Il Bologna non è più la società sportiva più rappresentativa della città. E non è solo questione di risultati: la Segafredo aggredisce il domani, il club di Saputo subisce il presente
di Luca Corsolini, giornalista
C’è un non detto sullo sport bolognese che è sempre più difficile tacere. Prendiamo domenica 15 maggio. Ultima partita casalinga stagionale del Bologna, i giornali parlano con una certa benevolenza di derby per il primato regionale: il Sassuolo vince 3-1 e il Dall’Ara reagisce con una muta rassegnazione all’ennesimo sipario su una stagione mediocre. Questo nella partita all’ora di pranzo.
All’ora di cena, la Virtus che viene, nell’ordine, da una coppa europea vinta che le spalanca di nuovo orizzonti di gloria e da una sfilata di società e squadra arrivata fino in piazza Maggiore, con gente dappertutto a salutare il bus scoperto, vince in un’Arena piena per metà (e spiegheremo poi perché il dettaglio non è negativo) la prima partita di playoff in cui mette in palio lo scudetto che ha ancora sulle maglie.
Attenzione però: non sono solo i risultati a dire che la Virtus oggi è la società sportiva numero uno in città. Lo dicono, con evidenza solare, tanti altri particolari, e qualche confronto (in) diretto tra Vu nere e rossoblù.
Il Bologna ha un presidente assente, la Virtus un presidente presente, e pure esigente. Spendono, l’uno e l’altro, fior di soldi e non è solo la differenza tra calcio e basket a marcare le differenze: il calcio garantisce entrate che il basket non può pareggiare nemmeno a colpi di record di incassi (l’ultimo, oltre 700 mila euro, per la finale di Eurocup). Il Bologna non ha un “cinno” in squadra, Zanetti ogni volta che fa la conta dei gioielli, e ne ha molti, parte da Pajola, il quale è nato ad Ancona ma è cresciuto alla Virtus tanto da esserne oggi una bandiera, presente e futura.
Il Bologna ha dei progetti, condivisi con la città, per la ristrutturazione del Dall’Ara e per l’allestimento di uno stadio temporaneo dalle parti di Fico. Eppure, nonostante l’identità del suo sponsor principale, “Facile ristrutturare”, le imprese sembrano avanzare molto piano.
L’Arena Segafredo in Fiera è invece un successo. Un successo di squadra, con appunto la squadra cittadina allargata a un soggetto importante come la Fiera e, aggiungiamo, con quel campo sotto le Torri della Regione. Bonaccini ha appena lanciato il marchio Sport Valley. Il logo precedente era già sulle maglie della Virtus e ci resterà ovviamente per la prossima stagione: il ritorno in Eurolega vale un dialogo diretto con quattordici platee internazionali (fuori dal conto Milano e Atene e Istanbul che hanno due squadre), dirette tv, articoli su giornali e post sui social, una proiezione possibile di circa duemila notti in albergo per squadre, staff, giornalisti e pure tifosi.
Una visibilità a cui ovviamente guardano anche il Comune per promuovere i Portici, Bologna welcome per promuovere se stessa e l’altro cantiere difficile, quello del Mubit, l’aeroporto per lucidare le sue ambizioni, Fico per cercare visitatori stranieri. Poi, ci sono i partner, e lì la Virtus (meglio, la Segafredo) vince forse ancor più nettamente: lasciati Illumia e Selenella al calcio, condivisa Macron con numeri forse persino migliori nel merchandising, si è presa il meglio della città vantando tra i partner Criff e Varignana, Montenegro e Pelliconi, fino al top dell’automotive.
Dicevamo dell’Arena piena per metà per gara 1 dei playoff: è un altro segnale del primato cittadino dare ai tifosi e al grande pubblico la possibilità di scegliere. Per gli eventi, e l’Eurolega lo sarà in ogni partita, la gente arriva facilmente. Per una partita di playoff, che pure non è banale, e per le partite minori di campionato si andrà a pescare, con il campo così attaccato all’autostrada e alla tangenziale, in indirizzi nuovi che appunto raccontano del sorpasso ai danni del Bologna: altro che Basket City, la Virtus è pronta per essere Basket Region.
P.S. Per il calcio, la Regione ha scelto così: Italia-Germania del 4 giugno al Dall’Ara (come Italia Ungheria il 7 giugno a Cesena) è un evento con “bollino” Sport Valley, esattamente come il progetto Generazione S dei Sassuolo che ha come testimonial Raspadori, giovane stella neroverde, se il mercato non lo farà finire altrove, che racconta di essere al Sassuolo da quando aveva 10 anni. Lui che è nato a Bentivoglio e cresciuto a Castel Maggiore.
Photo credits: Virtus Pallacanestro Bologna/Matteo Marchi