità politiche, con sguardi diversi sui diversi temi. Ma qual è la linea di confine?
Intanto i relatori parlano, Palazzotto si chiede con quale criterio interrompiamo l’acquisto di gas dalla Russia in nome della difesa del popolo ucraino, per acquistarlo dall’Egitto, dove è stato ammazzato Giulio Regeni senza che si sia compiuto un serio percorso per l’individuazione dei responsabili, e dove è stato imprigionato Patrick Zacki. L’avvocato Andrea Speranzoni introduce e illustra il diritto alla verità recentemente riconosciuto dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani e dalla corrispettiva Corte interamericana: è il diritto dei familiari delle vittime dei regimi militari sudamericani di sapere che fine hanno fatto i loro cari e dove sono stati buttati i loro corpi. Le mie riflessioni riprendono… La linea di confine della Sinistra è costituita dal costante e instancabile affiancamento della tutela dei diritti umani alla garanzia delle libertà economiche. Il liberismo puro, politicamente, è già abbondantemente rappresentato.
Diritto alla libertà, diritto alla vita, diritto alla verità, alla democrazia, all’uguaglianza di nome e di fatto, libertà di pensiero e di parola, diritto di asilo e di accoglienza. Diritto all’autodeterminazione, eccolo il diritto che ora più che mai mi sta a cuore.
Rita Monticelli parla dell’importanza dell’Utopia, di cui non bisogna perdere la visione.
Mi aggancio a questo richiamo. La mia personale utopia assume la connotazione del diritto all’autodeterminazione: dei popoli, degli ucraini. Restringendo l’obiettivo, degli iscritti al Pd. Riporto dallo Statuto del Partito democratico – Unione regionale dell’Emilia Romagna:
[…] Il Partito democratico promuove la circolazione delle idee e delle opinioni” l’elaborazione collettiva degli indirizzi politico-programmatici, la formazione di sintesi condivise”.
E ancora:
“Il Partito democratico riconosce e rispetta il pluralismo delle opzioni culturali e delle posizioni politiche al suo interno, come parte essenziale della sua vita democratica”.
Proprio per questo, chiedo una coraggiosa e più diffusa applicazione di quanto previsto dallo Statuto del Pd: vertici del partito consultateci, chiedete la nostra opinione, chiedete cosa ne pensiamo, cosa vorremmo che voi esprimeste a nostro nome. Chiedo un maggiore ascolto degli iscritti, almeno sulle questioni dirimenti, sostanziali. Una per tutte la tragedia ucraina.
Alcuni dei compagni con i quali ho parlato della possibilità di ottenere un approccio diverso in merito a quello che sta succedendo in Ucraina – e di conseguenza in Europa e nel mondo – hanno richiamato il senso di responsabilità: «Non possiamo accettare i soldi che arrivano dall’Europa e poi lasciare inascoltati gli appelli alla responsabilità, alla necessità di una scelta comune e unitaria». Semplicemente rifletto: questo ormai eterno richiamo alle scelte di responsabilità, temo nasconda un modo per evitare la responsabilità più importante di una dirigenza politica: quella di scegliere come agire nel rispetto dei principi fondanti della forza politica che si rappresenta.
Propongo una consultazione degli iscritti al Pd di Bologna sul tema guerra in Ucraina. Via web, con incontri nei Circoli, con questionari specifici e mirati… Non importa come, ma consultateci e ascoltateci. Grazie.
Per il PD da quando e’ flatus vocis
Molto giusto. Sarebbe davvero importante potersi esprimere liberamente senza essere etichettati …..e vedere i nostri dirigenti di massimo livello, cioè quelli che contano, meno titubanti su opzioni cruciali come quelle a cui questa tragedia ci chiama…
Un articolo che mi sento di condividere. Purtroppo la struttura del PD sembra fatta per assomigliare a quelle dei partiti pigliatutto descritti nei manuali di scienza politica. Sarebbe bello vedere i suoi iscritti radunarsi e domandarsi dove siano finiti i valori che dovrebbero aver reso questo partito l’erede di una sinistra pacifista e progressista!
Nel contesto di capitalismo, consumismo e individualismo globale in cui ci troviamo, qualunque pensiero “puro” o alternativo è sostanzialmente inapplicabile. O si fanno scelte controcorrente a livello macro (disarmo, decrescita) oppure qualsiasi scelta è quasi obbligata, qualsiasi rimedio peggiore del male (vedasi ad esempio gas russo vs gas egiziano: dalla padella alla brace). 2)a mio parere il partito in questione ha talmente tanto potere nella nostra regione da aver dimenticato la democrazia, ha l’arroganza di chi comanda e si sente pure nel giusto. Questo atteggiamento intollerabile si capillarizza in quasi ogni ambito della vita sociale e civile, a partire dai settori a gestione pubblica quali sanità, scuola, pubblica amministrazione, e meriterebbe il passaggio di una bella onda anomala.
Pur non essendo iscritta al Pd condivido le tue perplessità Antonella, la voglia di politica partecipata e di essere ascoltate come cittadine e cittadini. Serve dialogo ed un confronto aperto ora più che mai, in un’epoca così complessa non ci si può appiattire su schieramenti contrapposti.