Nonostante l’aumento degli iscritti, il dicastero guidato da Patrizio Bianchi ha deciso, per il prossimo anno scolastico, di non aumentare il numero delle classi, che rischiano così di raggiungere anche i 30 studenti. Il rischio però è che la scuola divenga un luogo spersonalizzato per giovani che hanno già risentito della mancanza di socialità nei due anni di epidemia Covid
di Sergio Palombarini, avvocato
La decisione del Ministero dell’Istruzione di lasciare inalterato per il prossimo anno scolastico il numero delle classi negli istituti dell’Emilia-Romagna, malgrado l’aumento degli iscritti, sta provocando malumori tra studenti, genitori e insegnanti.
I primi a protestare sono stati i docenti del Liceo Laura Bassi e i presidenti dei Consigli d’istituto della nostra regione che in due distinte lettere aperte hanno lamentato la prossima formazione di classi composte anche da 30 studenti.
Il personale della scuola che ha preso posizione, anche a Bologna, denuncia possibili effetti molto gravi: vediamoli.
- Per rispettare le norme sulla sicurezza bisognerà sdoppiare le classi utilizzando i docenti del potenziamento in incarichi che non sono i loro.
- I docenti non potranno riservare la necessaria attenzione agli studenti in difficoltà mentre quelli più motivati alla lunga potrebbero essere meno stimolati.
- Non sarà possibile accogliere le domande di cambio di corso di studi, aumentando il rischio di abbandono scolastico.
- Diventerà poi più difficile rispettare la programmazione e il raggiungimento degli obiettivi del Piano triennale di offerta formativa.
- Nelle scuole primarie vi sarà l’impossibilità di praticare il tempo pieno o di prolungare l’orario da 30 a 40 ore settimanali.
Come denunciato anche da diversi parlamentari in una recente audizione al Senato del Ministro Bianchi (il senatore Toninelli ha fatto esplicito riferimento alle Laura Bassi), i docenti prevedono e temono che con classi formato extra large la scuola diverrà un luogo spersonalizzato per giovani che hanno già risentito della mancanza di socialità nei due anni di epidemia Covid.
Gli stati d’animo negativi sorti durante quel periodo dovrebbero essere superati rendendo ancor di più la scuola un luogo a misura di persona, con tempi e spazi adeguati alla costruzione di rapporti saldi e positivi. Anche la didattica andrebbe aggiornata in modo da favorire la collaborazione tra i docenti e la partecipazione attiva degli studenti alle lezioni.
Il calo demografico in atto, si legge nel documento dei presidenti dei Consigli di Istituto, potrebbe favorire l’adozione di queste nuove pratiche; invece, malgrado le ripetute dichiarazioni sentite durante la quarantena e i finanziamenti previsti dal Pnrr, secondo molti operatori del settore il prossimo anno rischia di essere anche peggiore di quelli appena trascorsi.
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Articolo chiaro e ben scritto. Complimenti!