In lode a Lepore un consiglio sulle donne da ricordare

«Bravo questa volta il Sindaco: apprezzo la volontà di riequilibrare l’iconografia a favore di artiste, intellettuali, scienziate o altro che onorarono Bologna. Mi si scuserà l’impertinenza di dare qualche suggerimento, non solo di non cedere a certe sirene controproducenti della sinistra culturale. Penso a Properzia de’ Rossi, Anna Morandi Manzolini, Clotilde Tambroni, Maria Dalle Donne. E aggiungerei qualche Monaca Badessa, le uniche ammesse in certi tempi nelle stanze dei bottoni»

di Angelo Rambaldi, Bologna al Centro – L’Officina delle Idee


Non sono un frequentatore dei laudatores acti del Sindaco, ma questa volta apprezzo la sua volontà di riequilibrare l’iconografia di Palazzo d’Accursio con le testimonianze di donne artiste, intellettuali, scienziate o altro che onorarono Bologna.

A patto però che Lepore, essendo sensibile a certe sirene, per me stonatissime, che provengono dalla sua sinistra “culturale” non si imbarchi in una sorta di me too al rovescio. Come una certa modernità tipo futurismo “alla pasta e fagioli” a volte è controproducente: per esempio l’improbabile lavandaia, con ampia mostra delle terga, che non c’entra assolutamente nulla con le lavandaie che vorrebbe rappresentare.

Mi permetto, il Sindaco scuserà l’impertinenza di dare qualche suggerimento. Le donne di grande livello abbondano nelle rappresentazioni del passato. Infatti il ‘700 bolognese (e pure l’età barocca) ha donne protagoniste. Ma anche prima, per esempio la scultrice rinascimentale Properzia de’ Rossi, cui è dedicata soltanto una viuzza a Villanova, nei dintorni di via Massarenti. Nella Bologna settecentesca, all’interno della società aristocratica, le donne avevano un ruolo che fu superiore alla misoginia borghese che offrì scarsi spazi alla donna fra Otto e Novecento.

Non ci sono solo Laura Bassi Veratti e Anna Morandi Manzolini. Fra le donne che ebbero l’onore della Cattedra universitaria c’è pure Clotilde Tambroni, filologa e poetessa cui sono dedicate una scuola statale e una via tra i quartieri Savena e Santo Stefano. Tambroni dovette dimettersi perché si rifiutò di giurare fedeltà al nuovo governo rivoluzionario (stessa sorte di Luigi Galvani) anche se poi Napoleone, che era meno fesso dei suoi seguaci, le ridiede la Cattedra.

Per non dimenticare nel periodo della restaurazione (1815-1859) un’altra universitaria, la ginecologa Maria Dalle Donne, tra le primissime a laurearsi in medicina e chirurgia. Aggiungerei pure qualche Monaca Badessa che merita un ricordo, perché nella società delle città di antico regime le Badesse erano le uniche donne non aristocratiche e non universitarie che contavano e sedevano nelle “stanze dei bottoni” insieme agli uomini.

Insomma il Sindaco ha di che scegliere per riequilibrare la “ritrattistica”.

Photo credits: Paul Hermans (CC BY-SA 3.0)


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